Una lapide sul femminismo 13/06/2024
Commento di Daniele Scalise
Autore: Daniele Scalise

Una lapide sul femminismo
Commento di Daniele Scalise

Naama Levy rapita dai terroristi di Hamas. Alle femministe non importa nulla delle donne israeliane stuprate e rapite il 7 ottobre. Non hanno voluto ricordarle in nessuna delle manifestazioni dell'8 marzo. E lo stesso avviene nella comunità gay, dove non si prova alcun interesse per gli omosessuali assassinati dagli integralisti islamici a Gaza.

Alle soglie dell'8 marzo una amica ebrea aveva preso contatti con un noto - sia pur sparuto - gruppo femminista chiedendo che le donne violentate, torturare e uccise il 7 ottobre venissero non solo ricordate ma che vi fosse una protesta potente contro lo stupro di massa di cui si era reso responsabile Hamas. La reazione è stata laconica e agghiacciante: "Non siamo interessate. Questo tipo di cose non ci riguardano". Clic. L'amica - donna che evidentemente possiede ancora un ammirevole patrimonio di illusioni - è rimasta senza fiato, tremando di angoscia, le lacrime agli occhi. "Non riuscivo a crederci", mi ha confessato qualche giorno dopo. "E ancora adesso faccio fatica a raccontarlo". Bene ha fatto Lucetta Scaraffia dal palco della manifestazione che Setteottobre ha organizzato il 7 marzo a deporre una lapide sul femminismo. Ad ucciderlo sono quelle donne che si sono intestate un'eredità che ha ben altre madri, quelle sì coraggiose fino alla temerarietà, impetuose e lungimiranti. Donne alle quali non saremo mai abbastanza grati per aver contribuito a rischiarare il buio in cui eravamo sommersi.

Parlando con molti gay, il panorama non cambia. E' facile incontrare posizioni autolesionistiche esibite con una disinvoltura incosciente. Vi sono insomma due dati che rendono, se possibile, ancora più insopportabile la propaganda propal occidentale ed entrambi riguardano i diritti universali degli esseri umani. Il fatto che nei paesi islamici le donne e gli omosessuali vengano trattati secondo criteri barbarici sembra non preoccupare le anime belle, le stesse che armano una canizza sulla declinazione dei nomi troppo maschili e pronte a adottare e ad imporre nella scrittura asterischi e shwa annichilenti. A loro è sufficiente un termine o una battutaccia infelici per scatenare proteste e indignazione mentre le donne schiavizzate in Iran, i gay perseguitati a Gaza e nei territori e costretti a vivere in una clandestinità infame, sembrano essere soggetti di poco conto. Sul buio in cui annegano i diritti civili nei paesi islamici il silenzio è pressoché totale e il segno stomachevole di quanto l'odio antisemita sia capace di sotterrare ogni presunto buon sentimento, qualsiasi idea che valga la pena di difendere, ogni traguardo civile ottenuto a caro prezzo.


Daniele Scalise