La guerra segreta del Cremlino contro le democrazie
Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica
Data: 14/07/2024
Pagina: 1/23
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: La guerra segreta di Mosca

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/07/2024, a pag. 1/23, con il titolo "La guerra segreta di Mosca", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari
Putin ha messo in atto una serie di operazioni tese a sabotare gli aiuti a Kiev attraverso agenti russi sparsi in Europa, in particolare in Polonia ed in quei paesi dove sono coordinati gli sforzi delle democrazie per contrastare i piani egemonici di espansione territoriale e strategica del dittatore di Mosca.

La campagna di sabotaggi russi sui territori della Nato si articola in una miriade di micro azioni, è ibrida perché prevede più modalità ed ha un obiettivo prioritario: indebolire, con effetti immediati e concreti, le linee di rifornimento verso Kiev. Si tratta dunque di un campo di battaglia complementare al conflitto ucraino. Dalla fine della Guerra Fredda nel 1991 è la prima volta che i Paesi alleati si sentono minacciati sui propri territori da attività della Russia, condotte con l’uso simultaneo di spie, infiltrati, fondi per corrompere e social network per comunicare. Pianificando azioni molto differenziate ma convergenti nell’intento di colpire i luoghi di produzione delle armi, i depositi di aiuti e le linee di trasporto che raggiungono Kiev. Mosca respinge con sdegno tali accuse, definendole del tutto infondate. Ma le indagini della giustizia in più Paesi tolgono ogni dubbio su quanto sta avvenendo. Ad esempio, vi sono gli arresti in Polonia di 14 ucraini e due bielorussi. La vicenda inizia nel marzo del 2023 quando un ucraino viene reclutato da un agente russo attraverso Telegram offrendogli una cifra minima - circa 7 euro - per imbrattare le mura di più città polacche con scritte contro la guerra in Ucraina. Con l’andare del tempo l’agente russo che lo gestisce - pur non incontrandolo mai - gli recapita richieste sempre su più sofisticate, come ad esempio posizionare telecamere nascoste lungo i binari percorsi dai convogli che portano aiuti in Ucraina, nei pressi della frontiera polacca. L’agente russo va oltre, spinge il collaboratore ad effettuare veri e propri sabotaggi dentro aziende polacche dove si producono aiuti per Kiev. E quando il collaboratore viene infine arrestato, il risultato è la scoperta del più esteso network di spionaggio russo in Polonia degli ultimi anni. Un altro collaboratore, questa volta polacco, viene arrestato nell’aprile del 2024, per possesso di munizioni nei pressi di un aeroporto usato dalla Nato per spostare armi verso Kiev. Le indagini portano a ipotizzare che il suo coinvolgimento in un tentativo di nuocere al presidente ucraino Zelensky. E, come se non bastasse, nel giugno scorso l’incendio in una fabbrica di metalli poco fuoriBerlino porta alla cattura e all’arresto di un cittadino russo-ucraino così come le autorità britanniche arrestano due uomini accusati di lavorare per i servizi di informazione russi intenti a dare fuoco a un magazzino di aiuti per l’Ucraina nella regione di East London. In Estonia invece sono ben dieci i sospetti agenti arrestati nel febbraio scorso, destando forte preoccupazione a Tallinn per un motivo assai semplice: in questo Paese baltico vivono 1,3 milioni di russofoni. Le autorità estoni registrano, sempre più spesso, l’uso di interferenze elettroniche per impedire l’atterraggio di aerei civili nonché il sabotaggio di strutture portuali e aeroportuali. Le attività di sabotaggio della Russia all’interno del territorio europeo sono oramai tali e tante da disegnare un unico scenario di operazioni che è diventato uno dei maggiori fronti di allarme per la Ue, dal Mar Baltico alle coste del Mediterraneo. Ma non è tutto perché uno dei maggiori alleati della Russia è l’Iran degli ayatollah - ad esempio, fornisce a Mosca molti dei droni adoperati per bersagliare l’Ucraina - e Avril Haines, direttore dell’intelligence nazionale Usa, in una testimonianza consegnata al Congresso di Washington, afferma che Teheran “è sempre più aggressiva con le sue interferenze in Paesi stranieri” e “sta tentando di trarre vantaggio dalle proteste sulla guerra di Gaza”. “Abbiamo osservato - afferma Haines che attori legati al governo iraniano, presentandosi come attivisti online, tentano di incoraggiare le proteste ed anche di garantire sostegno finanziario per sostenerle”. Si tratta di un testo scritto che integra quanto la stessa Haines, in maggio, aveva detto al Congresso sui “tentativi di Russia, Cina ed Iran di influenzare le elezioni americane” perché Teheran “vuole favorire la discordia e minare la fiducia nelle nostre istituzioni democratiche”. E’ un linguaggio che ricorda da vicino quello adoperato dai rapporti del Parlamento di Strasburgo sul rischio di interferenze nocive da parte delle autocrazie in occasione delle recenti elezioni europee. Aiutandoci così a comprendere l’estensione della guerra segreta che, dal veleno sui social network ai piani di eliminazione fisica, Mosca ed i suoi alleati stanno conducendo dentro i confini dei nostri Paesi.

Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it