Netanyahu: cessare il fuoco solo dopo la fine di Hamas
Cronaca di Carlo Nicolato
Testata: Libero
Data: 03/06/2024
Pagina: 13
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: Cessate il fuoco dopo la fine di Hamas

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/06/2024, pag. 13, con il titolo "L’Onu celebra da eroe il boia di Teheran", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Soldati dell'IDF in azione a Rafah. Di fronte alla proposta di Biden, che sostanzialmente propone tregua e scambio di prigionieri, Netanyahu in linea di massima accetta. Ma ad una condizione: che non si lasci il lavoro incompiuto. Dopo la distruzione di Hamas, se ne può parlare.

Israele accetta in linea di massima l’accordo proposto da Biden ma non ha alcuna intenzione di lasciare il lavoro incompiuto. Questo significa che mentre le trattative per arrivare a una soluzione condivisa continuano, l’esercito israeliano continua a sua volta le operazioni militari di Rafah per sradicare Hamas e cancellarlo dalla faccia della terra, così come promesso all’indomani dell’attacco del 7 ottobre.
Il consigliere del governo di Gerusalemme Ophir Falk ha confermato in una intervista al Sunday Times che Israele ha sì accettato il quadro della possibile tregua, ma «ci sono molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente finché tutti i nostri obiettivi non saranno raggiunti». Falk, persona vicina a Netanyahu, ha definito quello concordato «non un buon accordo ma vogliamo ardentemente che gli ostaggi vengano rilasciati, tutti».

UN GOVERNO INDIPENDENTE

Per far capire meglio qual è la posizione israeliana in proposito, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha garantito che si sta lavorando per trovare un’alternativa al governo di Hamas nella Striscia. «In qualunque processo di cessazione della guerra, non accetteremo il governo di Hamas», ha detto il ministro, «stiamo lavorando per un governo alternativo nel quadro del quale isoleremo le aree, rimuoveremo i membri di Hamas e introdurremo altre forze che consentiranno un governo diverso. Da un lato, l'azione militare e, dall'altro, la capacità di cambiare il governo, porteranno al raggiungimento di due degli obiettivi di questa guerra: lo smantellamento del governo di Hamas e del suo potere militare e la restituzione degli ostaggi», ha detto ancora.
In questo quadro l’Idf ha annunciato di aver iniziato una nuova operazione a Rafah, all'interno del campo di Yabna, non distante dal confine con l'Egitto. Diversi terroristi sarebbero stati uccisi, come confermano anche testimonianze dirette di palestinesi che affermano di aver visto molti veicoli militari israeliani, di aver udito forti esplosioni, accompagnate da combattimenti, spari continui con droni ed elicotteri Apache. Il ministero della Difesa conferma la localizzazione di un’infrastruttura militare e molte armi, comprese artiglieria anti-aerea, e la sua distruzione. La Mezzaluna Rossa palestinese ha invece rivelato di aver ricevuto richieste di aiuto da parte dei civili di Rafah, ma ha spiegato che è «molto difficile» raggiungerli «a causa dei continui bombardamenti israeliani».
Sul piano della trattativa continuano le pressioni internazionali affinché il piano americano vada in porto. Il portavoce del consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha sottolineato che lo scambio proposto da Biden è in realtà «una proposta israeliana». «Se sarà accettata da Hamas», ha detto Kirby, «ci aspettiamo completamente che Israele dica di sì». Pressioni arrivano anche dal cancelliere tedesco Olaf Scholz che in una telefonata avrebbe chiesto a Netanyahu che il governo israeliano «continui a lavorare» per un miglioramento duraturo delle condizioni umanitarie degli abitanti della Striscia di Gaza e ha espresso preoccupazione per la possibilità che scoppi un conflitto regionale, sottolineando che prevenirlo dovrebbe essere una «priorità comune».
Pareri positivi all’accordo arrivano anche da Emirati Arabi e da Qatar, nonché dalla Libia, mentre l’Iran lancia un appello agli Stati islamici perché sostengano i palestinesi: «Israele ha assediato Gaza per distruggere i palestinesi, quindi dovremmo usare tutta la nostra forza per impedire la continuazione di questo genocidio e crimine contro l'umanità» ha detto il ministro degli esteri ad interim Ali Bagheri. Da segnalare in questo senso che il governo islamico delle Maldive ha deciso di vietare l’ingresso all’arcipelago a tutti i cittadini israeliani senza distinzioni.

GLI AIUTI DA SBLOCCARE

Sul piano degli aiuti invece ieri si è svolto l’incontro tra Usa, Egitto e Israele al termine del quale Il Cairo ha fatto sapere di aver insistito «sulla necessità di un’azione immediata per consegnare a Gaza almeno 350 camion di aiuti al giorno, compresi tutti i materiali necessari, siano essi cibo, medicine o carburante». Perché questo avvenga l’Egitto ha chiesto ancora una volta che l’esercito israeliano si ritiri dal lato palestinese del valico di Rafah affinché possa funzionare nuovamente. A sua volta Israele ha comunicato di aver fatto entrare attraverso il valico di Kerem Shalom nel sud della Striscia e il valico di Erez West nel nord 1.858 i camion carichi di aiuti umanitari. In questo numero sono inclusi 764 camion provenienti dall'Egitto e fatti passare attraverso il valico di Kerem Shalom.

 

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