Ostaggi: il silenzio e la vergogna
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://israel247.org/otages-le-silence-et-la-honte-84787.html
“Mentre non ci sono dubbi sulla portata dei crimini di guerra commessi dai miliziani di Hamas, è altrettanto evidente che la risposta dell’esercito israeliano, indipendentemente dalla natura democratica dello Stato ebraico, si è affrancata dalle norme che garantirebbero il più possibile il diritto umanitario nel fuoco della guerra.” Ammirate questo editoriale di Le Monde intitolato “Guerra Israele-Hamas: la giustizia internazionale contro l'impunità.” Hai capito bene. Israele non può rivendicare l’impunità quando non ha rispettato il diritto umanitario. Lasciamo al giornale la responsabilità di questa affermazione, che Gerusalemme smentisce con la massima fermezza.
Non cercate di saperne di più dei crimini di guerra di Hamas. Non è questa l’intenzione del quotidiano. Esso inveisce contro “gli ostacoli posti dai leader israeliani alla fornitura degli aiuti alimentari essenziali per la popolazione di Gaza, a più di sette mesi dall'inizio delle operazioni militari” ma non riesce a vedere che questi aiuti tanto necessari non arrivano agli ostaggi israeliani. Quasi 230 giorni trascorsi nel buio dei tunnel, nell'angoscia e, diciamolo a voce alta: di fronte a torture e a violenze sessuali. La Croce Rossa, così pronta a denunciare le sofferenze dei palestinesi di Gaza, non li ha ancora visitati. Del resto essa non si è ancora espressa sul video trasmesso ieri dai familiari delle vittime. Neppure Le Monde. Si tratta comunque di fatti accaduti il 7 ottobre. Prima della risposta dell'esercito israeliano. Questo non è materiale di propaganda girato da Israele. Il video è stato ritrovato a Gaza dai soldati israeliani. Quelle immagini sono state riprese dalle telecamere usate dai terroristi. Le hanno viste i giornalisti di Le Monde? Quelli di Le Parisien lo hanno fatto. Leggiamo : “Tre minuti e dieci secondi agghiaccianti … diverse donne soldato “osservatrici”, la cui missione è quella di monitorare il confine tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza, sono allineate contro un muro di fronte agli uomini di Hamas…
Gli uomini armati si posizionano quindi su entrambi i lati dei futuri ostaggi. Alcuni pregano, altri legano le mani alle soldatesse. Negli ultimi secondi del video, le giovani donne, tutte ferite o macchiate di sangue, sono accompagnate dai membri di Hamas nel retro di una Jeep, parcheggiata davanti alla base. Le vediamo un'ultima volta, rannicchiate nel bagagliaio dell'automezzo, con i volti segnati dai colpi e dalla paura.” Quindici di loro sono state assassinate quello stesso giorno. Sette sono state condotte a Gaza. Il loro status di soldatesse purtroppo le rende un prezioso oggetto di mercanteggiamento e Hamas insiste affinché vengano rilasciate solo per ultime. Una di loro, ferita, è stata uccisa durante la prigionia; un’altra è riuscita a essere liberata dall'esercito.
I tre Paesi che hanno appena riconosciuto la “Palestina”, vale a dire i territori palestinesi dove la popolazione sostiene principalmente Hamas, e la Striscia di Gaza controllata da Hamas, ovviamente non hanno pensato ad esigere la liberazione degli ostaggi.
Michelle Mazel