Riprendiamo da LIBERO di oggi 03/06/2024, a pag. 1/10, con il titolo "Italia ai margini dell'Occidente e vicina a Hamas: che incubo se governasse questa sinistra", l'editoriale di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Come nei più tradizionali giochi di enigmistica, proviamo a unire i puntini, collegando eventi apparentemente piccoli, laterali, in qualche caso perfino folkloristici, eppure strettamente interconnessi tra loro come legni di vimini.
Ecco le tessere del mosaico, e – si badi bene – si tratta di quattro o cinque fatterelli della sola giornata di ieri: gli ecosvalvolati di Ultima Generazione che preparavano un blitz per bloccare la parata ai Fori imperiali; un Pd “secessionista” che, ignorando il senso unificante del 2 giugno, si è organizzato una sua piazzata di parte; sempre il Pd che, per tutta la giornata, ha provato a presentare il premierato (cioè un’opzione a lungo sostenuta in passato dai progressisti) come una svolta eversiva; poi una spruzzata di violenza (a proposito, ieri solo Libero ha valorizzato in prima pagina l’aggressione contro un giovane militante di Fratelli d’Italia: immaginate se la vittima fosse stato un ragazzo di sinistra e i teppisti dei facinorosi di destra...); e infine l’ineffabile Giuseppe Conte che, sempre per attaccare il premierato, si è inventato uno scombiccherato parallelo con la Russia di Putin, che pure – come vedremo – rimane, con Pechino, uno dei suoi punti di riferimento internazionali.
Vogliamo provare a collegare questi elementi? “Che cosa apparirà?”, recitava un indimenticabile titoletto della Settimana Enigmistica. Ecco, apparirà o apparirebbe l’Italia del centrosinistra, con l’eventuale sciagurato arrivo a Palazzo Chigi della coalizione Schlein-Conte-Bonelli-Fratoianni & associati. C’è poco da ridere al pensiero: immaginate lo scenario geopolitico fragile e delicatissimo nel quale già ci troviamo, con tre guerre in corso, e il timone della nave italiana nelle mani di un gruppo di estremisti estranei alle migliori tradizioni culturali e politiche occidentali.
In un fazzoletto di giorni, l’Italia mollerebbe del tutto Israele e si affretterebbe a riconoscere la Palestina (senza minimamente preoccuparsi dell’egemonia delle belve di Hamas su quel territorio); si aprirebbe un lunare dibattito sulla proposta di Marco Tarquinio (candidato imposto da Elly Schlein) di mettere in discussione la Nato; l’Italia sarebbe rapidamente catturata nell’orbita geopolitica di Pechino-Teheran-Mosca; e il tema della difesa dell’Ucraina non si porrebbe più, in nome di una “pace” da intendere come parola in codice la cui unica vera traduzione sarebbe “una resa senza condizioni da parte degli aggrediti”.
Tutto questo, amici lettori di Libero ed elettori di centrodestra, deve farci riflettere. Nelle ultime settimane – dobbiamo riconoscerlo onestamente – qualche oscillazione in politica estera si è registrata anche nella metà campo del governo: a tratti, una minore nettezza nella difesa di Israele; qualche dichiarazione infelice di alcuni ministri; qualche prevedibile comizio sbilenco; una timidezza – figlia molto probabilmente dell’approssimarsi della scadenza elettorale – nel sostenere l’Ucraina che sta per affrontare un’estate difficilissima.
Ma, salvo rare eccezioni, si è trattato appunto di oscillazioni, di piccole fibrillazioni, dentro un quadro di saldo atlantismo che Giorgia Meloni ha saputo garantire, e che – crediamo – garantirà sempre meglio dopo il 10 giugno.
Nulla di paragonabile rispetto al caos anti-atlantista e anti-occidentale che si realizzerebbe se riprendesse forza l’alternativa giallorossa. A quel punto, non registreremmo, come accade ora, un momento di lentezza nel procedere nella direzione giusta, ma assisteremmo ad una clamorosa accelerazione nella direzione sbagliata, con l’Italia ridotta ad anello debole della coalizione occidentale, se non direttamente trasformata in cavallo di Troia degli interessi di Cina-Russia-Iran. Attenzione, perché nelle urne del prossimo weekend c’è in gioco anche questo. So bene quanto la politica internazionale, in tempi ordinari, non sia il primo criterio scelto dagli elettori per orientare le proprie scelte di voto. Ma non viviamo in tempi ordinari: e non è proprio il caso di scoprire, domenica prossima, che – magari per un momento di nostra distrazione – si sia favorito l’allargamento della melmosa metà campo degli amici di dittatori, autocrati e in qualche caso perfino degli integralisti islamici.
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