L'odio del mondo di fronte alla voglia e alla gioia di vivere di Israele
Diario di guerra di Deborah Fait
Un urlo di gioia ha attraversato Israele alla notizia della liberazione dei nostri quattro ragazzi, ostaggi di Hamas da 8 mesi. I balli per le strade, nello sventolio di bandiere biancoazzurre, la gente nelle spiagge dove un altoparlante ha dato la stupenda notizia, gridava di felicità, la commozione era tale che non si sapeva se ridere o piangere. Nella notte i festeggiamenti, da Israele, sono arrivati fino a Melbourne, in Australia, dove ebrei e non ebrei hanno ballato e cantato fino all'alba. In Europa? Non ho notizie di festeggiamenti. A Torino, un popolo inferocito ha manifestato contro Israele, invadendo la stazione ferroviaria e bloccando le partenze dei treni. A Washington c'è stata una grande manifestazione di odio davanti alla Casa Bianca, migliaia di antisemiti contro Biden considerato troppo filo israeliano. Hanno divelto le strade, hanno distrutto i prati, sventolando una bandiera che non appartiene a nessuno stato e a nessun popolo. Sono i nuovi nazisti complici di quelli che vivono a Gaza. Il giorno prima della liberazione dei nostri ragazzi, l'ONU aveva raggiunto il massimo della sua vergogna mettendo Israele nella Black List dei paesi che non rispettano i diritti dei bambini. Ha ripetuto così lo schifo della risoluzione del 1976 che equiparava il sionismo al razzismo. Gli odiatori di Israele non solo non hanno festeggiato la liberazione degli ostaggi, anzi si rodevano di rabbia e delusione visto che ci vorrebbero tutti morti. Hanno immediatamente incominciato a urlare che per liberarne quattro, Israele ne ha ammazzati, secondo Hamas e Fatah, più di 200. Questo numero è stato ridimensionato persino dalla CNN che non è esattamente portavoce di Israele.
Sempre il giorno prima del ritorno a casa di Noa, Shalom, Almog e Andrej, ha parlato il Papa da Roma auspicando la "sua" pace con "due popoli due stati" e, udite udite, Gerusalemme città sotto controllo internazionale! Ma come si permette? Cosa dà a Bergoglio il diritto di decidere il futuro di Gerusalemme? Con quale faccia tosta osa dire che Gerusalemme dovrebbe cessare di essere la capitale di Israele per finire sotto controllo delle Nazioni Unite? Gerusalemme è la capitale di Israele e del popolo ebraico da 3000 anni. Non è mai stata ritenuta abbastanza importante da essere nominata capitale di nessun paese arabo occupante la terra ebraica nei secoli passati. Nemmeno nei 20 anni in cui Gerusalemme è stata occupata dalla Giordania. Il problema della nostra capitale è stato inventato da quel genio del male che era Arafat e subito adottato dall'antisemitismo internazionale. Sappiamo che le parole di colui che ha orchestrato per decenni la tragedia del terrorismo in Israele, inventandosi un popolo e una Nakba mai esistita, sono sempre state Vangelo per l'Occidente.
Gerusalemme non diventerà città internazionale se non quando riusciranno a distruggere Israele, cioè mai!
I nostri quattro ragazzi sono tornati, dunque. Purtroppo, come spesso accade, la gioia non può essere mai completa. Il comandante del blitz, Arnon Zamora, eroe di Israele, è stato ucciso dal fuoco nemico durante l'operazione di salvataggio. Noa, diventata il simbolo del 7 Ottobre con il suo rapimento, stretta su una moto tra due terroristi, è stata prigioniera per 8 mesi in casa di un collaborazionista di Hamas, il giornalista Abdallah Aljamal, corrispondente del Palestine Chronicle, la voce del terrorismo palestinese. Un esempio dei bravi e buoni civili palestinesi complici dei tagliagole, quelli che erano al seguito delle orde barbare che hanno invaso Israele il 7 Ottobre. Quelli, sempre bravi e buoni secondo i media, i politici occidentali e la stupidità della gente della strada, che urlavano di felicità e alzavano le braccia al cielo ringraziando Allah per la macelleria compiuta contro gli odiati yahud, gli ebrei, da valorosi terroristi che, con un coraggio da leoni, hanno smembrato e bruciato vivi donne, vecchi e bambini. Noa ha incontrato la mamma, gravemente ammalata, ricoverata in fin di vita, che desiderava rivedere la figlia prima di morire. È stata esaudita, si sono abbracciate e sono finalmente insieme.
Almog, ventenne anche lui, ha saputo che suo padre era morto poche ore prima della sua liberazione. Tragedie e felicità, morte e resurrezione, coraggio e tanta forza, speranza e lacrime, tutto questo è nel DNA del popolo ebraico da sempre, dalle prime persecuzioni, dall'Inquisizione, dai pogrom, dalla Shoah, dal 7 Ottobre.
Nessuno riuscirà a distruggerci. Il popolo di Israele vive e vivrà fino alla fine dei tempi, tra lacrime, disperazione, felicità e tanta, tanta speranza.
Deborah Fait