Hamas: gli ostaggi vanno uccisi
Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero
Data: 11/06/2024
Pagina: 19
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: Hamas ricorda ai suoi: gli ostaggi vanno uccisi

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/06/2024, a pag. 19, con il titolo "Hamas ricorda ai suoi: gli ostaggi vanno uccisi", la cronaca di Amedeo Ardenza 

Gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas sono un centinaio, anche se non sappiamo quanti siano ancora vivi. Ma Hamas tiene a precisare, dopo il raid di liberazione, che in caso di allarme devono essere uccisi. 

La Casa Bianca continua a crederci, il governo di Benjamin (Bibi) Netanyahu un po’ meno, soprattutto adesso che con il ritorno sui banchi dell’opposizione dell’ex capo di stato maggiore e leader centrista Benny Gantz la maggioranza è tornata a pendere verso la destra dei due ministri nazional-religiosi Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale). L’arrivo per l’ottava volta in otto mesi del segretario di Stato americano Antony Blinken in Israele e nella regione ribadisce l’impegno dell’amministrazione Usa per una tregua fra lo stato ebraico e i terroristi di Hamas.
Una tregua finalizzata sul breve termine alla liberazione dei 116 ostaggi tenuti prigionieri a Gaza e sul lungo termine a instaurare un clima di fiducia sul quale costruire la soluzione a due stati. «Gli Stati del mondo possono annunciare quanto vogliono che riconoscono uno stato palestinese», ha dichiarato ieri Smotrich «ma noi stabiliremo fatti sul terreno per garantire che uno Stato palestinese non sarà mai istituito». Parole pronunciate mentre Blinken incontrava Bibi a Gerusalemme e mentre il ministero degli Esteri strigliava l’ambasciatrice slovena per il riconoscimento della Stato palestinese da parte di Lubiana. Un riconoscimento che, ha scritto il ministero, «non promuove la pace, incoraggia i terroristi e rende difficile promuovere un accordo per il rilascio degli ostaggi».

IL VALICO DI RAFAH

Blinken è arrivato a Gerusalemme dal Cairo dove ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi al quale ha chiesto di esercitare nuove pressioni su Hamas affinché accetti la proposta del presidente americano Joe Biden per una tregua con Israele.
Un’operazione delicata: Hamas ha respinto come «di parte» l’approccio di Blinken secondo cui anche gli altri attori regionali come Qatar e Giordania dovrebbero esercitare pressioni su Hamas; allo stesso tempo il segretario di Stato ha auspicato la riapertura del valico di Rafah fra Gaza e l’Egitto, una misura che inquieta invece Israele.
Oggi lo Stato ebraico controlla quel valico e tutta la Philadelphi Route che costeggia il confine fra l’Egitto e l’enclave palestinese, e teme che la riapertura di Rafah possa rilanciare l’afflusso di armi e di materiale bellico a favore di Hamas. La proposta americana per una tregua fra lo stato ebraico e il movimento terrorista dovrebbe andare in queste ore anche al voto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: lo ha annunciato la presidenza sudcoreana del massimo organo decisionale delle Nazioni Unite. Il testo «accoglie favorevolmente» la proposta di tregua annunciata da Biden il 31 maggio, chiede a Hamas di accettarla e «invita entrambe le parti ad applicarne integralmente i termini senza indugi e senza condizioni». Una frenesia diplomatica che è forse anche il riflesso della campagna elettorale negli Stati Uniti ma che a volte sembra dimenticare chi davvero sia Hamas. Secondo funzionari israeliani citati dal New York Times, il gruppo del terrore avrebbe impartito ordine permanente agli agenti che tengono ostaggi dicendo che se pensano che le forze israeliane stiano arrivando, la prima cosa da fare è sparare ai prigionieri.

DRONI E MISSILI

E se la diplomazia internazionale è tutta concentrata sul fronte Hamas-Israele, la guerra fra la milizia sciita Hezbollah e le Israeli Defense Forces (Idf) non accenna a rallentare. Ieri Hezbollah ha bombardato per tutto il giorno il nord d’Israele facendo scattare l’allarme aereo anche a Nahariya, sul Mediterraneo. Sempre ieri le Idf hanno ammesso come Hezbollah abbia abbattuto un drone-spia israeliano, il quinto in pochi mesi, in ricognizione sui cieli del Libano. Dall’inizio della guerra, secondo le Idf, oltre 19.000 missili non guidati sono stati lanciati contro Israele principalmente dalla Striscia di Gaza, anche se negli ultimi mesi è cresciuta la quota di attacchi dal Libano. Migliaia di questi razzi sono stati intercettati dalle difese aeree. Il conteggio include solo i missili che hanno attraversato il territorio israeliano. Secondo le IdF, centinaia di razzi esplosi da Gaza contro Israele sono caduti all'interno della Striscia. Il conteggio non include decine di armi (proiettili) anticarro guidati sparati attraverso il confine tra Israele e Libano.

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