Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'articolo di David Horovitz, dal titolo "Questa volta ha vinto la parte che è nel giusto" tradotto dal Times of Israel.
Il salvataggio di sabato è stato il terzo avvenuto con successo in 246 giorni di guerra, dopo la soldatessa Ori Megidish, 18 anni, riportata a casa a fine ottobre, e Fernando Marman, 61 anni, e Louis Har, 70 anni, estratti dal sud di Rafah a febbraio. Si sa che innumerevoli altre operazioni di salvataggio sono state pianificate, in alcuni casi su vasta scala, ma alla fine ritenute troppo pericolose o per altri motivi impossibili da portare avanti. Le prime notizie indicano che tutti e quattro gli ostaggi erano tenuti in edifici di superfice controllati da Hamas, nelle abitazioni di civili di Gaza. Hamas ha affermato che decine di abitanti di Gaza sono rimasti uccisi nell’operazione. Israele verrà senza alcun dubbio largamente incolpato per quelle morti Cioè, incolpato per aver osato con insistenza salvare i suoi cittadini dalle grinfie del governo terrorista che li aveva sequestrati: quel governo terrorista che ha utilizzato gli abitanti di Gaza per tenere prigionieri gli ostaggi, e che ha trascorso gli ultimi otto mesi sfruttando quei quattro e gli altri 116 ostaggi che ancora detiene come merce di scambio al solo scopo di sopravvivere alla guerra che ha scatenato, riarmarsi e riprendere i suoi dichiarati tentativi di uccidere gli ebrei ovunque si trovino e distruggere Israele. Il fatto che l’operazione di sabato sia stata solo il terzo salvataggio di successo – un’operazione ad altissimo rischio, estremamente complessa, in cui ha perso la vita un esperto agente dell’anti-terrorismo – sottolinea la natura ancora più complicata di qualsiasi tentativo di salvare gli ostaggi se dovessero trovarsi dentro i tunnel. Anche se sabato Israele si è concesso alcune rare ore di gioia, i cuori e le menti – soprattutto dei decisori politici – devono tornare e torneranno rapidamente a quei 116 ostaggi del 7 ottobre per i quali il salvataggio si è finora rivelato impossibile. Per una completa celebrazione bisogna attendere finché non saranno tutti a casa.
(Da: Times of Israel, 8.6.24)
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