Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/05/2024, a pag. 3, con il titolo "I bambini italiani di 10 anni a lezione di islam in moschea" la cronaca di Tommaso Montesano.
Tommaso Montesano
I bambini seduti e lui, dietro un leggìo, in piedi davanti a loro a discettare, in un “laboratorio”, di islam e dei suoi «pilastri», dei musulmani e del Corano. Brahim Baya, l’imam torinese protagonista del contestato “sermone” al Politecnico del capoluogo piemontese che ieri ha spinto il questore a vietare il bis, lo scorso 15 maggio ha tenuto una “lezione” davanti a quattro classi quinte delle scuole elementari torinesi “Boncompagni” ed “Edi Franchetti”.
L’evento, della durata di oltre un’ora, è stato trasmesso “live” sulle pagine social della moschea Taiba di Torino. Il luogo di preghiera, aperto nel 2006, «più attivo» in città, ha rivendicato con orgoglio Baya nella sua introduzione.
L’uomo, presidente delle moschee di via Chivasso (la moschea Taiba, appunto) e via Reycend e componente del coordinamento di Torino per Gaza, ha diffuso il messaggio dell’islam ai piccoli studenti. Ha mostrato il Corano, ha chiesto ai bambini se conoscessero «l’insegnamento più importante» del testo sacro, ha illustrato i pilastri, le leggi e i comportamenti dei musulmani. «Stiamo realizzando lo scopo divino della conoscenza reciproca», culminato con la condivisione del cibo. Il “laboratorio” è iniziato con un video di cinque minuti deputato a sintetizzare l’islam, «una religione che non si conosce abbastanza» pur essendo praticata «da un quarto dell’umanità, circa due miliardi di persone».
PROSELITISMO SCOLASTICO
Nel corso della lezione, rispondendo alle domande, Baya ha spiegato la distinzione tra sunniti e sciiti - «non è teologica, i pilastri sono comuni, la differenza è su chi guida la comunità» - e profetizzato la nascita di «una nuova combinazione, l’islam italiano. I nostri figli sono nati qua». I bambini sono invitati a dire il loro nome prima della domanda e quando tocca a Mahmood, Brahim sorride: «Questi nomi li perdiamo, insistiamo!».
In chiusura di “laboratorio” c’è spazio anche per una digressione storica: «Ci sono tante ingiustizie in questo mondo. In Italia c’era il diritto d’onore, la Chiesa considerava la donna senz’anima. L’uomo tende per ragioni di potere a prevaricare». E prima di salutare i bambini, Baya ricorda insieme a loro i cinque pilastri dell’islam: «Quali sono? Fede, preghiera, responsabilità nei confronti degli altri, il digiuno nel mese di Ramandan, il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita...».
La “lezione” in moschea - e le sue implicazioni - non sono sfuggite a David Romano, direttore del museo della Brigata ebraica di Milano. «Ricordo che all’università La Sapienza di Roma si è impedito a papa Benedetto XVI di intervenire mentre qui ci si inginocchia davanti all’imam integralista. È il segno dei tempi», è il primo commento che gli viene in mente di fronte alle immagini di Baya tra i bambini delle scuole italiane. Quanto è accaduto con le due classi di quinta elementare è la diretta conseguenza del clima che si respira in Italia dal 7 ottobre a oggi: «Il vero punto sono le università. I rettori stanno mediando al ribasso e così facendo stanno favorendo l’anarchia: il più forte e il più violento hanno la meglio». Pertanto non stupisce che l’indottrinamento coinvolga anche le classi della scuola primaria: «Il loro progetto è islamizzare la società e si comincia dai piccoli». A stupire, semmai, è la reazione che non c’è: «Il loro progetto è distruggere l’Occidente, cancellare la cultura occidentale. Ci hanno dichiarato guerra e noi apriamo le porte all’indottrinamento».
I PRECEDENTI
Non è la prima volta che la moschea Taiba entra in contatto con le istituzioni scolastiche di Torino. Lo scorso 27 marzo il centro di preghiera ha ospitato i docenti del vicino istituto comprensivo Parini accompagnati dal dirigente scolastico e da altri referenti delle scuole del quartiere. Oltre alla discussione sul «valore del pluralismo culturale», sull’«educazione in contesti multiculturali» e sul «ruolo che scuole e comunità locali giocano nella promozione di un approccio educativo inclusivo», l’incontro - giunto alla sua seconda “edizione” - non ha tralasciato «argomenti delicati come la guerra, la pace e la critica ai doppi standard che, purtroppo, si riscontrano anche nel contesto scolastico». Il momento culminante della giornata, come appare nella pagina Facebook della moschea, «è stato condividere insieme la gioia e lo spirito di comunità durante la cena di rottura del digiuno “Iftar”».
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