Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/06/2024, a pag. 13, con il titolo "Il piano Biden serve solo ai terroristi", il commento di Amedeo Ardenza
Alleati ma litigiosi. Uniti nella lotta contro Hamas ma sempre pronti a marcare le differenti posizioni. Continua il braccio di ferro a distanza fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden riguardo alla strategia da adottare contro il movimento islamico terrorista.
Venerdì il capo della Casa Bianca aveva illustrato il piano di Israele per un accordo in tre fasi per un cessate il fuoco a Gaza in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.
Biden aveva quindi esortato il gruppo terroristico responsabile delle atrocità del 7 ottobre ad accettare l’intesa inviata da Israele al Qatar, «un’intesa che portebbe a casa tutti gli ostaggi, garantirebbe la sicurezza di Israele, creerebbe un giorno migliore a Gaza senza Hamas al potere e getterebbe le basi per un accordo politico che fornisca un futuro migliore per israeliani e palestinesi».
Ieri Netanyahu non ha smentito Biden ma ha messo i puntini sulle “i” spiegando che il suo governo non punta a un cessate il fuoco in permanenza perché «le condizioni di Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e governative di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele».
Ma il piano israeliano esiste, ha ribattuto un alto funzionario statunitense ripreso dalla stampa dello Stato ebraico, è dettagliato in quattro pagine e mezzo e porta la firma del premier e dei ministri del gabinetto di guerra Yoav Gallant (titolare della Difesa ed esponente del Likud di Netanyahu) e di Benny Gantz (leader centrista ed ex capo di stato maggiore). Parole che hanno obbligato Bibi a confermare l’esistenza del piano.
Il capo dell’opposizione Yair Lapid ne ha approfittato per pungolare il premier. «Il governo di Israele non può ignorare il discorso del presidente Biden». Consapevole che Netanyahu teme che il lato destro del suo governo non approverà mai un’intesa con Hamas. La conferma è subito arrivata dal ministro delle Finanze e leader della destra radicale Bezalel Smotrich: in caso di intesa è pronto a uscire dal governo.
Lapid ha poi messo il dito nella piaga offrendo di sostenere il governo da centrosinistra qualora Bibi dovesse perdere il sostegno dei nazionalisti religiosi. E mentre la guerra non rallenta – fra sabato e domenica le Israel Defense Forces hanno colpito almeno sette località del sud del Libano utilizzate da Hezbollah per lanciare missili contro il nord d’Israele – pressioni sul premier sono state esercitate anche dai forum dei famigliari degli ostaggi a Gaza. «Questa potrebbe essere l'ultima possibilità di salvare vite umane. Ci aspettiamo che tutti aderiscano all'appello di Biden per accettare l'accordo sul tavolo. La nostra leadership non deve deluderci», ha dichiarato la rappresentante del forum Yarden Roman-Gat ripresa dal Times of Israel. Sabato sera, infine, è stato Benny Gantz a tentare la sintesi chiedendo la convocazione del gabinetto di guerra. «L’intero Stato d’Israele è unito nel desiderio di restituire i nostri ostaggi, questo è il massimo obbligo morale che non diminuisce l’obbligo di raggiungere tutti gli obiettivi della guerra».
Allo stesso tempo Gantz non si è dimenticato di lisciare Biden: «Gli Stati Uniti hanno sempre dimostrato, e in particolare dall’inizio della guerra, il loro impegno per la sicurezza di Israele e la restituzione di tutti gli ostaggi».
Biden, che cerca la riconferma a novembre e si sta giocando il consenso della sinistra liberal contraria al sostegno offerto a Israele, sarebbe lieto di assistere al tramonto dello spigoloso Bibi sostituto in corsa dal più malleabile Gantz.
LO SCHIAFFO ALLA CASA BIANCA
Biden non ha però fatto i conti con i leader del Congresso che hanno invitato Netanyahu a parlare al Parlamento degli Usa a camere riunite, invito accolto sabato sera dal leader conservatore: «Sono entusiasta del privilegio di presentare la verità sulla nostra guerra giusta contro coloro che cercano di ucciderci». Ma soprattutto Bibi non è il (sei volte) premier più longevo d’Israele per un caso fortuito. Se metà del suo Paese lo odia, l’altra metà continua a credere in lui. Ed è di soli tre giorni fa un sondaggio di Canale 12 che lo vede in vetta alla classifica dei politici più popolari con il 36% dei consensi contro il 30% di Benny Gantz. È la prima volta dal 7 ottobre 2023, data del fallimento del sistema di sicurezza dello Stato ebraico, che Netanyahu torna in testa a una rilevazione.
Lo scorso 18 maggio i due erano appaiati, con Bibi al 38% e Gantz al 37%. Il generale Gantz piace di più a Joe Biden ma alla fine sono gli elettori israeliani a fare la differenza.
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