Un tribunale-farsa, politicamente pilotato e di parte, ha deliberatamente ignorato le legittime rivendicazioni storiche e legali di Israele
Analisi di Alan Baker
Testata: israele.net
Data: 24/07/2024
Pagina: 1
Autore: Alan Baker
Titolo: Un tribunale-farsa, politicamente pilotato e di parte, ha deliberatamente ignorato le legittime rivendicazioni storiche e legali di Israele

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Alan Baker tradotta dal Jerusalem Post dal titolo "Un tribunale-farsa, politicamente pilotato e di parte, ha deliberatamente ignorato le legittime rivendicazioni storiche e legali di Israele".

Alan Baker
Un tribunale-farsa, politicamente pilotato e di parte, ha deliberatamente  ignorato le legittime rivendicazioni storiche e legali di Israele - Israele.net  - Israele.net
Per la Corte Internazionale di Giustizia gli accordi firmati e il diritto internazionale, che prevedono soluzioni negoziate e non diktat unilaterali, sono solo cartastraccia e contano meno di niente

In qualsiasi contesto internazionale logico e normale i termini “Corte mondiale” e “Corte Internazionale di Giustizia” dovrebbero evocare una visione di equità universale, imparzialità, dignità e credibilità giuridica. Purtroppo questo contesto internazionale normale non esiste. L’istituzione che si autodefinisce Corte Internazionale di Giustizia difficilmente può essere vista come qualcosa di veramente internazionale. Rappresenta un gruppo eterogeneo di stati prevalentemente non democratici che hanno sequestrato l’unica istituzione internazionale rappresentativa del mondo (il parere della Corte Internazionale di Giustizia sulla “occupazione israeliana dei Territori Palestinesi” venne chiesto da Algeria, Brunei, Cuba, Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Mauritania, Namibia, Qatar, Araba Saudita, Senegal, Tunisia, Palestina, co-sponsorizzati da Gibuti, Kuwait, Pakistan, Somalia, Venezuela, Yemen, e venne approvato dall’Assemblea Generale dell’Onu il 30 dicembre 2022 con soli 87 voti favorevoli su 193, più 26 contrari tra cui l’Italia, 53 astenuti e 27 assenti ndr). Né la Corte Internazionale di Giustizia può essere considerata un vero e proprio tribunale, in quanto i suoi giudici vengono designati politicamente e agiscono su istruzione dei rispettivi governi, oggi presieduti da un giudice libanese con precedenti di dichiarazioni politiche ostili e anti-israeliane (e contro i diritti umani ndr). Allo stesso modo, un simile organismo politico non può, per definizione, essere in grado o pretendere di dispensare una qualsiasi forma di autentica giustizia, ma può solo di ripetere a pappagallo gli infiniti cliché generati politicamente e regolarmente declamati dalla maggioranza automatica degli stati membri delle Nazioni Unite in innumerevoli risoluzioni scollegate dalla realtà e prive di significato. Dunque, la Corte Internazionale di Giustizia non è altro che l’ennesimo organismo delle Nazioni Unite preconcetto e politicamente motivato. Funziona per volere e sotto l’influenza di una maggioranza automatica, politicamente pilotata da paesi faziosi che dettano la loro volontà politica alla Corte e alla comunità internazionale. Il nuovo parere consultivo non vincolante e politicamente orientato emesso dalla Corte, secondo cui Israele è “obbligato a porre fine alla sua presenza nei Territori Palestinesi Occupati il più rapidamente possibile”, ignora il fatto che sia la leadership palestinese che Israele si sono impegnati con gli Accordi di Oslo a negoziare tra loro lo status permanente dei territori. La Corte sembra ignorare il fatto che questo impegno, riconosciuto e garantito a livello internazionale, di risolvere il conflitto israelo-palestinese mediante il negoziato – e non attraverso un diktat politico imposto da un tribunale-farsa delle Nazioni Unite – è stato approvato in decine di risoluzioni delle stesse Nazioni Unite e controfirmato dai leader della comunità internazionale. Sostenendo che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est vìolano di per sé il diritto internazionale, la Corte ignora deliberatamente le legittime e da tempo riconosciute rivendicazioni di Israele, storiche e legali, su quelle aree. La Corte ignora persino l’accordo sottoscritto fra le parti di risolvere con il negoziato anche la questione degli insediamenti. In effetti, con il suo tentativo di pregiudicare l’esito di qualsiasi negoziato sullo status definitivo, la Corte Internazionale vìola essa stessa l’obbligo previsto dal diritto internazionale di risolvere le controversie per via negoziale. Ed esortando gli stati ad agire collettivamente per danneggiare Israele e per impedire e ostacolare Israele nell’esercizio del suo diritto intrinseco di difendersi e di proteggere il proprio diritto legale e storico di esistere, la Corte Internazionale di Giustizia relega se stessa a diventare nient’altro che un ulteriore organismo internazionale che censura unilateralmente Israele. E come tale, non è più degna di alcuna seria considerazione. Riconoscendo e accreditando, in modo tanto ostinato quanto surreale, l’esistenza della finzione generata dalle Nazioni Unite di un cosiddetto e finora inesistente “stato di Palestina”, permettendo di venire strumentalizzata e manovrata per assecondare tale finzione, consentendo a tale non-entità di servirsi dei suoi 15 giudici la Corte avalla la propria stessa mancanza di credibilità e compromette completamente ogni dignità e rispetto di cui avrebbe potuto godere. (Da: Jerusalem Post, 22.7.24)

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