Riprendiamo da LIBERO di oggi 10/06/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Dalle urne avvisi di sfratto per Scholz e Macron", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
L’avviso di sfratto ai governi di Parigi e Berlino è stato consegnato dagli elettori in modo perentorio, al punto che – come vedremo – Emmanuel Macron in persona è stato costretto ad alzare bandiera bianca. Fino al tardo pomeriggio di ieri, il raccontino della sinistra eurolirica era già pronto: si preparavano a dire che – sulla carta, cioè sulla base delle proiezioni di ieri sera spalmate su tutti e 27 i paesi dell’Unione – la somma dei probabili eurodeputati di Ppe (181 seggi: 1 in meno della passata legislatura), Pse (135: 19 in meno) e macronisti (82: 26 in meno), nonostante un notevole arretramento, poteva comunque configurare una maggioranza numericamente autosufficiente. E quindi, nelle redazioni progressiste, erano pronti titoli preconfezionati sulla “mancata spallata delle destre”, sui conservatori (71) e i sovranisti (62) messi ai margini, e via sognando.
Ma erano fantasie oniriche per due macroscopiche ragioni. La prima: storicamente, nel primo voto che conta nel nuovo Europarlamento, cioè quello per la convalida del candidato presidente della Commissione Ue, si registra un numero elevatissimo di franchi tiratori. La volta scorsa, ad esempio, Ursula von der Leyen, che pure poteva teoricamente contare su numeri amplissimi, alla fine ce la fece per il rotto della cuffia e solo per 9 voti di margine, grazie al soccorso decisivo dei grillini.
Morale: che si tratti di nuovo di Ursula von der Leyen oppure di altri candidati, nessuno si avventurerà in Aula senza un margine ampio e quindi senza un robusto rafforzamento a destra della maggioranza. E tutti i candidati rincorreranno letteralmente Giorgia Meloni per chiederle i suoi voti. Ma il secondo elemento, quello squisitamente politico, è ancora più clamoroso. In tutti i paesi-guida dell’Unione, la sinistra arretra e la destra avanza, in qualche caso con dimensioni impensabili. Di più: i governi di centrosinistra o tecno-liberal rimediano sconfitte memorabili. Si pensi alla Germania: la coalizione di governo arriva a mala pena al 31%, e i socialdemocratici del cancelliere Scholz (14,1%) sono più che doppiati dai cristianodemocratici della Cdu (29,6%), e vengono perfino scavalcati da Afd, che, nonostante tutte le demonizzazioni, si impone come secondo partito (16,3%), e addirittura come prima formazione nell’Est della Germania.
Stessa situazione in Francia: la formazione di Emmanuel Macron esce ridimensionatissima (15,2%), anche qui più che doppiata dal Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella (31,5%). E, se teniamo presente il già avvenuto riposizionamento internazionale della Le Pen e la sua presa di distanza dalla Russia di Putin, pare ormai probabile che proprio la Le Pen sia ormai la candidata più accreditata a essere la nuova inquilina dell’Eliseo nel 2027, adeguatamente “melonizzata”. Non a caso, già ieri sera, a caldo, Bardella ha esplicitamente chiesto lo scioglimento immediato delle Camere e elezioni politiche anticipate: «Il divario senza precedenti tra la maggioranza presidenziale e il principale partito di opposizione riflette una sconfessione feroce e un chiaro rifiuto della politica del presidente Emmanuel Macron e del suo governo. Il Presidente non può restare sordo al messaggio dei francesi. Chiediamo che prenda atto di questa nuova situazione politica e si rivolga al popolo e organizzi nuove elezioni legislative».
E in effetti, attorno alle 21 di ieri, è arrivata la bomba, con Macron che, sibilando un «Non posso far finta di nulla», ha sciolto il Parlamento e convocato elezioni immediate per il 30 giugno e il 7 luglio prossimi. Morale: per coloro che da decenni raccontano la vicenda europea avendo in mente l’asse franco-tedesco (e sognando un’Italia sistematicamente gregaria), sarà dura stavolta ignorare la novità politica clamorosa emersa ieri, e cioè il fatto che siano proprio le opposizioni di centrodestra a trionfare a Berlino e a Parigi. E a questo si aggiunge il dato italiano, dove la tenuta della maggioranza appare un elemento assolutamente consolidato. Completano il quadro l’Austria, con la clamorosa affermazione della destra del Fpoe (27%) e la Grecia, con il trionfo del centrodestra di Nea Dimokratia (30%). Anche in Spagna, sia pure di misura, il centrodestra va meglio del centrosinistra: con i popolari del PP al 32,4% davanti ai socialisti (30,2%). In crescita anche la destra di Vox (10,4%).
A maggior ragione sarebbe dunque politicamente insensato immaginare che la nuova legislatura europea e i vertici delle istituzioni da rinnovare (Consiglio e Commissione) possano ignorare una tendenza politica chiarissima, e cioè l’avanzata di destra e centrodestra. Gli elettori hanno parlato chiaro – e univocamente – in tutte le lingue: in tedesco, in francese, in italiano. Ovvio che ora, a sinistra, si tenterà il solito racconto demonizzante: «Onda nera, le destre...». E sarà un’altra narrazione senza fondamento: colpevolizzare gli elettori è da sempre l’ultima follia degli sconfitti.
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