Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Talia Einhorn da Jerusalem Post, dal titolo "La Corte Internazionale di Ingiustizia".
Nel 1998 sono stata fra i curatori di un libro, in occasione del cinquantesimo anniversario di Israele, intitolato Israele tra le nazioni. Il professor Alan Dershowitz giustamente intitolò il suo contributo “Israele – l’ebreo tra le nazioni”.
Dershowitz sottolineava che “nessuna nazione nella storia del mondo civilizzato che abbia affrontato minacce paragonabili alla propria sopravvivenza, sia esterne che interne, ha mai compiuto sforzi maggiori e si è mai avvicinata tanto al conseguimento delle più alte norme dello stato di diritto. Eppure, nessuna nazione nella storia del mondo civilizzato, compresi i regimi totalitari e autoritari, è mai stata così ripetutamente, ingiustamente e ipocritamente criticata e condannata dalla comunità internazionale come è stato Israele nel corso degli anni”.
Le ordinanze provvisorie emesse dalla Corte Internazionale di Giustizia nella causa intentata contro Israele dal Sud Africa, uno stato canaglia che non rispetta i diritti umani fondamentali, offrono un altro esempio da manuale.
Il 7 ottobre 2023 l’organizzazione terroristica Hamas, che controlla la striscia di Gaza dal 2007, ha lanciato un attacco contro Israele. Migliaia di palestinesi di Gaza hanno invaso il territorio sovrano israeliano massacrando nel modo più raccapricciante e terrificante circa 1.400 persone, per lo più civili. I terroristi hanno abusato delle vittime, decapitato adulti e bambini, bruciato vive le persone dentro le case, bambini compresi. Hanno brutalmente stuprato le donne e commesso atrocità come non si vedevano dai tempi del genocidio degli ebrei europei durante la Shoà. Sono rimaste ferite più di 4.000 persone, tra cui molte in modo grave e mortale. Inoltre, circa 250 persone (tra cui anziani, donne, bambini e neonati) sono state rapite e deportate a Gaza come ostaggi. Prima e dopo di allora, sono state lanciate migliaia di razzi e missili contro le comunità civili israeliane, mirando esclusivamente i civili. I capi di Hamas hanno dichiarato che, appena ne avranno la possibilità, ripeteranno questi atti più e più volte.
Israele è stato uno dei primi stati a ratificare la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. La Convenzione contro il genocidio obbliga ogni stato contraente a combattere il genocidio.
Eppure, quando Israele ha dovuto agire per difendere i suoi cittadini dal genocidio, si è ritrovato accusato del crimine che aveva il dovere di combattere e impedire.
Israele ha fornito alla Corte Internazionale di Giustizia le prove che dimostrano che ha fatto del suo meglio, ben oltre i requisiti stabiliti dal diritto internazionale, per tenere i civili lontani dal pericolo.
Uno stato che, mentre lotta per la propria sopravvivenza, chiede l’evacuazione dei civili nemici prima di attaccare, mette a disposizione vie di evacuazione e garantisce la fornitura di mezzo milione di tonnellate di aiuti umanitari, tra cui 400mila tonnellate di cibo, oltre ad acqua ed energia, e protegge la costruzione da parte degli Stati Uniti di un pontile nel centro di Gaza per consentire la consegna diretta di maggiori aiuti umanitari agli abitanti, con ogni evidenza non sta commettendo né perseguendo alcun genocidio.
Il rapporto tra le vittime combattenti e non combattenti fra i palestinesi di Gaza è uno dei più bassi nella storia della guerra, certamente molto più basso di tutte le guerre moderne in ambiente urbano.
Nel corso degli anni, la Corte Suprema israeliana ha emesso ordini che limitano l’azione di Israele nella sua guerra al terrorismo in modi che vanno oltre le norme del diritto di guerra internazionale.
Gli israeliani sono stati indotti a credere che, se avessero imposto vincoli così pesanti e senza precedenti alle loro forze armate, non sarebbero incorsi in procedimenti giudiziari nei tribunali internazionali: non era vero, come è ormai del tutto chiaro.
Hamas, per contro, ha ampiamente ed esplicitamente utilizzato la popolazione civile come scudi umani, ha ostacolato lo sgombero dei civili verso aree sicure, ha sistematicamente utilizzato ospedali, scuole e moschee per scopi militari. Hamas non ha costruito neanche un rifugio per proteggere i propri civili. Questa settimana, il Pentagono ha ammesso che praticamente nessuna delle oltre 500 tonnellate di aiuti americani sbarcati attraverso il pontile da loro costruito è arrivata alla popolazione bisognosa, giacché sono state per prima cosa saccheggiate da Hamas.
Una settimana fa, Hamas ha fatto fuoco su soldati israeliani che proteggevano il passaggio di aiuti umanitari, uccidendone tre. Anche i civili palestinesi che cooperavano con Israele nella distribuzione degli aiuti sono stati presi di mira da Hamas.
Nonostante tutto questo, è a Israele che la Corte Internazionale di Giustizia cerca di impedire di difendersi nella lotta per la propria sopravvivenza, di salvare gli ostaggi tenuti in cattività a Gaza senza alcun aiuto umanitario e senza alcun accesso alla Croce Rossa o qualsiasi altra organizzazione umanitaria. E’ Israele che la Corte cerca di costringere a capitolare al terrorismo.
È una vergogna che un solo giudice internazionale, la giudice ugandese Julia Sebutinde, abbia ritenuto che, in assenza di qualsiasi prova di genocidio, la Corte semplicemente non avesse giurisdizione e, quindi, che non avesse alcuna giurisdizione per emettere ordinanze provvisorie.
Non è compito né competenza della Corte Internazionale di Giustizia controllare e dettare legge su tutti i particolari della guerra che Israele sta conducendo per la propria sopravvivenza.
Il mondo libero dovrebbe sostenere la lotta di Israele per la propria sopravvivenza, altrimenti ben presto si ritroverà in una situazione simile.
(Da: Jerusalem Post, 25.5.24)
Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante
http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm