Mauro Zanon
Venerdì sera, un uomo l’ha aspettata davanti al portone di casa, a via Masaryk, nel centro di Leopoli, poi le ha sparato alle spalle, colpendola in testa e lasciandola in fin di vita. Iryna Farion, 60 anni, docente di linguistica al Politecnico di Leopoli ed ex parlamentare del partito nazionalista ucraino Svoboda (Libertà), è morta ieri all’alba in ospedale per le ferite riportate, mentre l’autore dell’agguato non è ancora stato arrestato.
Farion, iscritta al Partito Comunista dell’Urss negli anni Ottanta, ma diventata in seguito una pasionaria della causa indipendentista ucraina, era entrata nel partito Svoboda nel 2005 ed era stata eletta in parlamento nel 2012. Era molto conosciuta per le sue campagne volte a promuovere l’utilizzo della lingua ucraina a discapito di quella russa.
Nel novembre 2023, inoltre, aveva attirato a sé molte critiche quando durante un’intervista tv dichiarò di non «considerare ucraini» i soldati del reggimento Azov che difendevano Mariupol ma continuavano a parlare russo. È proprio questa sua militanza politica che potrebbe aver scatenato la furia omicida dell’attentatore.
Il portale Ukrainska Pravda ha riferito che la polizia ha subito trattato il caso come un omicidio politico collegato con le attività pubbliche della Farion. Alcuni media locali hanno pubblicato la foto di un giovane attorno ai vent’anni, ripreso con un cappello scuro e una maglietta con la scritta “Los Angeles”, che era stato avvistato seduto su una panchina vicino alla scena del delitto per parecchie ore negli ultimi giorni. «Stiamo lavorando su tutte le telecamere di sorveglianza disponibili e interrogando i testimoni», ha riferito su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. «Si sta indagando su tutte le piste, compresa quella che porta alla Russia. Tutte le forze della Polizia nazionale ucraina e del Servizio di sicurezza ucraino sono state dispiegate per cercare il criminale», ha aggiunto Zelensky.
Quest’ultimo, venerdì, ha avuto un colloquio telefonico con l’ex presidente degli Stati Uniti e candidato del Partito Repubblicano alle presidenziali di novembre Donald Trump. Il portavoce di Zelensky, Serhii Nikiforov, ha reso noto che i due leader hanno concordato un incontro, anche se la data è ancora da stabilire. Nikiforov ha poi aggiunto che «Zelensky ha esortato Trump a non credere ai rappresentanti di quei Paesi» che cercano di «spiegare o in qualche modo giustificare le azioni del dittatore russo Vladimir Putin».
Lo stesso Zelensky ha parlato con Trump dell’attacco russo a Mykolaiv e del bombardamento dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt a Kiev. «Trump ha detto “di non credere alle fake news” secondo cui la sua vittoria alle elezioni potrebbe essere vantaggiosa per la Russia.
Ha chiamato questa tesi “fake news” e ha esortato a non crederci», ha aggiunto Nikiforov. Durante la conversazione telefonica, The Donald ha promesso al leader di Kiev che metterà fine alla guerra. Zelensky, dal canto suo, si è congratulato con Trump per l’ufficializzazione della candidatura per il Partito Repubblicano, e in seguito, in conferenza stampa, ha affermato: «Penso che se Donald Trump diventerà presidente, lavoreremo insieme. Non ho paura».
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