Biden è il primo responsabile dell’isolamento di Israele
Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta
Data: 06/06/2024
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: Biden è il primo responsabile dell’isolamento di Israele

Biden è il primo responsabile dell’isolamento di Israele
Commento di Antonio Donno

Joe Biden. La sua ultima proposta di pace è stata respinta da Hamas. Nonostante tutto, la sua amministrazione continua a punire Israele, perché non accetta che al governo ci sia Netanyahu. Biden non ha capito che, quanto sta avvenendo a Gaza, è solo un tassello di un conflitto più ampio, voluto dall'Iran

Hamas ha rigettato la proposta di Biden articolata in tre fasi. Si conclude, così, l’ambigua politica del presidente americano sulla questione di Gaza. Ora, Biden dovrebbe tacere sull’operazione di Netanyahu di ripulitura della Striscia dalla presenza dei terroristi di Hamas e della definitiva liberazione di Rafah dagli ultimi residui dell’organizzazione terroristica. Proprio perché la vicenda tende a chiudersi, l’Iran ha dato via libera a Hezbollah di scatenare un’offensiva massiccia dal Libano contro il nord di Israele. Questo attacco dovrebbe, secondo Hezbollah, spostare l’impegno militare di Israele al nord del Paese e eventualmente rallentare l’offensiva di Gerusalemme nel cuore di Rafah. Troppo tardi. Hezbollah avrebbe dovuto muoversi contro Israele ben prima che la guerra di Gaza si avviasse alla sua conclusione, ma l’Iran ha esitato sbagliando i tempi dei comandi. Anche i terroristi incorrono in errori pesanti.

     Ma il fallimento più evidente è stato opera di Biden, un fallimento che si è andato aggravando nel corso della crisi di Gaza; e il suo Segretario di Stato, Antony Blinken, non è stato in grado di consigliare correttamente il presidente sulle posizioni da assumere da parte di Washington su ciò che stava avvenendo a Gaza. Un uomo politico mediocre per un presidente ancor più mediocre. La crisi di Gaza non è soltanto la risposta di Israele all’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre dello scorso anno. L’evento in sé stesso è stato atroce, ma esso deve essere inserito in una strategia più complessa che l’Iran sta elaborando contro Israele: puntare all’egemonia sul Medio Oriente, grazie al sostegno politico e militare di Russia e Cina, distruggere Israele, e se questo dovesse sopravvivere, ridurlo ad uno Stato-paria circondato dai suoi nemici sostenuti da Teheran e sempre in una situazione di precarietà esistenziale.

     Biden, purtroppo, non coglie l’estrema gravità di questo progetto e trascina la sua Amministrazione in una polemica stressante contro Israele, reo di uccidere un gran numero di abitanti di Gaza e, in questo modo, alimentando l’accusa internazionale di genocidio da parte dello Stato ebraico. A Biden sfugge la complessità della situazione mediorientale, nella quale la guerra di Gaza è soltanto un elemento grave, ma parziale. L’isolamento di Israele a livello internazionale è il risultato di una politica americana che, dai tempi infausti di Obama, tende a estraniarsi dalle questioni della regione, rendendola un vuoto di potere che Netanyahu ha tentato di risolvere con gli “Accordi di Abramo” e con un avvicinamento all’Arabia Saudita, che intanto non compie il passo definitivo di ingresso negli Accordi.

     Negli anni passati, Netanyahu aveva compiuto continui viaggi a Mosca per incontrare Putin. Il leader israeliano aveva compreso che l’Iran era divenuto il pericolo numero-uno di Israele e che le formazioni terroristiche che circondavano il Paese avevano lo scopo di assediarlo per giungere alla sua distruzione per mano di Teheran. Netanyahu tentò più volte di portare Putin dalla parte di Israele, rendendosi conto del pericolo che andava maturandosi in assenza di un alleato storico dello Stato ebraico che erano gli Stati Uniti. Ma le vicende hanno assunto una direzione diversa. Il progetto putiniano di riportare la Russia ai fulgori dei tempi dell’Unione Sovietica si è concretizzato, da una parte, con l’invasione dell’Ucraina, dall’altra con gli accordi stipulati con la Cina per sostenere la penetrazione dei due Paesi totalitari a sostegno dei programmi regionali dell’Iran, e, di conseguenza, di Mosca e Pechino. Di fatto, dunque, gli interessi di Mosca andavano in una direzione completamente differente rispetto alle speranze di Netanyahu, una direzione opposta di indebolimento della posizione di Israele.

     Così, l’eccidio del 7 ottobre non ha avuto alcuna condanna da parte di Russia e Cina; al contrario, la giusta risposta di Israele nella Striscia di Gaza per eliminare Hamas ha prontamente causato l’atteggiamento negativo di Mosca e Pechino, che ha avuto un’influenza globale contro Israele. Ma tutto questo, grazie alle ambiguità di Biden e soci, senza le quali è probabile che la condanna di Russia e Cina non avrebbe avuto quell’impatto nel sistema politico internazionale che oggi isola Israele. Biden ha una gravissima responsabilità nel peggioramento della situazione politica di Israele, ma non intende retrocedere.

Antonio Donno
Antonio Donno                         

takinut3@gmail.com