Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/06/2024, pag. 19, con il titolo "Il boss di Hamas: Morti civili? Ci servono", la cronaca di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Hamas avrebbe accettato la risoluzione di cessate il fuoco proposta dagli Stati Uniti e votata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che non è la prima volta che l’organizzazione terroristica dice di accettare le condizioni per una trattativa e poi si rimangia l’annuncio facendo saltare tutto. Nel caso specifico il latore della notizia, il portavoce Sami Abu Zuhri (altrimenti noto per aver definito l’olocausto «una menzogna inventata dai sionisti») ha riferito che ora spetta a Washington garantire che Israele rispetti a sua volta la proposta.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken in visita in Israele ha definito la notizia «un segnale di speranza», ma ha anche sottolineato che importa solo «la parola che arriva da Gaza» e dalla leadership di Hamas nell'enclave palestinese: «Questo è ciò che conta, ed è quello che ancora non abbiamo».
Riferendosi al leader di Hamas Yahya Sinwar, Blinken ha sottolineato che esiste un «forte consenso» in Israele e a livello internazionale per andare avanti con l’attuazione della proposta, ma che «a questo punto dipende da una sola persona». Tutti hanno accettato l’accordo «tranne Hamas», ha aggiunto, e «se Hamas non dice sì, allora la colpa è chiaramente loro».
Da tale leadership sono arrivati piuttosto altri segnali poco confortanti per la possibile tregua e soprattutto per il popolo palestinese, emersi dal contenuto dei messaggi che lo stesso Sinwar ha inviato ai mediatori di Egitto e Qatar durante le scorse trattative. In quelle missive, il cui contenuto è stato pubblicato dal Wall Street Journal, non solo viene chiarita qual è la linea e l’obiettivo di Hamas, ma è evidente l’assoluto disprezzo per la vita umana, considerata cinicamente solo un mezzo per raggiungere l’obiettivo stesso. I morti tra la popolazione della Striscia sono per Sinwar «sacrifici necessari» che infondono «vita nelle vene di questa nazione, spingendola a raggiungere la sua gloria e il suo onore». «Un alto numero di vittime civili - dice in un altro punto - creerebbe una pressione mondiale su Israele». «Abbiamo gli israeliani esattamente dove li vogliamo- scrive il capo di Hamas, - finché i combattenti saranno ancora in piedi e non avremo perso la guerra, i negoziati dovrebbero essere immediatamente interrotti. Abbiamo le capacità per continuare a combattere per mesi».
Con questa gente sono ben difficili trattative plausibili, e non deve sorprendere dunque che Israele stia tentando di liberare gli ostaggi con azioni di guerra, come ha fatto appunto sabato scorso. In quell’operazione tuttavia, secondo fonti sanitarie locali, sarebbero morti oltre 270 civili, e altri 400 sarebbero rimasti feriti. Non c’è alcuna conferma su queste vittime collaterali, ma l’Onu vuole vederci chiaro sostenendo che nel caso si potrebbero prefigurare ulteriori crimini di guerra e non solo da parte di Israele. «Centinaia di palestinesi, molti dei quali civili, sarebbero stati uccisi e feriti», ha detto Jeremy Laurence, portavoce dell'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite. «Inoltre, tenendo ostaggi in aree così densamente popolate, i gruppi armati stanno mettendo a ulteriore rischio la vita dei civili palestinesi, così come quella degli ostaggi stessi, a causa delle ostilità.
Tutte queste azioni, da entrambe le parti, possono equivalere a crimini di guerra», ha commentato.
Anche se non hanno ancora ricevuto risposte formali da Hamas o da Israele, i mediatori di Qatar ed Egitto hanno ammesso che i colloqui preliminari per le trattative sul piano presentato dagli Usa e approvato dall’Onu sarebbero comunque già in corso. Un funzionario israeliano ha fatto comunque sapere ieri che «Israele non metterà fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi, eliminare le capacità militari e civili di Hamas, restituire tutte le sue forze i nostri ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele». Ma ha anche aggiunto che «la proposta presentata all’Onu consente a Israele di soddisfare queste condizioni, e lo farà».
I leader arabi riuniti in Giordania hanno invece sollecitato un aumento degli aiuti umanitari alla Striscia. In particolare, il presidente egiziano Al Sisi ha invitato le nazioni a costringere Israele a smettere di usare la fame come arma. Il re di Giordania Abdullah ha invece sottolineato che l'accesso umanitario alla Striscia non può attendere un cessate il fuoco né essere soggetto a un programma politico.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it