Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 11/06/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "La commedia degli errori che favorisce Sinwar".
Fiamma Nirenstein
E se adesso scoppia la guerra vera dopo gli ultimi missili degli Hezbollah? Gantz che farà? Tornerà nel governo dicendo “scusate ho sbagliato”? Chiederà di aspettare le elezioni? O seguiterà anche allora a chiedere a Netanyahu di andare alle urne, cercando di mettere insieme una “vera coalizione” come la chiama, che si ispiri di nuovo, come prima del 7 ottobre allo slogan “tutti fuorché Bibi”? Ma anche allora Netanyahu vinse, non ha scelto il momento più sbagliato anche perché Hamas e l’Iran interpretano la defezione come uno smembramento di Israele stesso? Adesso che Gallant, evidentemente più consapevole del suo ruolo e del momento, mostra di non voler rispondere alla chiamata ritenendo, da bravo ministro della Difesa, che la guerra sia il fronte maggiore, Gantz non ne subirà una prima seria botta politica? Ha detto nel suo discorso di dimissioni che la guerra non si può vincere perché Netanyahu non lo consente… E allora come spiega che Gallant che certo non lo ama, tuttavia resti al suo fianco? Gli Usa in questa commedia degli errori che inventa ostacoli e divieti (Rafah!) di ogni genere e ad ogni istante e così impedisce la conclusione della guerra hanno un ruolo ondivago e confuso: eleggono Gantz a interlocutore privilegiato, anzi quasi unico al posto di Bibi, e poi lo spingono, rendendolo di fatto il loro punto di riferimento politico, a uscire dal Governo alla ricerca di un nuovo Governo, ma quello attuale ora, in un momento denso di decisioni fatali, resta vuoto della sua presenza, e la Ben Gvir e a Smotrich si allargano quanto mai.
Intanto, l’ennesima discesa dalla scaletta dell’aereo di Blinken chiede di nuovo il cessate il fuoco, in nome della restituzione degli ostaggi. Arrivato ieri dal Cairo per inoltrarsi in incontri con Bibi e anche con Gantz, ha ripetuto che bisogna soprattutto spingere su Hamas perché accetti il piano presentato da Biden dieci giorni fa, “il piano Netanyahu” più o meno fedele all’originale. Bene, se fosse questa la chiave per ritrovare la pace gli USA dovrebbero spiegare come si fa a convincere Hamas a lasciare andare gli ostaggi. Nemmeno le più generose offerte convincono Sinwar, sono la sua orribile ricchezza, il prezzo del potere trasformato in esseri umani.
Ieri è uscita la notizia, smentita, che gli USA abbiano addirittura avviato una trattativa da soli per cinque rapiti americani in cima alla lista. Cinico? Certo, ma soprattutto impossibile. Che cosa ha in mano Biden per spingere Hamas ad accettare? Sinwar non vuole cedere nessun ostaggio se non in cambio della sopravvivenza del suo regime, e della sua vita. Israele, non solo Netanyahu, non andrà oltre la già generosissima ipotesi in tre stadi presentata da Biden. Rischia un fallimento storico: dovrebbe finalmente fidarsi dei mediorientalisti che spiegano che coi terroristi non c’è patto possibile, non c’è che combatterli e vincerli prima che vincano loro. E non solo gli USA fingono di non saperlo, ma di fatto con la prossima risoluzione del Consiglio di Sicurezza che imporrà il cessate il fuoco per imporre a Israele, di nuovo, di fermarsi, mentre l’unica strada, anche per salvare i prigionieri americani, è mostrare forza e coraggio.
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