La sinistra paga il viaggio a Genova per contestare Toti
Editoriale di Daniele Capezzone
Testata: Libero
Data: 18/07/2024
Pagina: 1/2
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: Forca e martello

Riprendiamo da LIBERO di oggi 18/07/2024, a pag. 1/2, con il titolo "Forca e martello", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La sinistra paga la trasferta a chi va a Genova a manifestare contro Giovanni Toti, il presidente della Liguria agli arresti domiciliari. Ci saranno Elly Schlein e Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. La sinistra si nutre di giustizialismo: da falce e martello a forca e martello.

Dalle gloriose Repubbliche marinare alle repubblichette della “forca e martello”. Ma cosa ci sta accadendo?
Com’è possibile che la straordinaria storia e tradizione di Venezia e di Genova possa essere violentata dai due incredibili episodi che oggi vi raccontiamo? La prima scena si è svolta nel capoluogo veneto, dove in pieno consiglio comunale si è verificata l’irruzione di un manipolo di urlatori dei centri sociali di sinistra per inveire contro il sindaco Brugnaro, oggetto di un’indagine che suscita numerose perplessità sia per la sua tempistica che per la fumosa sostanza delle contestazioni a suo carico. E i teppisti, pronti a farsi giustizia da sé, si sono messi a ululare: “Fuori Brugnaro dalla laguna”. Ma siamo impazziti? Brugnaro non è solo un cittadino innocente e incensurato, ma è il sindaco regolarmente eletto dalla maggioranza dei veneziani. E - se ancora credono nella democrazia - toccherebbe in primo luogo ai suoi oppositori riconoscergli totale legittimità e respingere con sdegno la gazzarra a cui invece abbiamo dovuto assistere ieri.
E ora trasferiamoci a Genova. Le tricoteuses erano le donne che assistevano alle esecuzioni durante la Rivoluzione francese, sferruzzando a maglia per non annoiarsi nelle pause. Spettatrici dell’orrore, feticiste del dolore (rigorosamente altrui), facevano in modo – arrivando ore prima – di conquistarsi il posto giusto sotto il palco della ghigliottina.
Spostandoci dalla Francia rivoluzionaria all’Italia di oggi, siamo arrivati al punto di avere nientemeno che delle tricoteuses “cammellate”. Ci informa infatti “Genova Today” del fatto che – tenetevi forte – saranno previsti «pullman gratuiti» per raggiungere il capoluogo ligure da altre località della regione, e per assistere oggi pomeriggio all’indecente manifestazione che le opposizioni di sinistra hanno organizzato di fatto contro il ghigliottinando Giovanni Toti.
Ci sarà buona parte dell’allegra comitiva già vista alla Corte di Cassazione per presentare – in quel caso – il referendum antiautonomia. Ci saranno Elly Schlein e Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: e ci sarà da ridere la prossima volta che sentiremo parlare di “sinistra moderata”. Solo degli scatenati giustizialisti, dei talebani dell’uso politico della giustizia potevano arrivare al punto di organizzare una piazzata – di fatto – contro un governatore indagato, e che per Costituzione («la più bella del mondo», ricorda sempre il compagno Bersani) dovrebbe essere considerato presunto innocente.
E invece oggi pomeriggio, in questo karaoke della forca, i leader e i sottoleader della sinistra faranno a gara per strillare l’uno più forte dell’altro, e per invocare le dimissioni di un presidente di regione stravotato dai cittadini.
Quindi, ricapitolando, il programma dell’alternativa di sinistra può essere sintetizzato così: Salis fuori e invece Toti dentro, Sant’Ilaria portata in processione come una madonna pellegrina e invece il governatore di centrodestra umiliato e offeso in piazza.
Ma – ecco la novità – almeno in passato la sinistra, per rendersi protagonista di queste pagine indecenti, faceva finta che ci fosse un elemento di “spontaneità” popolare. Durante Tangentopoli, con il Pci-Pds-Ds salvato dalle inchieste e gli altri partiti travolti, per lo meno i propagandisti rossi (pensate al Tg3 di Sandro Curzi) facevano finta di inventarsi il “popolo dei fax”. In realtà c’era tutto un sistema mediatico mobilitato, a partire da editori e grandi imprese che, per salvarsi, erano ben lieti di gettare la croce addosso solo ai partiti, anzi ad alcuni partiti. Ma, dentro quella finzione, c’era comunque il racconto di una mobilitazione popolare autentica, per quanto alimentata e pompata ad arte.
In questo triste 2024, non solo siamo tornati al giustizialismo di piazza, ma addirittura siamo transitati dalle manifestazioni “spontanee” a quelle “spintanee”, con i bus gratuiti messi a disposizione dagli organizzatori – apprendiamo – per andare a sputacchiare e inveire contro Toti.
Si tratta di una vergogna incancellabile, di un atto politico che qualifica chi lo compie per il presente e anche per il futuro. E – sia chiaro – per salvare la faccia non basterà che alcune componenti del centrosinistra non partecipino a questa piazzata: ci mancava solo che andassero pure loro. La domanda è: con che coraggio, dopo una scena come questa, quelli di Azione, Italia Viva e Più Europa (che non vanno) potranno comunque realizzare intese con Pd, M5S e Avs (che invece vanno e “cammellano”)? Con che faccia parleranno di una “sinistra moderata”? Chi va con i talebani non può certo pensare di civilizzarli.

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