Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Danielle Roth-Avneri da Jerusalem Post, dal titolo "Cari europei, non siate ingenui: la campana del 7 ottobre suona anche per voi".
C’è da dubitare che i leader europei che questa settimana hanno dichiarato il loro riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese si siano soffermati sull’agghiacciante video diffuso di recente che documenta il brutale rapimento delle giovani sentinelle israeliane e la loro deportazione a Gaza. Se quegli europei vi dedicassero qualche minuto del loro tempo prezioso, riscoprirebbero ciò che sembrano aver dimenticato: che il 7 ottobre migliaia di terroristi hanno fatto irruzione in Israele e hanno massacrato, seviziato, stuprato, rapito e deportato centinaia di innocenti cittadini israeliani. Sicuramente ai garbatissimi europei non sfuggirà che quei terroristi appartengono a un’organizzazione conosciuta come Hamas (definita terrorista anche dall’Unione Europea). Si tratta della stessa organizzazione che ora accoglie con calorosa gratitudine la loro decisione di riconoscere lo stato di Palestina. C’è una differenza fondamentale tra noi e quei paesi europei: il feroce terrorismo in stile 7 ottobre ha già raggiunto noi, ma non ancora loro. Tuttavia, chiunque abbia gli occhi per vedere sa che è solo questione di tempo. Loro, che ingenuamente parlano di diplomazia, sono convinti che il modo per raggiungere la pace e la stabilità in Medio Oriente sia quello di fare un enorme regalo a un’organizzazione terroristica creata con un obiettivo preciso: distruggerci. Ma la pace, cari amici in Europa, si fa con coloro che vogliono davvero la pace, non con l’islam estremista e fondamentalista. Nonostante il Bataclan e l’ondata di attentati di dieci anni fa, i leader dei pacifici paesi europei non si rendono ancora bene conto di cosa significa autobus e bar che esplodono in serie, camion e auto che si avventano sulle persone in attesa a una fermata, sventagliate di mitra esplose da un veicolo contro innocenti passanti, famiglie i cui figli si nascondono in un armadio in preda al terrore mentre i loro famigliari vengono trucidati da belve umane. Se quei ministri e primi ministri fossero preoccupati per la loro vita e per quella delle loro famiglie e dei loro concittadini, se – Dio non voglia – si svegliassero in Norvegia, in Irlanda o in Spagna in una mattina abominevole come il 7 ottobre, allora la penserebbero diversamente. Se quelle migliaia di terroristi avessero fatto irruzione nelle case di Siviglia, di Dublino e di Oslo, avessero strappato dai loro letti i Carlos, i Frank e i Jan in una mattina di festa per trascinarli via in pigiama, a botte e minacce, su una motocicletta o un furgone e farli sfilare tra ali di folla ebbra di sangue, allora capirebbero che quella pace che sono tanto sicuri di ottenere creando – propria adesso e unilateralmente – uno stato palestinese è realistica solo nelle loro fantasie: il sogno europeo di una realtà israeliana che non capiranno mai. In Europa si investe molto nell’educazione dei bambini e nello sviluppo della cultura dei cittadini. Hamas investe nell’educare i bambini a uccidere gli ebrei. I bambini respirano questa mentalità sin da piccoli e crescono sulle ginocchia di una mostruosa “bibbia” di omicidi e massacri. Bruciare bambini con l’intera famiglia nella loro casa, seviziare e violentare ragazze e donne, rapire civili e deportarli nei tunnel e torturarli, ammazzare a bruciapelo davanti a familiari e amici, braccare e trucidare uno per uno centinaia dei giovani che ballavano a un festival musicale pacifista, e documentare il tutto con urla belluine di felicità e di vittoria: questa, per loro, è la via verso la realizzazione del loro stato. Il riconoscimento – proprio adesso e in modo unilaterale – di uno stato palestinese rafforza, entusiasma e incentiva coloro che mirano alla distruzione dello stato ebraico, e li convince d’essere sulla strada giusta con le loro stragi e carneficine. Ma state certi: quando avranno finito con noi, andranno avanti e arriveranno in Occidente, nell’Europa classica e non classica, e ovunque riusciranno a mettere piede. Signori leader europei, non siate ingenui. Non pensate: “a noi non succederà”. Anche qui c’erano tanti israeliani che pensavano che una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere. Abbiamo scoperto sulla nostra pelle che i terroristi non vogliono la pace né un piccolo stato accanto a Israele. Vogliono solo guadagnare altro territorio su cui imporre il loro dominio e da cui attaccarci. E ricordate, cari europei: nessuno di quei mostri verserà mai una lacrima per un bambino ucciso né a Be’eri, né a Gaza, né a Barcellona. (Da: Jerusalem Post, 24.5.24)
Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante
http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm