Raid contro i capi di Hamas, Deif nascosto fra i civili
Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero
Data: 14/07/2024
Pagina: 14
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: Raid israeliano contro i capi di Hamas. Mohammed Deif nascosto fra i civili

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/07/2024, a pag. 14, con il titolo "Raid israeliano contro i capi di Hamas. Mohammed Deif nascosto fra i civili", l'analisi di Amedeo Ardenza.

Mohammed Deif, la mente del pogrom del 7 ottobre, era l'obiettivo dell'ultimo raid israeliano a Khan Younis. Sarebbe sopravvissuto all'attacco, anche se ferito. Come tutti i capi di Hamas, si faceva scudo dei civili

Una guerra combattuta con le bombe e con le immagini. Ieri le Israel Defense Forces hanno pesantemente bombardato un compund di al Mawasi presso Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, utilizzando anche bunker buster ossia bombe progettate per penetrare obiettivi fortificati o bersagli sepolti in profondità.
Un’operazione massiccia mirata a eliminare tre pezzi grossi di Hamas: il primo è Mohammed Deif, l’uomo più ricercato da Israele dopo il numero uno Yahya Sinwar. Nato nel 1965, da 22 anni Deif è il comandante delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, braccio armato di Hamas a Gaza. A Deif, del quale circolano solo tre immagini, è attribuita la responsabilità di una serie infinita di attentati e di attacchi missilistici contro lo Stato ebraico.
Negli anni passati gli apparati israeliani di intelligence e di sicurezza hanno tentatato per sette volte di eliminarlo. Deif non è uscito indenne dalle “attenzioni” israeliane: avrebbe perso un occhio mentre alcuni suoi familiari, fra i quali la moglie e un figlio di tre anni, sono rimasti uccisi. Al capo militare di Hamas è attribuita la pianificazione del pogrom del 7 ottobre 2023, quando in poche ore centinaia di terroristi di Hamas hanno ucciso 1.200 israeliani sequestrandone altri 250.
Secondo fonti di Hamas, le bombe sganciate ieri dai velivoli israeliani avrebbero provocato 71 vittime e alcune centinaia di feriti. Le Idf hanno replicato osservando che la maggior parte delle persone uccise erano militanti di Hamas: quindi hanno diffuso le immagini del compound distrutto come per mettere il sigillo sulla morte, ancora presunta, di uno dei più pericolosi nemici d’Israele. La diffusione della foto ha anche permesso alle autorità israeliane di smentire come “fake news” di Hamas le notizie secondo cui le Idf avrebbero colpito un’area di tende di sfollati interni gazawi. Assieme all’elusivo Deif, nel compound di Khan Yunis sarebbe rimasto ucciso anche Rafaa Salameh, braccio destro di Deif e comandante della Brigata Khan Yunis. Hamas ha smentito la morte dei suoi due capi militari osservando attraverso il portavoce Sami Abu Zuhri «che Israele non è interessato alla tregua».
Tuttavia dall’Arabia Saudita il portale Al Hadath ha confermato la morte di Salameh, parlando di un colpo israeliano andato a segno grazie a una «grave fuga di notizie» da parte di Hamas subita forse grazie agli interrogatori in Israele dei capi di Hamas arrestati nelle ultime settimane di guerra.
Lo scorso marzo le Idf avevano eliminato Marwan Issa, considerato il numero tre nella catena di comando di Hamas. Se la morte dei due comandanti sarà confermata, al vertice del gruppo del terrore, scrive il giornale israeliano Ynet, «restano Yahya Sinwar e suo fratello Mohammed, il comandante delal Brigata Gaza City Br Izz al-Din al-Haddad, e il comandante della Brigata Rafah Mohammed Shabana, reduce da due tentativi di eliminazione».
In serata il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato in conferenza stampa che «la guerra non finirà finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi di guerra.
Stiamo identificando crepe significative in Hamas. Vediamo debolezza. I leader di Hamas si nascondono nei tunnel sotterranei». Senza confermare la morte di Deif, Bibi ha assicurato «li elimineremo tutti».
Poi si è rivolto alle famiglie dei rapiti: «Gli ostaggi sono nei nostri cuori in ogni momento. Abbiamo la responsabilità morale di riportarli tutti a casa. Solo facendo pressione (su Hamas) ci riusciremo».
Ieri la Israel Air Force ha distrutto anche un deposito di alianti a motore, gli stessi utilizzati il 7 ottobre dai terroristi di Hamas per piombare sui giovani ospiti del Nova Festival (364 morti e 40 rapiti). Sabato è afrrivata anche la consueta pioggia di missili e droni lanciati dalla milizia sciita Hezbollah dal Libano meridionale contro il nord d’Israele. Sei israeliani sono stati ricoverati ieri per le ferite riportate in un attacco missilistico: «Non siamo disposti ad accettare la situazione nel nord», ha aggiunto Bibi.

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