Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/05/2024, a pag. 33, con il titolo "Quanta ignavia in Ateneo così vincono i violenti", l'intervista di Giuseppe Legato ad Stefano Parisi.
«Non mi preoccupano molto questi quattro ignoranti che stanno occupando l'università di Torino e non solo. Ciò che mi suona drammatico è l'ignavia, la remissività dell'élite accademica che consente tutto questo. Andrebbero sgomberati subito». Stefano Parisi, tra i fondatori, insieme ad Anita Friedman, Andrée Ruth Shammah e Gabriele Albertini dell'associazione Setteottobre nata per riaffermare il diritto di Israele a difendersi, ha toni diretti per esprimere il suo pensiero sull'occupazione dell'università. «Partirei, se permette, da tre valutazioni».
Partiamo dalla prima.
«Siamo di fronte a una minoranza: si tratta di pochissimi studenti. E vale per Torino come per tutta Italia. Anche quando hanno fatto l'intifada studentesca il 15 maggio c'erano poche tende e aule vuote».
Secondo.
«Mi sembrano iniziative manovrate da situazioni esterne che spingono questi pochi occupanti a prendere posizioni inaccettabili».
Terzo.
«Sono violenti. Nel senso che vorrebbero imporre le loro scelte sia all'università, attraverso le richieste di boicottaggio (e lo fanno con un sistema ricattatorio che è quello dell'occupazione), sia agli altri studenti limitati nell'accesso all'università».
E infatti da due settimane le lezioni si svolgono da remoto. Sbagliato, tollerabile?
«È una cosa gravissima. Abbiamo già vissuto questa situazione e sappiamo quanto pesanti siano state le ripercussioni per gli studenti privati del contatto coi docenti e coi propri colleghi, ma c'era una pandemia. Farlo adesso solo perché quattro violenti lo vietano è gravissimo».
L'università ha colpe?
«Assolutamente sì, guardi: questo è l'aspetto più drammatico della vicenda».
Quali colpe?
«Il quadro è inaccettabile. Che l'Ateneo abbassi la testa e non dica - come prima questione – che l'università è libera e tutti devono potere entrare perché quello è il luogo della cultura dove si accetta e si si rispetta la tesi degli altri e dove si studia per scoprire la verità per capire le cose come stanno e non per imporre dogmi o ideologie ad altri, è vergognoso».
L'università non protegge i suoi studenti?
«No, non li protegge da facinorosi e così facendo si sottomette alle loro imposizioni certifica il fallimento di questo sistema. E'il caso di Torino, ripeto, ma non solo».
Il rettore Geuna dovrebbe sgomberare gli occupanti?
«Assolutamente. E perché mai escluderlo? All'università si studia, punto. E tutti sono liberi di entrare e uscire».
Magari ha il senso di non impedire agli studenti di manifestare il proprio dissenso. O no?
«E cosa c'entra un sedicente imam che va in università a parlare di jihad e di Hamas? Cosa c'entra questo con la libertà degli studenti? Glielo dico io».
Dica.
«Niente. E le donne separate dagli uomini da una rete? E ancora: pensi se un prete entrasse in università e si mettesse a celebrare una messa. Sarebbe uno scandalo in un luogo laico. Poi questo signore che parla di Islamofobia in Italia, ma quando mai?».
Gli occupanti non sono tutti studenti. Questo cosa ci racconta?
«È evidente che in questi movimenti ci sono diversi infiltrati ed è plausibile pensare che ci sia dietro qualche organizzazione».
Le daranno del complottista…
«Non voglio fare dietrologia. Però c'è più di un elemento che non fa pensare a movimenti spontanei».
La protesta si allargherà?
«Non credo. Ciò che mi preoccupa di più è quest'ipocrisia dell'università perché un po' in fondo c'è un convincimento che questi ragazzi abbiano ragione. L'altro giorno Settis, sul suo giornale, ha definito lodevole l'impegno politico di questi ragazzi. Ma lodevole cosa?».
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