Accordo di Pechino fra Hamas e Autorità Palestinese: i “moderati” palestinesi fanno fronte comune con gli assassini del 7 ottobre
Editoriale Wall Street Journal e commento di Daniel Greenfield
Testata: israele.net
Data: 27/07/2024
Pagina: 1
Autore: Wall Street Journal e Daniel Greenfield
Titolo: Accordo di Pechino fra Hamas e Autorità Palestinese: i “moderati” palestinesi fanno fronte comune con gli assassini del 7 ottobre

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'editoriale del Wall Street Journal e il commento di Daniel Greenfield dal titolo "Accordo di Pechino fra Hamas e Autorità Palestinese: i “moderati” palestinesi fanno fronte comune con gli assassini del 7 ottobre".

Daniel Greenfield
Pechino, 23 luglio 2024: Mussa Abu Marzuk, alto rappresentante di Hamas (a destra) firma il documento congiunto alla presenza del ministro degli esteri cinese Wang Yi (secondo da sinistra) e di Mahmoud al-Aloul, vicepresidente di Fatah

Editoriale Wall Street Journal. L’amministrazione Biden è sempre stata coerente: l’Autorità Palestinese deve governare Gaza dopo la guerra. Le proteste di Israele secondo cui l’Autorità Palestinese sostiene il terrorismo ed è troppo debole per resistere a Hamas vengono liquidate dalla Casa Bianca come retorica strumentale ad uso interno. L’unico modo per sconfiggere Hamas a Gaza, affermano gli Stati Uniti, è consegnarne le chiavi ad Abu Mazen e a un’Autorità Palestinese “rivitalizzata”. Meno male che Israele non ha preso per buone le parole del Segretario di stato Antony Blinken. Martedì scorso, le tante fazioni dell’Autorità Palestinese hanno firmato un accordo con Hamas e Jihad Islamica per la formazione di un governo di unità palestinese. Ah, e l’hanno fatto a Pechino, con il ministro degli esteri cinese che presiedeva calorose strette di mano con gli autori del massacro del 7 ottobre. Il piano è quello di formare un governo di riconciliazione provvisorio per Gaza e Cisgiordania, dove l’Autorità Palestinese continua a perdere terreno rispetto a Hamas. Ma l’accordo non prevede un calendario per l’attuazione e deve fare i conti con molti ostacoli. Nel 2007 Hamas trucidò i compagni di partito di Abu Mazen a Gaza e da allora tutti i tentativi unitari sono abortiti. In questa fase, l’accordo è degno di nota principalmente per ciò che ci dice circa le parti coinvolte. Per l’Autorità Palestinese, l’accordo è un modo per segnalare solidarietà con la “resistenza”. Sebbene l’amministrazione Biden ignori l’ampia popolarità del 7 ottobre tra i palestinesi, Abu Mazen non può permettersi simili illusioni. Le atrocità di Hamas vengono glorificate, e nei sondaggi la decisione di Hamas di scatenare la guerra è sostenuta da circa il 70% dei palestinesi. L’Autorità Palestinese è un guscio vuoto. In un incontro di aprile con Blinken, il ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti l’ha definita “Alì Babà e i quaranta ladroni”. Ma questo mese gli Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato che potrebbero unirsi a una forza di stabilizzazione nella Gaza del dopoguerra se fossero invitati dall’Autorità Palestinese. Anche Hamas cerca di usare l’Autorità Palestinese come copertura politica e si aspetta che il presidente Biden o la vicepresidente Kamala Harris ci caschino. I terroristi vorrebbero copiare il modello di Hezbollah in Libano e diventare a Gaza il potere che si cela dietro il trono, votato solo alla guerra. Si può stare certi che le organizzazioni assistenziali non faranno obiezioni, mentre Hamas si ricostruirà sotto le insegne dell’Autorità Palestinese finanziata dall’Occidente. Per Hamas, questa Dichiarazione di Pechino è anche un modo per propagandare il suo successo diplomatico: compiere il più grande massacro di ebrei dai tempi della Shoah ha migliorato la sua posizione a Pechino, a Mosca e a Pretoria senza mettere a repentaglio il sostegno di cui gode a Teheran, a Doha e ad Ankara. Hamas è diventata un protagonista sulla scena mondiale. La Cina se la spassa a coordinare le forze anti-americane e a intralciare la diplomazia statunitense. Poiché Hamas si è dimostrata efficace nell’innescare guerre che mettono a dura prova il sistema di alleanze regionali degli Stati Uniti, la Cina contribuirà a mantenere Hamas in attività. I liberal insistono su uno stato palestinese, ma raramente si domandano che tipo di stato sarebbe. Al momento sarebbe uno stato di Hamas, con la forza dei voti o delle pallottole. Ma creare uno stato satellite iraniano jihadista-teocratico non è in cima alla lista delle priorità vitali degli Stati Uniti. (Da: Wall Street Journal, 23.7.24)

Scrive Daniel Greenfield: L’amministrazione Biden, l’Unione Europea e altri enti internazionali sostengono di condannare Hamas e che l’alternativa a Hamas è un’Autorità Palestinese gestita dall’Olp. Le ripetute dichiarazioni di personaggi dell’Olp, di Fatah e dell’Autorità Palestinese (tutte varianti della stessa cosa in vesti diverse) secondo cui sono sullo stesso carro con Hamas non vengono ascoltate. I colloqui a Mosca e Pechino – di cui abbiamo già parlato – tra Hamas, Jihad Islamica e la classe dirigente dell’Autorità Palestinese sono stati per lo più ignorati. Ora, grazie ai colloqui di Pechino mediati dal regime comunista cinese, è stato firmato un accordo ufficiale di unità con cui Hamas si impegna a essere rappresentata dall’Olp (l’Organizzazione-ombrello per la Liberazione della Palestina presieduta dal Abu Mazen ndr). Cosa che fa passare alla fase successiva, nella quale Hamas afferma di fare un passo indietro mentre l’Autorità Palestinese resta in prima linea nel suo ruolo tradizionale di raccolta degli aiuti esteri, e Hamas ottiene un potere di veto. Ai donatori occidentali viene offerto un governo “tecnocratico” fatto di prestanome per conto di Fatah e terroristi dell’Olp, che a loro volta fungono da prestanome per Hamas, che potrebbe anche tornare temporaneamente al suo vecchio ruolo di prestanome per la Jihad Islamica. L’Autorità Palestinese è ora ufficialmente una facciata di Hamas, con poche possibilità di negarlo in modo plausibile. I paesi europei che si schierano per il riconoscimento immediato di uno stato palestinese stanno in realtà riconoscendo una facciata a copertura di Hamas. E la ricompensa prevista per il 7 ottobre, come per tutti i precedenti atti di terrorismo islamico contro Israele, è il riconoscimento diplomatico internazionale. Ma una credibile possibilità di negare è più tenue che mai. Ora è abbondantemente chiaro cosa sarebbe uno stato palestinese e cosa dovrebbe realizzare. Il muro tra l’Autorità Palestinese “moderata” e l'”estremista” Hamas è completamente caduto. L’accordo di unità significa che riconoscere l’una significa anche riconoscere l’altra. Non ci sono terroristi islamici moderati o estremisti. Sono tutti dediti allo stesso obiettivo: non solo distruggere Israele, ma anche distruggere il mondo libero. (Da: jns.org, 24.7.24)

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