Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/07/2024, a pag. 16, con il titolo "Col re della finanza tolleranza zero per gli antisemiti" la cronaca di Matteo Legnani.
Immaginatevi uno come George Soros. Magari non con la stessa potenza di fuoco (dal punto di vista finanziario) del miliardario amico della sinistra americana. Ma, pur sempre, uno al quale nel 2023 Forbes attribuiva un patrimonio personale di 4 miliardi di dollari. Poi, diversamente da Soros che agisce da decenni facendo del sotterfugio la sua arma prediletta, immaginatevi uno che spopola sui social, come su “X” dove ha la bellezza di 1,2 milioni di follower. Che dice quello che pensa e agisce di conseguenza. Arriverete a uno che non è una superstar al di fuori degli Stati Uniti, ma sta guadagnando peso da quando Israele è stato attaccato dai terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre e da quando ha dichiarato di voler sostenere Donald Trump in vista delle elezioni del 5 novembre. Si chiama William “Bill” Ackman, ha 58 anni ed è di origini ebraiche ashkenazite. Natìo dello Stato di New York, si è laureato in Scienze sociali a Harvard, ma ha fatto fortuna con la finanza, grazie al fondo Pershing Square da lui creato nel 2004.
Le sue posizioni politiche non sono state univoche. Dopo l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, Ackman aveva criticato Trump, ritenendolo in parte corresponsabile. E, in vista delle primarie democratiche 2024, aveva sostenuto il deputato del Minnesota Dean Phillips.
Ma tutto nella sua visione è cambiato dal 7 ottobre 2023, quando i terroristi di Hamas massacrarono 1.200 civili israeliani, sequestrandone altri 250. Da allora, è stato un pungolo costante nel fianco dei manifestanti pro-palestinesi. C’era lui tra i principali animatori della campagna che ha portato alle dimissioni della presidente dell’università di Harvard, Claudine Gay, accusata di non aver adeguatamente risposto alla campagna antisemita imperante nel campus.
LA SVOLTA
Ma Ackman è diventato un “eroe” per coloro che negli Usa si oppongono alle campagne anti-Israele quando un gruppo di studenti dello stesso ateneo ha pubblicato una lettera in cui definiva «il regime israeliano responsabile di tutta la violenza in Medio Oriente» e in cui dichiarava che «milioni di palestinesi a Gaza sono stati costretti a vivere in una prigione a cielo aperto da Israele». In quel frangente, attraverso i media e i social, ha chiesto all’università di pubblicare i nomi di coloro che avevano sottoscritto la lettera, in modo che le sue società non potessero inavvertitamente assumerli in futuro. «A nessuno dovrebbe essere consentito di nascondersi dietro lo scudo di un'istituzione (Harvard, in questo caso, ndr) quando sostiene le azioni dei terroristi» aveva postato sui social Ackman. Lo scorso aprile, il miliardario newyorkese ha annunciato su 'X' che non avrebbe sostenuto Joe Biden nella sua corsa alla rielezione, dicendosi invece aperto a votare per l'ex presidente Donald Trump. Un cambio di posizionamento dovuto essenzialmente a due fattori: la balbettante strategia tenuta nel corso del conflitto tra Israele e Hamas dall'amministrazione Usa e la la non-politica di Biden sull'immigrazione.
Parallelamente, c’è stato un avvicinamento a Donald Trump. Alcune settimane fa, i media americani sono usciti con la notizia che il miliardario newyorkese avrebbe sostenuto politicamente e finanziariamente Donald Trump in vista di una sua rielezione alla Casa Bianca. E un articolo online della BBC del 3 giugno scorso indicava proprio Ackman nella lista dei “grandi donatori” che faranno sentire il loro sostegno economico al tycoon nelle settimane successive alla convention repubblicana.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it