Comunisti pro-islam
Analisi di Daniele Dell'Orco
Testata: Libero
Data: 27/05/2024
Pagina: 7
Autore: Daniele Dell'Orco
Titolo: Le capriole della sinistra in difesa dell'imam nell'ateneo

Riprendiamo da LIBERO del 27/05/2024, a pag. 7, con il titolo "Le capriole della sinistra in difesa dell'imam nell'ateneo" cronaca di Daniele Dell'Orco.

Daniele Dell'Orco
Daniele Dell'Orco

E dove è finita la laicità delle università italiane? La stessa sinistra che, nel 2008, ha impedito (partendo da questo argomento) a papa Benedetto XVI di tenere una lezione magistrale alla Sapienza, oggi difende la preghiera anti-Israele dell'imam Brahim Baya all'Università di Torino. Due religioni, due misure, stesso odio contro l'Occidente e Israele.

Un po’ a scoppio ritardato rispetto al solito, segno evidente che la preghiera del venerdì organizzata nei corridoi di Palazzo Nuovo occupato la settimana scorsa a Torino, con una trentina di fedeli musulmani, studenti e studentesse (ovviamente in zona separata) in stragrande maggioranza di origine straniera proveniente da Pakistan, Palestina, Turchia e Egitto, che hanno convertito per una quarantina di minuti la sala in una moschea, ha colto un po’ di sorpresa anche la sinistra.
All’inizio è mancata la “risposta pronta” nei confronti delle prevedibili preoccupazioni del governo, ma adesso sta comunque arrivando la levata di scudi a supporto della trovata dei collettivi e dell’“inno al jihad” cantato sotto la Mole da Brahim Baya, uno dei responsabili dell’attivissima moschea Taiba di via Chivasso e già portavoce della comunità islamica torinese.

«TEOCRAZIE»

A prendere le parti di questo connubio tra comunismo militante e islam ci pensa Gian Giacomo Migone, già cofondatore del PDS nonché presidente della Commissione Esteri del Senato dal ’94 al 2001. E lo fa dalle colonne de La Stampa, il quotidiano di casa nel portfolio degli Elkann.
Migone esordisce con l’apologia della laicità, «una preziosa quanto faticosa conquista della nostra storia scrive -, tutt’altro che scontata nel mondo che ci circonda». Il riferimento è alle realtà statali di Israele e Iran, i due arcinemici della regione, protagonisti, i primi direttamente, i secondi come ventriloqui di Hamas, del conflitto in corso a Gaza. Per Migone Israele e Iran sarebbero praticamente la stessa cosa: «Si dichiarano fieramente teocrazie in cui cittadini ed abitanti di diverse fedi e convinzioni non godono degli stessi diritti». Argomentazione peraltro molto gettonata tra gli anti-israeliani che sognano di smontare la realtà della civiltà avanzata di Tel Aviv inserendola nello stesso calderone dei regimi più retrogradi.
Nel nome della laicità, Migone si dispiace che il Ministro dell’Istruzione, i rettori dell’Università e del Politecnico nonché il questore di Torino siano stati «accecati dal bisogno di condannare e vietare le funzioni di rito musulmano dell’imam Brahim Baya esprimendovi liberamente le sue convinzioni in sedi universitarie». Tra l’altro occupate, con un rettorato che è stato per due settimane trasformato in una sorta di zona franca. Migone ha avuto buon gioco nell’impostare il suo ragionamento di «apertura e tolleranza» nei confronti dei sermoni bellicisti, a patto però di trovare il modo per attaccare l’esecutivo.
Come? Scrivendo che la reprimenda del Ministro Bernini non sarebbe altro che un «diversivo atto ad oscurare sempre più ovvie inadempienze politiche, giustamente denunciate da una generazione di studenti mobilitati in tutto l’Occidente».
Una generazione di studenti comunisti, dimentica di specificare. Anzi, una generazione di sfascisti comunisti e basta, dal momento che, è il segreto di Pulcinella, tanto nelle proteste in Italia quanto negli atenei di Europa e Stati Uniti, le orde dei manifestanti sono sempre state zeppe di militanti della sinistra radicale che all’università non sono nemmeno mai stati iscritti.

«ORIGINI IDEOLOGICHE»

Migone sostiene che il governo Meloni sia «comprensibilmente condizionato dalle sue origini ideologiche» che «accentua la sua subalternità nei confronti di Washington» (e lo dice uno che ha studiato ad Harvard), ma che dovrebbe trovare un modo per chiamarsi fuori da quest’orbita per evitare di rendersi «ulteriormente complice del governo Netanyahu, ormai incriminato da due corti internazionali».
L’Italia dovrebbe allora cessare di fornire armi a Israele, restaurare i precedenti finanziamenti all’Unwra, smettere di negare il riconoscimento dello stato di Palestina.
Cioè, pur di convertire l’Italia in Paese pro-Pal, i compagni accetterebbero persino che si smarcasse, nel più sovranista dei modi, dall’orbita atlantica. Poi però arriva la correzione: indipendenti da Washington sì, ma sovranisti mai, per questo per Migone bisognerebbe in ultimo spalancare le porte ai migranti e introdurre lo ius soli, per arruolare così decine di migliaia di nuovi adepti nella santa allanza “comunisti per l’islam”. 

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