Zelensky a Singapore in cerca di alleanze
Cronaca di Lorenzo Lamperti
Testata: La Repubblica
Data: 02/06/2024
Pagina: 10
Autore: Lorenzo Lamperti
Titolo: Zelensky porta la guerra sul fronte Orientale. A Singapore in cerca di alleanze anti-Mosca

Riprendiamo oggi, 02/06/2024, dalla STAMPA, a pag. 10, con il titolo "Zelensky porta la guerra sul fronte Orientale. A Singapore in cerca di alleanze anti-Mosca" la cronaca di Lorenzo Lamperti.

Zelensky a Singapore ospite al forum internazionale Shangri-La Dialogue. Oggetto del dibattito è soprattutto la Cina che continua a fingere di non assistere la Russia. Mentre invece lo sta facendo, mandando materiale di uso sia civile che militare. L'Ucraina, fin qui, non ha voluto rompere con la Cina. Ma è semmai Xi Jinping che sta cercando la rottura, annunciando che non sarà presente ai colloqui di pace di Ginevra

Mancano pochi minuti alle 18, quando dall’ingresso principale dello Shangri-La spunta Volodymyr Zelensky. Il lussuoso hotel di Orange Grove Road, affollato per il vertice di sicurezza dell’Asia-Pacifico, ha un sobbalzo. L’arrivo del presidente ucraino è stato annunciato qualche ora prima, ma la sua presenza fisica è la manifestazione di un qualcosa che da queste parti è ormai noto ma comunque temuto: il collegamento diretto tra la guerra alle porte dell’Europa e il fronte orientale. «La sicurezza globale è impossibile quando il Paese più grande al mondo non rispetta i confini, il diritto internazionale e la carta delle Nazioni Unite, ricorrendo al ricatto nucleare», scrive Zelensky su X appena atterrato a Singapore. Parla oggi alla sessione plenaria di chiusura dello Shangri-La Dialogue, dopo averlo fatto in collegamento video due anni fa, quando il premier giapponese Fumio Kishida disse per primo che «l’Asia rischia di essere la prossima Ucraina». In cima all’agenda l’incontro con Lloyd Austin. Col capo del Pentagono, Zelensky vuole mettere a punto gli obiettivi da colpire sul suolo russo con armi Usa, dopo l’ok della Casa Bianca all’espansione geografica degli attacchi ucraini. Mossa che è valsa i ringraziamenti a Joe Biden e una stilettata a Donald Trump: «Se vince le elezioni chiederà una tregua? Sarebbe un presidente perdente», ha detto Zelensky al Guardian. Più difficile ottenere l’esportazione di armi dalla Corea del Sud. Interrogato in materia, ieri il ministro della Difesa Shin Won-sik ha sottolineato che Seul ha una legge che proibisce l’invio di aiuti militari a Paesi in conflitto. «Prima di fare questo passo, bisogna raggiungere un consenso interno». Assai complicato, dopo la batosta dei conservatori filo statunitensi alle legislative di aprile. Zelensky proverà a usare la carta dell’alleanza sempre più esplicita tra Russia e Corea del Nord, che di fatto collega già direttamente i due fronti. Lo stesso Shin ha accusato Mosca di «tradimento verso la comunità internazionale» per il trasferimento tecnologico garantito a Pyongyang sul fronte satellitare e militare, in cambio di missili e munizioni. Il leader ucraino proverà a ottenere un bilaterale anche col ministro della Difesa cinese, Dong Jun. Nessuna conferma fino a tarda sera, ma qualcuno della delegazione cinese si lascia sfuggire che si tratta di un «dilemma» per la differenza di grado diplomatico e per la rilevanza di un incontro che dovrebbe ricevere il placet dai vertici del potere di Pechino. Sin qui, Zelensky non ha mai cavalcato le ipotesi lanciate da Washington di assistenza militare cinese a Mosca, in particolare con l’invio di materiali dual use, negata con forza anche da Dong nel suo colloquio di venerdì con Austin. Anzi, ha più volte definito decisivo il ruolo di Xi Jinping che il leader ucraino vorrebbe vedere alla conferenza svizzera di metà giugno. Prima che venisse ufficializzato l’arrivo di Zelensky (che ieri Giorgia Meloni ha confermato in presenza anche al G7 in Puglia), il governo cinese ha però di fatto ufficializzato la sua assenza. Il motivo è stato spiegato proprio nelle stanze dello Shangri-La da Cui Tiankai, veterano della diplomazia cinese ed ex ambasciatore a Washington: «Per avere successo, qualsiasi negoziazione ha bisogno della presenza delle due parti in causa. Noi sosterremo qualsiasi iniziativa riconosciuta sia dall’Ucraina, sia dalla Russia». E ancora: «Vogliamo una conferenza che possa portare alla pace, non una conferenza per continuare la guerra». Vago anche il presidente eletto dell’Indonesia, Prabowo Subianto: «Noi in Svizzera? Tecnicamente entro in carica solo a ottobre, chiedete al leader uscente Joko Widodo». Per poi rilanciare la sua proposta di cessate il fuoco e pace “alla coreana” con congelamento del conflitto. Non certo l’idea di pace che ha in mente Zelensky.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/065681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it