Il difficile ritorno alla vita normale dopo la prigionia
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2024/07/le-difficile-retour-a-la-vie-normale-apres-la-captivite-300537.html
E’ con grande empatia che France 2 ha affrontato questo tema nel telegiornale in prima serata di giovedì 11 luglio. Dopo l'euforia della liberazione e del ricongiungimento, come tornare alla vita di tutti i giorni? Dopo la prigionia e spesso dopo la tortura? Ascoltate: “Siamo stati trattati come animali. Posso parlarne solo con un’ amica distrutta come me. Ci capiamo.” O quell’infermiera, oggi una donna single, spezzata dai maltrattamenti che dice di aver subito. Non è ancora in grado di parlarne con suo figlio. Tutti dicono di aver passato l'inferno, tutti ne portano i postumi fisici e psicologici. Ma attenzione, questi uomini e donne che parlano davanti alla telecamera delle sofferenze e delle torture subite, sono degli ucraini che sono stati prigionieri nelle carceri russe.
In questa occasione non si è minimamente parlato della sorte degli ostaggi israeliani detenuti nei tunnel sotterranei di Hamas né delle condizioni spaventose in cui vivono ormai da nove mesi. Eppure, quelli di loro che hanno avuto la fortuna di ritrovare la libertà hanno parlato di torture, di violenze sessuali, di fame e di paura. Eppure, sappiamo anche che tra coloro che sono ancora a Gaza ci sono ancora giovani donne, anziani, malati e bambini piccoli – beh, per questi ultimi speriamo ancora che siano sopravvissuti.
Come spiegare allora l’interesse per i prigionieri ucraini e l’indifferenza verso gli ostaggi israeliani? Forse perché l’Ucraina è “dalla parte giusta della storia” e perché l’Occidente si sta mobilitando per aiutarla a combattere l’aggressore russo, visto come un pericolo per il resto d’Europa, mentre i media continuano a mettere alla gogna Israele e a vederlo come l'aggressore, a dispetto della barbarie dell'attentato del 7 ottobre?
E’ evidente che la loro simpatia va interamente alla popolazione della Striscia di Gaza, quindi in un certo senso parlare del trattamento disumano inflitto agli ostaggi potrebbe danneggiare la “causa palestinese”? La cosa interessante è che le Nazioni Unite non intervengono né a favore di una parte né a favore dell’altra. Per quanto riguarda Israele, lo sappiamo bene: Antonio Guterres, il Segretario Generale dell’Organizzazione, ha scelto da tempo da che parte stare. Non bisogna contare su di lui per avviare un dibattito che potrebbe costringerlo a censurare Hamas. Nemmeno quando si tratta della violenza sessuale inflitta alle donne e che è ampiamente documentata.
Le immagini riprese il 7 ottobre dagli invasori di Gaza sono esplicite e non lasciano spazio a dubbi.
E la Russia? Uno sforzo inutile, vi diranno, essa ha diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza. Per non parlare del sostegno di Cina e Iran.
La Fontaine l’ha detto bene: “A seconda che tu sia potente o miserabile, le sentenze dei tribunali ti renderanno bianco o nero...”
Michelle Mazel