L’Onu celebra da eroe il boia di Teheran
Commento di Carlo Nicolato
Testata: Libero
Data: 29/05/2024
Pagina: 15
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: L’Onu celebra da eroe il boia di Teheran

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/05/2024, pag. 15, con il titolo "L’Onu celebra da eroe il boia di Teheran", il commento di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Il defunto presidente dell'Iran, Raisi, era soprannominato il "boia di Teheran". Prima come giudice rivoluzionario, poi come presidente, ha alle spalle un record non invidiabile di condanne a morte. E l'Onu, alla sua morte, lo celebra da eroe, per iniziativa di quegli stessi paesi che vogliono la distruzione di Israele. Continuiamo a chiederci perchè le democrazie continuano a rimanere nell'Onu invece di uscirne per fondarne una nuova

Lo chiamavano il “macellaio di Teheran”, ma questo all’Onu non interessa.
Quando aveva 25 anni Raisi venne scelto dall’ayatollah Khomeini in persona per far parte del quartetto di aguzzini chiamato poi il Comitato della Morte, quello che in soli due mesi promosse l’esecuzione di 5mila persone, tra dissidenti e prigionieri iracheni. Ma questo all’Onu non interessa.
Durante la sua presidenza, tra il 2022 e il 2023, Raisi ha represso nel sangue il movimento di protesta per i diritti delle donne al termine del quale si sono contati almeno 500 morti e migliaia di feriti, specie donne, molte delle quali deliberatamente colpite agli occhi da proiettili di gomma e rimaste cieche. Da chi veniva l’ordine?
Ma questo all’Onu non interessa.
Alle Nazioni Unite preme piuttosto punire Netanyahu attraverso la Corte Penale Internazionale, che non fa parte dell’organizzazione ma ne segue le indicazioni, interessa condannare e isolare Israele dando in qualche modo ragione ad Hamas, giustificando, come il segretario Guterres in sostanza ha già fatto, perfino l’attacco del 7 ottobre.

IL MONDO AL CONTRARIO

D’altronde che cos’è la commemorazione all’Onu, prevista per domani, del presidente iraniano defunto nell’incidente di elicottero di 10 giorni fa se non l’esaltazione del terrorismo, la giornata mondiale del boia, l’elevazione del male alla massima gloria da parte di quella che dovrebbe al contrario essere la massima organizzazione planetaria a protezione della pace, della sicurezza e dei diritti umani? È il mondo al contrario, ma in realtà è anche la chiusura del cerchio. Da una parte l’Onu chiede che Israele sia ritenuto responsabile di crimini di guerra contro l’umanità, dall’altra celebra un regime che è già con certezza provata responsabile di crimini contro l’umanità. Teheran, con o senza Raisi, sostiene e ha sempre sostenuto Hamas, lo foraggia, lo arma e ne addestra i militanti, compreso quelli del 7 ottobre che hanno violentato, torturato e ucciso donne, massacrato bambini e anziani. Crimine contro l’umanità? No, un’allegra scampagnata nel deserto per quelli delle Nazioni Unite (d’altronde c’erano anche quelli dell’Unrwa con loro...).
Al funerale del macellaio di Teheran presenziava Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del gruppo terrorista, che ha tenuto un discorso dicendo che «l’Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese con le sue politiche, le sue strategie e i suoi valori fino a quando la bandiera della vittoria non sarà innalzata sulla moschea di Al-Aqsa».
All’indomani del 7 ottobre il defunto macellaio aveva definito «legittima difesa» ed «esemplare» l’attacco degli assassini palestinesi congratulandosi con loro. Il presidente iraniano aveva peraltro successivamente incontrato lo stesso Haniyeh, accolto con una stretta di mano calorosa e un abbraccio. La celebrazione di questo personaggio dunque è la celebrazione stessa di Hamas, niente di meno, è l’ipocrisia che getta la maschera.

PERICOLOSO PRECEDENTE

«Quando i governi del mondo elevano un così palese violatore dei diritti umani a una posizione d'onore, come se piangessero una figura amante della pace e della democrazia, di fatto creano un pericoloso precedente», ha commentato dal carcere la dissidente iraniana nonché premio Nobel, Narges Mohammadi, mettendo in guardia dalla «normalizzazione della dittatura e dalla potenziale ascesa di figure simili in altre parti del mondo».
Per la verità l’Onu aveva già più volte dimostrato di avere un debole per il regime degli assassini sciiti. Lo scorso novembre l’Iran ha presieduto a Ginevra il Forum Sociale 2023 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (Unhrc), dedicato, pensate un po’, al ruolo della scienza e della tecnologia nel miglioramento degli stessi diritti umani. Tale nomina è stata difesa anche dal capo degli affari esteri dell’Ue, Josep Borrell, considerandola come una mera questione di rotazione regionale, «in coerenza con le procedure stabilite dalle Nazioni Unite».

NEMICI GIURATI

Una fandonia ovviamente, non c’è nulla che non potesse essere revocato dal Consiglio come aveva fatto notare a suo tempo UN Watch, organizzazione non governativa indipendente per i diritti umani con sede a Ginevra evidentemente più seria dell’Onu. Lo stesso Borrell è stato uno dei massimi rappresentanti dell’Unione Europea a esprimere «le proprie condoglianze alle famiglie di tutte le vittime e ai cittadini iraniani colpiti».
Quali cittadini colpiti, quelli morti nelle manifestazioni dello scorso anno? Ovviamente anche Borrell è un nemico giurato di Israele, a dimostrazione appunto che tutto torna. Ma non è finita qui. Nel 2019 l’Iran ha ospitato sotto l’egida dell’Onu il Nelson Mandela International Day, durante il quale le autorità hanno paragonato la situazione palestinese all’apartheid sudafricano. Teheran e Pretoria hanno rapporti stabili, sono alleati nei Brics e condividono molti punti fermi in politica estera, quale soprattutto l’odio verso gli ebrei. Chi infatti ha accusato per primo di genocidio Israele portando il caso alla Corte Penale Internazionale? Il Sudafrica.
Vedete che tutto torna?

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