L'odio eterno che prende di mira anche gli ebrei morti
Commento di Deborah Fait
Agli antisemiti non basta aggredire gli ebrei per la strada, urlare maledizioni, incolpare Israele di tutto quanto accade nel mondo, inneggiare a Hamas quando brucia bambini ebrei in Israele. No, non basta, gli antisemiti sono talmente saturi di odio che vogliono colpire quanto di più sacro al popolo ebraico, la Memoria della Shoah. Unico episodio della storia in cui 6 milioni di persone sono state ammazzate, non perché volevano rubare il potere, non perché volevano rubare la terra a qualcuno, non perché facevano la guerra a qualcun altro. No, sono state ammazzate 6 milioni di persone pacifiche, studiose, del tutto inermi, solo per il fatto di chiamarsi ebrei. Chi, più d’ogni altro, rappresenta l’orrore della Shoah? Una bambina che aveva 13 anni quando è stata presa dai nazisti insieme alla sua famiglia. Una bambina che, durante i due anni di prigionia in una soffitta dove era nascosta per potersi salvare, ha scritto un diario cui confidava le sue speranze, la sua visione del mondo, i suoi primi amori di adolescente. Una bambina che si chiamava Anne, che credeva nella bontà degli uomini, che scriveva: ”Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora" e “Nonostante tutto continuo a credere nell’intima bontà della persone”. Ebbene, gli antisemiti, hanno appena smentito le parole di Anne Frank e sono arrivati a compiere un’azione inspiegabile, perversa, che niente ha a che fare con la guerra di Gaza. Hanno sporcato l’innocenza, i sogni, la Memoria di quella bambina ebrea morta a 15 anni su un tavolaccio della camerata a Bergen Belsen, divorata dalla fame, dalla febbre tifoidea e dalla disperazione. Gli antisemiti, gli stessi che inneggiano agli stupri di Hamas su ragazzine ebree poco più grandi di Anne Frank, al Nova festival, hanno avuto la crudeltà di scrivere la parola GAZA, in rosso e a lettere maiuscole sul monumento che la ricorda con una valigetta in mano. Anne rappresenta il dolore e la solitudine degli ebrei traditi dai loro amici, dai loro vicini, dai popoli in mezzo ai quali vivevano convinti di essere accettati. Lo stesso dolore e la stessa solitudine che provano oggi gli ebrei d’Europa e d’America rincorsi da orde di bigotti violenti, depravati e pieni di odio.
Deborah Fait