26/2/02 UNA SOLA IMMAGINE PER DUE SOFFERENZE
decisione discutibile della scelta della fotografia
Testata:
Data: 26/02/2002
Pagina: 11
Autore: De Giovannangeli
Titolo: Sparano sulla folla, terrore a Gerusalemme
A pagina 11 de l'Unità del 26 febbraio la decisione della redazione di scegliere due fotografie, a corredo dell'articolo, risulta alquanto discutibile e induce ad alcune considerazioni.
Innanzitutto non si riscontra un collegamento fra il titolo "Sparano sulla folla, terrore a Gerusalemme" e la fotografia sopra il titolo.
Ci si sarebbe aspettati una immagine del nuovo agguato che ieri ha colpito un gruppo di persone in sosta ad un capolinea dell'autobus n. 25 nel quartiere di Neve Yaakov, perpetrato da kamikaze provenienti dalla zona palestinese di Dehiat Al Barit. Invece l'immagine che l'Unità ci propone è quella di carri armati che pattugliano una strada di Nablus sullo sfondo di edifici distrutti.
Qual è il messaggio sotteso che viene lanciato? "Sparano sulla folla, è vero, ma cosa potrebbero fare quei poveri palestinesi sottoposti da mesi a un tale regime di assedio da parte dell'esercito israeliano?"
Nel prosieguo dell'articolo si legge:
prima, la notizia che un altro commando palestinese a sud di Betlemme ha colpito una vettura con a bordo una donna in stato avanzato di gravidanza la quale, ferita al ventre, viene trasportata in un ospedale di Gerusalemme dove dà alla luce una bimba;
poi la notizia di una donna palestinese, il cui marito che non si era fermato ad un posto di blocco nei pressi di Nablus, viene ucciso dal fuoco israeliano. Anche la giovane palestinese mette al mondo una bambina. Analoga la situazione, diverso il trattamento.
Quale fotografia appare a testimonianza di tanta sofferenza? Ovviamente quella della giovane palestinese che, piangendo, tiene in braccio la piccola appena nata.
Dov'è la madre israeliana?
Ancora una volta si sceglie di orientare l'emozione del lettore che, alla vista del viso piangente della palestinese, non può che provare un moto di solidarietà nei suoi confronti.
Ma la sofferenza non è mai unilaterale: anche gli israeliani perdono i loro figli, mariti, mogli uccisi dalla barbaria dei kamikaze.
Si dice che un'immagine vale più di mille parole: in questo contesto è tragicamente vero.



Si invitano i lettori a protestare contro un modo distorto di presentare le notizie scrivendo all'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una mail pronta per essere compilata e spedita.

lettere@unita.it