Una amministrazione orwelliana
Commento di David Elber
L’attuale amministrazione americana ha chiaro e preciso obiettivo: creare uno Stato palestinese costi quel che costi. E questo, a prescindere dai falliti Accordi di Oslo e, soprattutto, dall’eccidio del 7 di ottobre che ha mostrato in tutto il suo orrore la società palestinese.
Per prima cosa, è da sottolineare, come gran parte della classe politica di questa amministrazione era già presente in quella di Barak Obama e, prima ancora, in quella di Bill Clinton. Tutte e due fortemente convinte che si potesse trovare un accordo con i palestinesi anche se i fatti sul campo dicevano l’esatto contrario.
L’amministrazione Biden, però, soprattutto dopo il 7 ottobre, ha assunto in più, una spiccata connotazione orwelliana: sta volutamente e scientemente alterando il significato dei termini e della percezione del reale. Questo è reso possibile dall’assoluta acquiescenza dei mass media più importanti e più seguiti, negli Stati Uniti come in Europa.
Proviamo ora a descriverne gli aspetti principali.
La società palestinese e la sua leadership non è mai descritta per quello che è: una società profondamente corrotta, sia quella gestita dall’Autorità Palestinese, sia quella comandata da Hamas. Una società clanico-famigliare che non ha nessun requisito per creare uno Stato nazionale come inteso in Occidente e nel diritto internazionale. Una società illiberale (Abu Mazen è presidente da 20 anni anche se il suo mandato era di 4) nel migliore dei casi o una società dominata dai terroristi di Hamas (al quale anche recenti sondaggi danno un gradimento oltre il 70% tra i palestinesi) nel peggiore.
Tutto l’incitamento all’odio verso il popolo ebraico attuato nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, dai mass media, nelle moschee, e che ha avuto il suo compimento il 7 ottobre è semplicemente ignorato dall’amministrazione Biden. Infatti, non appena insediata ha ripristinato tutti gli aiuti economici bloccati dalla precedente amministrazione: quella di Donald Trump. Non è un caso che si possa creare una evidente simmetria tra i finanziamenti ricevuti e gli atti di violenza commessi: gli anni più tranquilli sono stati quelli dell’amministrazione Trump dove, per la prima volta, sono stati bloccati gli aiuti economici ed è stata fatta pressione politica alla dirigenza palestinese.
Ora l’amministrazione Biden, sia verso il pubblico americano che in tutte le sedi internazionali, ha iniziato ad adoperare termini come “pace”, “sicurezza” e “stabilità” associandoli ad un futuro Stato palestinese anche se la storia e i fatti raccontano una realtà opposta. Questo meccanismo orwelliano di ribaltamento della realtà ha un fine ben preciso: obnubilare la realtà dei fatti. Così chi si pone contro questa meschina e pericolosa politica si pone contro la “pace”, la “sicurezza” o la “stabilità”. E chi può porsi contro la pace o la sicurezza? Solo una guerrafondaio o un “ostacolo alla pace” come è stato definito da Biden, il premier Netanyahu. Quindi alla fine il vero ostacolo da rimuovere è Netanyahu e non Hamas o la dirigenza corrotta e antisemita dell’Autorità Palestinese per arrivare alla pace e alla stabilità. Bisogna anche rilevare che i termini, evocati dall’amministrazione Biden, di “pace” e di “sicurezza” sono i termini del diritto internazionale che possono portare il Consiglio di Sicurezza a muoversi militarmente contro uno Stato in base al Capitolo VII dello Statuto come è stato fatto con l’Iraq di Saddam Hussein o la Libia di Gheddafi.
In questo modo e in maniera orwelliana, l’amministrazione Biden vuole imporre ad Israele uno Stato, quello palestinese, dipinto come “pacifico”, “stabilizzante per l’intera regione”, ma che nella realtà dei fatti è l’esatto opposto: uno Stato che predica l’odio antiebraico fin dalle scuole materne, che deve essere judenrein e che con il quale è impossibile trovare un qualsiasi accordo come dimostrano i fatti dagli Accordi di Oslo in avanti. In pratica questa imposizione – che serve solo a fini elettorali – sarebbe una minaccia esistenziale per Israele. Come ha rilevato, lucidamente, in un suo recente articolo il giurista Kontorovich: “L'attuale posizione internazionale guidata dagli Stati Uniti dimostra in modo inequivocabile che Israele subirà pressioni per fare sempre più concessioni territoriali e di sicurezza, fino a quando lo Stato ebraico non ci sarà più. Questo è stato l'obiettivo esplicito del movimento nazionale palestinese fin dalla sua nascita e lo è tuttora.” E assieme a questa amministrazione si muove l’Europa, non a caso in questi giorni Spagna, Norvegia, Irlanda e Slovenia hanno riconosciuto l’inesistente “Stato di Palestina”. Kontorovich conclude così il suo articolo: “L'unico “Stato palestinese” accettabile per i suoi partigiani è quello che sostituisce Israele sulla mappa. Quando la Casa Bianca, i governi europei, le ONG progressiste, i boicottatori accademici, l'ONU e altri augusti organismi annunciano il loro sostegno alla statualità palestinese, è proprio questo che stanno sostenendo.” Come dargli torto?
Sempre in merito alla realtà orwelliana di Biden e dei suoi accoliti, vale la pena spendere due parole in merito al “piano per il cessate il fuoco proposto da Israele”. Tale piano nella realtà, è un piano studiato e imposto da Biden e dal suo Dipartimento di Stato. Questo lo si può affermare senza tema di smentita ricostruendo gli avvenimenti reali. Infatti, il 31 maggio, un po' a sorpresa, il presidente Biden convoca la stampa alla Casa Bianca per annunciare un “piano in 3 fasi per il cessate il fuoco a Gaza e la sua ricostruzione”. Il presidente americano, inoltre, sottolinea più volte “che si tratta di un piano elaborato direttamente dal governo di Israele”. Una volta svelati i dettagli del “piano israeliano per il cessate il fuoco” si scopre che esso di fatto è una capitolazione completa di Israele e una vittoria completa per Hamas: in esso, infatti, il cessate il fuoco non è più subordinato al rilascio di tutti gli ostaggi e soprattutto fornisce ad Hamas la possibilità di sopravvivere alla guerra. In pratica prevede un cessate il fuoco permanente con relativa ricostruzione di Gaza senza che un solo obiettivo israeliano sia conseguito. Tale piano a detta di Biden proviene direttamente dal governo israeliano. Però una attenta analisi del discorso di Biden fa emergere alcune “stranezze”. Per prima cosa è da notare che Biden parla complessivamente per circa 12 minuti. Di questi, impiega circa 4 minuti per parlare del piano nei suoi dettagli, mentre impiega gli 8 minuti restanti per “convincere” il governo di Israele sulla bontà dello stesso e sulle ripercussioni e l’isolamento che Israele riceverebbe se tale piano non fosse approvato dall’esecutivo di Israele. Ma come? Se il piano è stato elaborato dal governo di Israele perché, Biden, per due terzi del suo discorso vuole convincere Israele sulla necessità di accettarlo se esso stesso lo ha elaborato? È evidente che questo piano non è un piano israeliano nella realtà ma lo diventa nella realtà orwelliana di Biden, dove Biden stesso si sostituisce al governo democraticamente eletto di Israele e decide quale sia il “piano” più consono per Israele. Per di più il discorso avviene il venerdì pomeriggio quando in Israele è entrato lo Shabbat e il governo non può rispondere ufficialmente. Così se successivamente il governo di Israele smentisce Biden, egli può sempre dire che “l’ostacolo alla pace” Netanyahu si è rimangiato il suo piano per il cessate il fuoco.
Ora il “piano israeliano per il cessate il fuoco” è stato adottato anche dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Provate ad immaginare, ora, che idee si possa fare una persona che si voglia interessare della situazione in Medio Oriente?
Si è completamente immersi in una realtà orwelliana che va avanti da decenni e che, vede Israele, subire un trattamento che non ha uguali con nessun altro paese al mondo e Biden e la sua amministrazione ne sono uno dei grandi artefici.
David Elber