Ue, una situazione surreale
Editoriale di Daniele Capezzone
Testata: Libero
Data: 17/07/2024
Pagina: 1/5
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: Una Ue senza sorprese e con il pilota automatico può perdere credibilità

Riprendiamo da LIBERO di oggi 17/07/2024, a pag. 1/5, con il titolo "Una Ue senza sorprese e con il pilota automatico può perdere credibilità", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Ursula von der Leyen, tutto come prima nonostante il voto? L'apertura dei lavori al Parlamento Europeo dimostra che i partiti arroccati al potere, Popolari, Socialisti e loro alleati di sinistra, non prendono neppure in considerazione la crescita dei partiti di destra nel voto di giugno.

Non disturbate il conducente. Anzi, non disturbate il conducente che a sua volta ha già inserito il pilota automatico.
È questa la surreale situazione di un’Unione europea nella quale gli elettori sono trattati – quando va bene – alla stregua di un campione sondaggistico: dopo la rilevazione, il decisore si comporta come gli pare, esattamente come faceva prima.
E così ci ritroviamo con la stessa presidente del Parlamento europeo, la stessa candidata alla guida della Commissione, la stessa formula politica (popolari più socialisti più macronisti) a gestire cariche e incarichi, lo stesso programma (con la catastrofica parte green che era stata attutita in prima battuta ma che ora potrebbe riemergere per raccattare qualche voto degli europarlamentari verdi). E l’unica “novità” (si fa per dire) è la candidatura di un vecchio arnese socialista alla guida del Consiglio europeo.
Come si fa a non vedere che è esattamente questo il motivo per cui un’Ue già gravemente ferita rischia di subìre un’ulteriore perdita di credibilità? E come si fa a non comprendere che tutto ciò accade per responsabilità degli eurolirici, mica degli eurocritici?
Sono stati infatti i mandarini di Parigi -Berlino -Bruxelles, politicamente sconfitti alle elezioni europee dell’8-9 giugno, a blindarsi ancora una volta, facendo leva su una striminzita maggioranza aritmetica all’Europarlamento. Alle Europee di giugno, come si ricorderà, pur confermandosi nei 27 paesi una ridotta maggioranza numerica a favore dei tre partiti della vecchia maggioranza (popolari, socialisti, macronisti), i cittadini di Germania, Italia e Francia avevano comunque chiaramente indicato una sterzata a destra. In Italia, con un forte successo di Giorgia Meloni, mentre a Parigi e Berlino con i partiti di governo addirittura doppiati dalle principali forze di opposizione di destra e centrodestra. Era un fatto politico gigantesco del quale tenere conto. E invece no. I perdenti della partita elettorale – oggi più deboli di ieri, e domani realisticamente destinati a essere ancora più deboli di oggi – hanno preteso di prendersi tutto, schiaffeggiando gli elettori. Si dirà: l’aritmetica, intesa come conta dei seggi all’Europarlamento, può autorizzare l’operazione. Vero (ne avremo la prova dopo il voto di giovedì, ma realisticamente andrà così per evidenti ragioni di instabilità internazionale che scoraggeranno le imprese di eventuali franchi tiratori): e però far finta che in Germania, Francia e Italia non sia successo nulla appare politicamente demenziale.
È saggio agire seguendo questo istinto da bunker? Direi di no. E la sensazione – guardando le cose in prospettiva – è che rimarrà piuttosto fragile il castello di carte che si sta costruendo intorno a Ursula von der Leyen. Se anche, com’è probabile, sarà evitata la Waterloo di essere trafitti dai franchi tiratori, resterà comunque la sensazione di una palpabile prova di debolezza.
Che senso ha non tenere conto delle novità emerse tra Roma, Parigi e Berlino? Che senso ha l’aperta ostilità che troppi manifestano nei confronti di Giorgia Meloni, la quale – sul fronte della politica estera – si è rivelata affidabile più di ogni altro leader di governo europeo?
La sensazione è che si punti a realizzare una surroga simil-commissariale, stavolta senza ricorrere ai tecnici e puntando su figure politiche, ma comunque bypassando la sostanza delle indicazioni venute degli elettori, con la riserva mentale che le decisioni nevralgiche vadano sempre più prese “al riparo” dalla democrazia, dal consenso, dal coinvolgimento popolare.
Come mi è già capitato di scrivere, troppi in Ue non hanno ancora compreso la grande lezione della Roma antica racchiusa nella formula SPQR, con la necessità del senatus e del populus di trovare un modo di coesistere e sorreggersi a vicenda. Guai certamente a un popolo che si dovesse trasformare in una plebe furiosa; ma guai – anche di più - a delle élites che dovessero presumere di poter fare a meno del popolo. È quello che gli euro-illuminati (in realtà, euro-sonnambuli) stanno facendo.

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