Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - il commento di Dav Diker e Khaled Abu Toameh, tradotto da jns,org dal titolo "Parlare oggi di stato palestinese vìola i patti, entusiasma i terroristi, non aiuta i palestinesi e mina ogni prospettiva di pace".
Le discussioni sul riconoscimento o sulla creazione di uno stato palestinese all’indomani dell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre trasmettono ai palestinesi il messaggio che il terrorismo è redditizio e può portare alla realizzazione dei loro obiettivi.
Hamas si è presa il merito della decisione di paesi europei come Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno stato palestinese (senza attendere una soluzione negoziata con Israele ndr). Gli esponenti di Hamas vedono la decisione dei tre paesi europei come un risultato diretto della carneficina del 7 ottobre, che ha imposto la questione palestinese in primo piano negli affari internazionali per come la intendono loro.
Paradossalmente la decisione di riconoscere, adesso, uno stato palestinese incoraggia sia l’Autorità Palestinese che, a maggior ragione, Hamas, le quali rifiutano il diritto ad esistere dello stato ebraico di Israele e mirano a sostituirlo con uno stato islamico, e al contempo mette in difficoltà i palestinesi moderati che perseguono una soluzione pacifica con Israele.
Inoltre, la decisione disincentiva i palestinesi dal tornare al tavolo delle trattative con Israele per discutere questioni fondamentali come i confini definitivi e lo status di Gerusalemme.
Il riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese non solo vìola quanto stabilito negli accordi firmati tra Israele e Olp più di 30 anni fa, ma non ha nessun effetto pratico nella realtà sul terreno.
Questi riconoscimenti unilaterali non offrono ai palestinesi nient’altro che una vittoria simbolica. A prescindere da quanto possano significare per gli altri stati occidentali, le vittorie simboliche di per sé non serviranno granché ai palestinesi. Ci vuole ben altro per creare un vero stato sovrano. I palestinesi hanno bisogno di nuovi leader dotati della volontà morale e politica di avviare un processo di de-radicalizzazione e preparare i palestinesi a un’autentica pace con Israele, e capaci di attuare significative riforme amministrative e finanziarie.
Purtroppo, leader di questo spessore attualmente non ce ne sono. Per anni, sia l’Autorità Palestinese che Hamas hanno separatamente usato il loro potere per sopprimere l’emergere di nuovi leader o di una “terza via alternativa”. In tali circostanze, non c’è spazio per leader moderati e pragmatici. Qualsiasi potenziale stato palestinese sarà molto verosimilmente controllato da Hamas Intanto, coloro che al momento sostengono la creazione di uno stato palestinese trascurano diverse considerazioni. In primo luogo, qualsiasi potenziale stato palestinese sarà molto verosimilmente controllato da Hamas. Tutti i sondaggi d’opinione condotti sia prima che dopo il massacro del 7 ottobre indicano che una netta maggioranza dei palestinesi preferisce Hamas all’Autorità Palestinese guidata da Fatah. I sondaggi mostrano anche che la maggioranza dei palestinesi sostiene la “lotta armata” contro Israele, rispecchiando il sostegno alla jihad di Hamas dal 7 ottobre in poi. In secondo luogo, lo stato palestinese fungerebbe da trampolino per il lancio di ulteriori attacchi terroristici contro Israele. Fino al 6 ottobre, la striscia di Gaza governata da Hamas era essenzialmente uno stato sovrano separato. Dopo averne preso il controllo nel 2007, Hamas ha sfruttato l’enclave costiera per produrre razzi e mortai, costruire la più estesa rete mondiale di tunnel terroristici, contrabbandare armi dall’Egitto.
I terroristi di Hamas che hanno attaccato Israele hanno attraversato un confine riconosciuto a livello internazionale (Israele si è ritirato dall’intera striscia di Gaza nel 2005). Le comunità israeliane attaccate nella regione prospiciente il confine con la striscia di Gaza non erano “insediamenti illegali” sotto nessun punto di vista: alcune erano state create negli anni Quaranta e Cinquanta. In terzo luogo, si è rivelata falsa l’ipotesi secondo cui uno stato palestinese “smilitarizzato” (ammesso che i palestinesi accettino che sia tale) non porrebbe minacce alla sicurezza di Israele. Come ha dimostrato l’invasione del 7 ottobre, i palestinesi sono in grado di trucidare un gran numero di israeliani utilizzando armi relativamente leggere come granate, RPG, mitra AK-47, deltaplani, ordigni esplosivi e incendiari, asce e coltelli. L’Autorità Palestinese non è in grado di controllare diversi gruppi armati, comprese cellule sponsorizzate e appoggiate dall’Iran Nessun dirigente palestinese sarebbe in grado di fermare il contrabbando di armi né la formazione di milizie armate dentro lo stato palestinese. Quando l’Autorità Palestinese governava la striscia di Gaza, tra il 1994 e il 2007, le sue forze di sicurezza non furono in grado di impedire che l’enclave si trasformasse in una base per molteplici gruppi terroristici, tra cui Hamas e Jihad Islamica Palestinese. Né è stata in grado di impedire a questi gruppi di contrabbandare armi attraverso il confine con l’Egitto. Lo stesso vale in questi giorni per la Cisgiordania, dove l’Autorità Palestinese non è in grado di controllare diversi gruppi armati, comprese cellule sponsorizzate e appoggiate dall’Iran, in particolare nelle città di Nablus, Jenin e Tulkarem. In quarto luogo, uno stato palestinese controllato da gregari dell’Iran sarebbe senza alcun dubbio una fonte di instabilità e insicurezza per il Medio Oriente, a parte la minaccia che rappresenterebbe per Israele. Quattro paesi arabi sono già di fatto sotto occupazione del regime iraniano: Yemen, Siria, Iraq e Libano. L’ultima cosa di cui gli altri paesi arabi, come l’Egitto e la Giordania, hanno bisogno è un altro stato arabo palestinese ai loro confini asservito all’Iran. Egiziani e giordani preferiscono di gran lunga avere ai loro confini le Forze di Difesa israeliane che Hamas e Jihad Islamica Palestinese.
Parlare oggi di stato palestinese vìola i patti, entusiasma i terroristi, non aiuta i palestinesi e mina ogni prospettiva di pace L’ultima cosa di cui i palestinesi e il Medio Oriente hanno bisogno è un altro stato cleptocratico, dispotico, corrotto e asservito all’Iran Di Dan Diker e Khaled Abu Toameh Dan Diker e Khaled Abu Toameh, autori di questo articolo Le discussioni sul riconoscimento o sulla creazione di uno stato palestinese all’indomani dell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre trasmettono ai palestinesi il messaggio che il terrorismo è redditizio e può portare alla realizzazione dei loro obiettivi. Hamas si è presa il merito della decisione di paesi europei come Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno stato palestinese (senza attendere una soluzione negoziata con Israele ndr). Gli esponenti di Hamas vedono la decisione dei tre paesi europei come un risultato diretto della carneficina del 7 ottobre, che ha imposto la questione palestinese in primo piano negli affari internazionali per come la intendono loro. Paradossalmente la decisione di riconoscere, adesso, uno stato palestinese incoraggia sia l’Autorità Palestinese che, a maggior ragione, Hamas, le quali rifiutano il diritto ad esistere dello stato ebraico di Israele e mirano a sostituirlo con uno stato islamico, e al contempo mette in difficoltà i palestinesi moderati che perseguono una soluzione pacifica con Israele. Inoltre, la decisione disincentiva i palestinesi dal tornare al tavolo delle trattative con Israele per discutere questioni fondamentali come i confini definitivi e lo status di Gerusalemme. Il riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese non solo vìola quanto stabilito negli accordi firmati tra Israele e Olp più di 30 anni fa, ma non ha nessun effetto pratico nella realtà sul terreno. Questi riconoscimenti unilaterali non offrono ai palestinesi nient’altro che una vittoria simbolica. A prescindere da quanto possano significare per gli altri stati occidentali, le vittorie simboliche di per sé non serviranno granché ai palestinesi. Ci vuole ben altro per creare un vero stato sovrano. I palestinesi hanno bisogno di nuovi leader dotati della volontà morale e politica di avviare un processo di de-radicalizzazione e preparare i palestinesi a un’autentica pace con Israele, e capaci di attuare significative riforme amministrative e finanziarie. Purtroppo, leader di questo spessore attualmente non ce ne sono. Per anni, sia l’Autorità Palestinese che Hamas hanno separatamente usato il loro potere per sopprimere l’emergere di nuovi leader o di una “terza via alternativa”. In tali circostanze, non c’è spazio per leader moderati e pragmatici. Gennaio 2024: manifestazione pro-Hamas a Hebron (sotto Autorità Palestinese). Qualsiasi potenziale stato palestinese sarà molto verosimilmente controllato da Hamas Intanto, coloro che al momento sostengono la creazione di uno stato palestinese trascurano diverse considerazioni. In primo luogo, qualsiasi potenziale stato palestinese sarà molto verosimilmente controllato da Hamas. Tutti i sondaggi d’opinione condotti sia prima che dopo il massacro del 7 ottobre indicano che una netta maggioranza dei palestinesi preferisce Hamas all’Autorità Palestinese guidata da Fatah. I sondaggi mostrano anche che la maggioranza dei palestinesi sostiene la “lotta armata” contro Israele, rispecchiando il sostegno alla jihad di Hamas dal 7 ottobre in poi. In secondo luogo, lo stato palestinese fungerebbe da trampolino per il lancio di ulteriori attacchi terroristici contro Israele. Fino al 6 ottobre, la striscia di Gaza governata da Hamas era essenzialmente uno stato sovrano separato. Dopo averne preso il controllo nel 2007, Hamas ha sfruttato l’enclave costiera per produrre razzi e mortai, costruire la più estesa rete mondiale di tunnel terroristici, contrabbandare armi dall’Egitto. I terroristi di Hamas che hanno attaccato Israele hanno attraversato un confine riconosciuto a livello internazionale (Israele si è ritirato dall’intera striscia di Gaza nel 2005). Le comunità israeliane attaccate nella regione prospiciente il confine con la striscia di Gaza non erano “insediamenti illegali” sotto nessun punto di vista: alcune erano state create negli anni Quaranta e Cinquanta. In terzo luogo, si è rivelata falsa l’ipotesi secondo cui uno stato palestinese “smilitarizzato” (ammesso che i palestinesi accettino che sia tale) non porrebbe minacce alla sicurezza di Israele. Come ha dimostrato l’invasione del 7 ottobre, i palestinesi sono in grado di trucidare un gran numero di israeliani utilizzando armi relativamente leggere come granate, RPG, mitra AK-47, deltaplani, ordigni esplosivi e incendiari, asce e coltelli. Agosto 2023: parata di terroristi palestinesi a Jenin, in Cisgiordania. L’Autorità Palestinese non è in grado di controllare diversi gruppi armati, comprese cellule sponsorizzate e appoggiate dall’Iran Nessun dirigente palestinese sarebbe in grado di fermare il contrabbando di armi né la formazione di milizie armate dentro lo stato palestinese. Quando l’Autorità Palestinese governava la striscia di Gaza, tra il 1994 e il 2007, le sue forze di sicurezza non furono in grado di impedire che l’enclave si trasformasse in una base per molteplici gruppi terroristici, tra cui Hamas e Jihad Islamica Palestinese. Né è stata in grado di impedire a questi gruppi di contrabbandare armi attraverso il confine con l’Egitto. Lo stesso vale in questi giorni per la Cisgiordania, dove l’Autorità Palestinese non è in grado di controllare diversi gruppi armati, comprese cellule sponsorizzate e appoggiate dall’Iran, in particolare nelle città di Nablus, Jenin e Tulkarem. In quarto luogo, uno stato palestinese controllato da gregari dell’Iran sarebbe senza alcun dubbio una fonte di instabilità e insicurezza per il Medio Oriente, a parte la minaccia che rappresenterebbe per Israele. Quattro paesi arabi sono già di fatto sotto occupazione del regime iraniano: Yemen, Siria, Iraq e Libano. L’ultima cosa di cui gli altri paesi arabi, come l’Egitto e la Giordania, hanno bisogno è un altro stato arabo palestinese ai loro confini asservito all’Iran. Egiziani e giordani preferiscono di gran lunga avere ai loro confini le Forze di Difesa israeliane che Hamas e Jihad Islamica Palestinese. In quinto luogo, l’esperienza degli ultimi 30 anni ha dimostrato che uno stato palestinese non sarà diverso dalla maggior parte delle dittature arabe in termini di violazioni dei diritti umani, corruzione, mancanza di democrazia. Sotto l’Autorità Palestinese e sotto Hamas, i palestinesi non hanno libertà di parola, né un parlamento funzionante, né organi d’informazione liberi. Le ultime elezioni presidenziali si sono svolte nel 2005, quando Abu Mazen venne eletto per un mandato di quattro anni. Le ultime elezioni parlamentari si tennero un anno dopo. Da allora, i palestinesi sono stati privati del diritto di voto per la presidenza e per il parlamento a causa della feroce rivalità tra Autorità Palestinese e Hamas, scoppiata dopo che il gruppo islamista era prevalso nel voto parlamentare del 2006, e della intrinseca natura autoritaria delle due fazioni. L’ultima cosa di cui i palestinesi hanno bisogno è un altro stato cleptocratico, dispotico e corrotto, gestito da capi che da tempo li derubano degli aiuti internazionali e che li hanno condotti da una catastrofe all’altra. (Da: jns,org, 3.6.24)
La Knesset ha approvato giovedì a grande maggioranza (68 voti favorevoli, 9 contrari) una mozione con cui “si oppone fermamente alla creazione di uno stato palestinese a ovest della Giordania”, dicendo che “la creazione di uno stato palestinese nel cuore della Terra d’Israele rappresenterebbe un pericolo esistenziale per lo stato di Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione.”
"Sarebbe solo questione di tempo – continua la mozione – prima che Hamas prenda il controllo dello stato palestinese e lo trasformi in una base terroristica dell’islam radicale, pienamente allineato con l’asse guidato dall’Iran che mira ad eliminare lo stato di Israele. Promuovere l’idea di uno stato palestinese in questo momento sarebbe una ricompensa al terrorismo e non farebbe altro che incoraggiare Hamas e i suoi sostenitori che la vedrebbero come una vittoria ottenuta grazie al massacro del 7 ottobre 2023 e un preludio alla presa del potere da parte delle forze dell’islam jihadista in Medio Oriente”. La risoluzione, che non ha valore giuridico ma solo dichiarativo, è stata co-sponsorizzata sia dai partiti della coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu che da partiti dell’opposizione. I parlamentari del partito di centrosinistra Yesh Atid hanno lasciato il plenum per evitare di sostenere la mozione dopo che il loro leader Yair Lapid si è espresso in linea di principio a favore di una soluzione a due stati. Anche il partito laburista non ha partecipato al voto. Hanno votato contro i partiti arabi Ra’am e Hadash-Ta’al. (Da: Times of Israel, 18.7.24)
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