Un dibattito 'abietto, squallido e vergognoso' alla Oxford Union
Commento di Ben Cohen
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.jns.org/an-abject-squalid-shameless-debate/
In un'epoca dominata dai social media e caratterizzata da una breve capacità di attenzione, è sorprendente che dei dibattiti più lunghi e complessi, ospitati da istituzioni d'élite, suscitino ancora interesse. L’Oxford Union, una società di dibattito creata all'Università di Oxford nel 1820, che si autodefinisce immodestamente come “la più prestigiosa società di dibattito al mondo”, è una di queste istituzioni. Durante il suo prossimo trimestre di San Michele, che copre i mesi invernali, l'Union sta pianificando un dibattito sulla mozione: "Questa Camera riconosce che Israele è uno Stato di apartheid responsabile di genocidio.” Uno degli oratori proposti al dibattito è il mio caro amico Prof. Gerald Steinberg, che insegna nel dipartimento di politica alla Bar-Ilan University in Israele. Nel 2002, Steinberg aveva fondato l'Israeli watchdog NGO Monitor, che da allora ha svolto un ruolo inestimabile nell'analizzare e denunciare il ruolo delle organizzazioni non governative nella guerra contro Israele sul fronte della propaganda e della legalità. L'Oxford Union ha giustamente valutato che Steinberg sarebbe stato un conferenziere ideale per difendere la reputazione di Israele e gli ha debitamente inviato un invito. Negli ambienti accademici e mediatici, un invito a parlare all'Oxford Union è comunemente considerato un grande onore e una conferma della propria competenza in un particolare ambito tematico.
In effetti, l'invito a Steinberg trasudava quel tipo di presunzione che rende le università di Oxford e Cambridge il bersaglio continuo di battute sprezzanti, dallo humour aspro e amaro, fra gli inglesi ossessionati dal classismo. Passava in rassegna un elenco di oratori che avevano onorato la sua sala negli ultimi due secoli, tra cui tre Presidenti degli Stati Uniti, la defunta Regina Elisabetta II, il Dalai Lama e il radicale difensore degli afroamericani, Malcolm X. In aggiunta, pur di attirare Steinberg, l'invito ha selezionato due dibattiti del secolo scorso.
Uno risale al 1933, l'anno in cui Hitler salì al potere e l'Unione votò vergognosamente a favore della mozione: “Questa Camera non combatterà in nessuna circostanza per il suo Re e per il suo Paese.” L'altro risale al 1962, cinque anni prima che Israele unificasse Gerusalemme e conquistasse la Giudea, la Samaria, la Striscia di Gaza e le alture del Golan durante la Guerra dei Sei giorni, quando l'Unione dibatté sull'affermazione che “la creazione dello Stato di Israele è uno degli errori del secolo.”
Nonostante le sue credenziali impressionanti, Steinberg è un uomo modesto su cui si può contare per fare la cosa giusta. Ha inviato all'Unione una risposta che ha fatto a pezzi le premesse del dibattito da loro proposto. Affrontando il riferimento nella lettera di invito al famigerato dibattito del 1933 come un esempio della “tradizione dell'Unione di affrontare le questioni più audaci del nostro tempo,” ha osservato: “Quella tradizione è anche descritta come uno sfruttamento dell'Oxford Union come piattaforma per una rozza propaganda politica. La storia di questo evento evidenzia il fatto che il dibattito ha avuto luogo poco dopo che Hitler divenne il leader tedesco e che i nazisti predisposero le azioni e le leggi che prendevano di mira la popolazione ebraica. Winston Churchill descrisse il comportamento dell'Unione nel 1933 come una “dichiarazione abietta, squallida e vergognosa. ... È un sintomo molto inquietante e ripugnante.”
La condanna di Churchill si applica non di meno all'argomento su cui Steinberg è stato invitato a dibattere. “Le etichette gratuite di 'apartheid' e 'genocidio' si aggiungono a questo edificio, e alcuni potrebbero concludere che i leader e i membri dell'Oxford Union cercano di ripetere e rafforzare le parodie del 1933 e del 1962,” ha scritto. Steinberg ha poi affrontato le affermazioni francamente diffamatorie di ‘apartheid’ e ‘genocidio’ contro Israele, evidenziando il contesto storico e il significato morale di entrambi questi termini. Per quanto riguarda ‘apartheid’, Steinberg ha correttamente ricordato agli organizzatori del dibattito che questo termine è apparso originariamente in relazione a Israele come risultato degli intensi sforzi di propaganda sovietica durante gli anni ’60, ’70 e ’80 per spogliare lo Stato ebraico della sua legittimità, con Mosca che ha lanciato anche parole come ‘nazista’ e ‘razzista’.
In merito all’invocazione del genocidio, Steinberg ha osservato che questo termine, applicabile al massacro turco degli armeni durante la Prima Guerra Mondiale, alla Shoah di sei milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale e ai più recenti eventi di uccisioni di massa e abusi sistemici in Cambogia, Ruanda e Myanmar/Birmania, veniva ora snaturato impropriamente per “delegittimare le risposte all’aggressione militare, alla guerra asimmetrica e alle atrocità dirette contro le popolazioni civili, come quelle commesse da Hamas e dai suoi alleati.”
Ora, parte del problema è che, mentre il team dell'Oxford Union è estremamente orgoglioso degli argomenti di dibattito affrontati nel corso della lunga esistenza di questa istituzione, sembra avere meno familiarità con la materia che vuole trattare. Se avessero esaminato gli esempi di genocidio citati sopra, avrebbero potuto notare uno schema comune: in ogni caso, i regimi prendevano di mira le minoranze semplicemente in base alla loro identità. Nella Cambogia di Pol Pot, persino indossare degli occhiali indicava di essere un candidato alla morte, perché un paio di occhiali era visto come prova di un'educazione borghese. Questi regimi usarono quindi metodi di uccisione come esecuzioni di massa e campi di concentramento per eliminare quelli che avevano preso di mira. Sia prima che durante le uccisioni, i gruppi di vittime vennero disumanizzati dalla propaganda del regime. I nazisti raffiguravano gli ebrei come ‘ratti’ e le folle di assassini Hutu in Ruanda chiamavano i Tutsi ‘scarafaggi’.
I gruppi di vittime erano, nella migliore delle ipotesi, scarsamente armati, nella peggiore delle ipotesi, completamente indifesi di fronte ai loro assassini. Allo stesso modo, coloro che invocano la parola “apartheid” nel contesto di Israele hanno poca idea di cosa comportasse quel sistema o della screditata ideologia razzista su cui si basava. Per gran parte del XX secolo in Sudafrica, la popolazione nera che comprende il 90% del Paese è stata sottoposta a umilianti restrizioni in ogni aspetto della propria vita, nonché alla negazione del suffragio. Mentre l'apartheid sudafricano era unico, ci sono alcuni parallelismi ironici visibili in Medio Oriente, ma non in Israele. In Siria e Bahrein, per fare solo due esempi, minoranze non elette e pesantemente armate si impegnano in un dominio brutale sulle maggioranze, come è stato ciò che è avvenuto in Sudafrica. In Qatar, meno del 10% della popolazione è composta da cittadini a pieno titolo. Tutti gli altri, compresa la vasta riserva di manodopera migrante che si affatica in condizioni di schiavitù, sono visti come esseri inferiori, ritenuti inadatti persino a entrare nei centri commerciali scintillanti e negli hotel costruiti con il loro sudore. In Iran, le donne e le minoranze religiose soffrono di discriminazioni radicate nell'interpretazione del Corano e di altri testi religiosi da parte della Repubblica islamica.
Tutto questo viene ignorato perché contraddice il dogma secondo cui Israele è alla base di tutti i conflitti in Medio Oriente e, in un numero sempre maggiore di menti febbricitanti nel mondo. L'Oxford Union non è meno colpevole di sacralizzare questo dogma di quanto lo sia un idiota su Instagram che pubblica una bandiera israeliana giustapposta a una svastica nazista.
Come ha suggerito Steinberg alla fine della sua replica, se l'Oxford Union fosse davvero seria nel sostenere la sua tradizione di dibattiti audaci che dicono le cose come stanno, dovrebbe prendere in considerazione la seguente mozione: “Questa Società riconosce che la sua storia di odio verso gli ebrei in diverse forme è immorale e offre le sue scuse.”
Ben Cohen, scrive su Jewish News Syndacate