Se Gantz chiede il voto fa vincere Netanyahu
Analisi di Matteo Legnani
Testata: Libero
Data: 01/06/2024
Pagina: 14
Autore: Matteo Legnani
Titolo: Se Gantz chiede il voto fa vincere Netanyahu

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/06/2024, a pag. 14, con il titolo "Se Gantz chiede il voto fa vincere Netanyahu" la cronaca di Matteo Legnani.

Benny Gantz e Benjamin Netanyahu. Se toglie il sostegno all'esecutivo e fa cadere il premier, si andrà a elezioni anticipate... vincerebbe comunque Netanyahu. Perché il premier ha il sostegno della maggioranza degli israeliani. In compenso, una crisi di governo in piena guerra renderebbe più difficili sia le operazioni militari, sia i negoziati sugli ostaggi.

Il governo guidato da Benjamin Netanyahu potrebbe avere i giorni contati. Letteralmente. Il partito israeliano di Unità Nazionale, guidato dal ministro della Guerra Benny Gantz, potrebbe lasciare l’esecutivo entro l’8 di giugno.
L’emittente israeliana Kan, riferisce che il piano è scattato giovedì, con la presentazione, da parte della deputata di Unità Nazionale, Pnina Tamano-Shata, di un disegno di legge per sciogliere la 25esima Knesset (il Parlamento israeliano).
Poco dopo la metà di maggio, Gantz e il ministro della Difesa Yoav Gallant (che invece fa parte del Likud, lo stesso partito del premier) avevano lanciato un ultimatum a Netanyahu, minacciandolo di lasciare l’esecutivo di emergenza formatosi dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre se non fosse stato formalizzato da parte del premier un piano d’azione generale su Gaza, che definisse i contorni del futuro politico della Striscia «in una direzione Usa-Ue-araba», aveva precisato Gantz.
La caduta del governo e lo scioglimento della Knesset arriverebbero in un momento delicatissimo per gli esiti dello sforzo bellico che Israele sta conducendo, perché non potrebbero che essere interpretati dai suoi nemici come un atto di debolezza (con le conseguenti elezioni che si terrebbero, tra l’altro, in un clima infuocato dal conflitto ancora in corso). E vanificherebbe anche gli sforzi negoziali che Israele sta compiendo senza sosta.
L’ultimo è stato annunciato ieri dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e riguarda una nuova proposta «trasmessa dal Qatar ad Hamas», con una roadmap che porterebbe a una cessazione durevole delle ostilità nella Striscia di Gaza e al rilascio di tutti gli ostaggi.
I risultati delle trattative tardano, ma sembrano apprezzati dall’opinione pubblica dello Stato ebraico: un sondaggio condotto da Channel 12 e ripreso da Bloomberg rivela che nel corso dell’ultimo mese il premier avrebbe guadagnato terreno rispetto al suo successore più accreditato Benjamin Gantz e ai suoi due principali rivali dell’opposizione, Yair Lapid e l’ex primo ministro Naftali Bennett. Al quesito su «chi sia il leader politico israeliano più preparato per la carica di primo ministro», il 36% degli intervistati ha risposto Netanyahu, contro il 30% che ha indicato il suo ministro della Guerra. Un mese fa, nel medesimo sondaggio condotto da Channel 12, Gantz era avanti rispetto a Netanyahu 35 a 29. Rispetto ai due leader dell’opposizione, il premier in carica è avanti 37 a 30 (con Lapid) e 34 a 32 (con Bennett).
Non bastasse, un’altra consultazione condotta da Pew Research e pubblicata ieri (ma condotta tra il 3 marzo e il 4 aprile, prima dell’attacco su Rafah) mostra che per il 39% degli israeliani la risposta militare è stata «giusta» e che per il 34% addirittura «non è sufficiente e si deve fare di più» (d’accordo con l’intransigenza verso Hamas ribadita proprio ieri da Bibi, che è stato invitato da Camera e Senato Usa a parlare al Congresso), mentre solo il 19% la ritiene eccessiva.

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