Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/05/2024, a pag. 11, con il titolo "Stoltenberg ha ragione sulle armi. Kiev colpisca i depositi di Mosca", l'intervista di Danilo Ceccarelli a Bernard Guetta.
Parigi. «È vero: i due Paesi più ricchi e potenti della Ue oggi attraversano un momento difficile». Quando parla dei rapporti tra Francia e Germania parte da questa constatazione Bernard Guetta, giornalista ed europarlamentare francese che si è ricandidato alle prossime elezioni europee per Renaissance, partito del presidente Macron. Un dato di fatto, che sicuramente pesa sulla visita dell'inquilino dell'Eliseo in Germania di questi giorni. «Macron ha avuto momenti migliori durante la sua presidenza», ricorda Guetta, in corsa alle elezioni di giugno per la maggioranza presidenziale d'Oltralpe. Il presidente francese «non è riuscito a trovare la forza politica di cui avrebbe avuto bisogno», mentre il cancelliere Olaf Scholz «presiede una coalizione di governo estremamente disparata» in un momento in cui «l'economia tedesca affronta un problema strutturale dovuto alla scomparsa dell'energia russa dal mercato, all'indebolimento delle esportazioni verso la Cina e alla necessità di finanziare una difesa europea». Tuttavia, Guetta sottolinea l'intesa di vedute tra Francia e Germania che include anche la Polonia.
Sig. Guetta, la visita di Macron in Germania sembra arrivare in un momento delicato per i rapporti tra Parigi e Berlino, che non godono di ottima salute.
«Io sarei più prudente e non mitizzerei le relazioni tra i due Paesi. Si dimentica sempre che i rapporti franco-tedeschi, dal Trattato di Versailles del 1919 ad oggi, non sono mai stati idilliache. Parigi e Berlino hanno attraversato momenti di profonda divergenza politica. Oggi tra i due Paesi ci sono punti di contrasto, come quelli riguardanti le questioni energetiche o i prestiti europei per finanziare una difesa comune. In compenso, c'è una convergenza franco-tedesca mai vista prima sulla necessità di affermare una difesa comune e il ruolo dell'Ue come un attore geopolitico del 21imo secolo».
Un'intesa alla quale si aggiunge anche la Polonia, al fianco della Francia e della Germania nel formato Weimar.
«C'è una risurrezione di quel quadro diplomatico. La dichiarazione pubblicata la scorsa settimana al termine dell'incontro tra i ministri degli Esteri dei tre Paesi è sorprendente perché si esprime la volontà di affermare l'Ue come unione politica, dotata di una difesa comune basata su un'industria paneuropea di armamenti. Sono aspetti fondamentali. Sebbene ci siano divergenze per raggiungere certi obiettivi, soprattutto finanziari, c'è un'intesa tripartita su dei nuovi traguardi».
Tra Macron e Scholz in questi ultimi mesi sono però emersi attriti, soprattutto quando l'inquilino dell'Eliseo ha evocato la possibilità di inviare truppe occidentali.
«Il presidente francese ha voluto fare un gesto spettacolare, affermando che "niente deve essere escluso", ma non ha mai detto di voler inviare delle truppe. Ha voluto rompere con quella stupidità che consisteva nel rassicurare Putin. Bisogna far preoccupare il presidente russo. La posizione tedesca su questo dossier ha comunque subito un'evoluzione rispetto alla reazione iniziale».
Anche sulla difesa nucleare europea Parigi e Berlino sembrano divergere. Macron sembra pronto ad aprire l'ombrello di Parigi su tutta l'Europa, mentre Scholz ha dichiarato che il Vecchio continente non avrà armi nucleari.
«Macron ha dichiarato che la force de frappe della Francia resterà francese ma gli interessi nazionali del suo Paese non si limiteranno alle frontiere nazionali del suo Paese. Scholz ha espresso soddisfazione per il fatto che gli interessi della Francia non si limitano ai confini nazionali. C'è quindi una convergenza totale di vedute».
Resta il fatto che tra Parigi e Berlino sul tema della Difesa sembra sussistere una divergenza culturale.
«La Germania non ha più avuto una cultura militare dopo Seconda guerra mondiale, al termine della quale Berlino si è appoggiata agli Stati Uniti. Dopo l'invasione russa all'Ucraina la situazione è cambiata, con i tedeschi che devono inventare una dottrina in linea con quella europea».
Come giudica il recente appello del segretario Nato Stoltenberg, che ha chiesto ai membri dell'Alleanza di togliere le restrizioni volte ad impedire a Kiev di colpire gli obiettivi russi con le armi fornite dall'Occidente?
«La scorsa settimana ho lanciato lo stesso appello dal mio blog. È necessario autorizzare l'Ucraina a colpire obiettivi militari nel territorio russo, soprattutto gli stock di energia e munizioni».
Non c'è il rischio di un'escalation?
«Il ruolo di Stoltenberg è quello di dare consigli politici ai membri dell'Alleanza atlantica e quest'ultimo è eccellente. Il fatto che gli Stati Uniti e l'Europa continuino a condizionare l'invio di armi al fatto che non debbano essere utilizzati per colpire obiettivi vitali della Russia è scandaloso e inqualificabile. La Russia bombarda giorno e notte tutti gli obiettivi dell'Ucraina, anche quelli civili. Non c'è nessuna ragione in base alla quale il Paese non dovrebbe rispondere contro obiettivi militari. Continuare a imporre una simile restrizione significa indebolire, ma anche tradire l'Ucraina.
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