Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/05/2024, a pag. 1/17, con il titolo "L’Aja ordina a Israele di arrendersi", la cronaca di Amedeo Ardenza
Con tredici voti a favore e due contrari la Corte internazionale di Giustizia (Cig) ha ordinato a Israele di «interrompere immediatamente l’offensiva militare e qualsiasi altra azione nel governatorato di Rafah che possa imporre al gruppo palestinese di Gaza condizioni di vita che potrebbero portare alla sua distruzione fisica, totale o parziale».
Il massimo organo giurisdizionale dell’Onu è così entrato a gamba tesa nel conflitto che oppone Israele al gruppo terrorista palestinese Hamas che proprio a Rafah ha la sua ultima roccaforte. La Cig ha motivato la decisione con la necessità di proteggere la popolazione ai sensi della Convenzione per la prevenzione del genocidio. Allo stesso tempo il tribunale con sede all’Aja ha anche ordinato a Gerusalemme di tenere aperto il valico di Rafah fra Gaza e l’Egitto come anche di «prendere misure efficaci per garantire l'accesso senza ostacoli alla Striscia di Gaza di qualsiasi commissione d'inchiesta, missione d'indagine o altro organo investigativo incaricato dagli organi competenti delle Nazioni Unite di indagare sulle accuse di genocidio». Pieno supporto dunque alle tesi del Sudafrica.
LE QUATTRO BUGIE DI PRETORIA
Da mesi Pretoria sostiene che lo Stato ebraico starebbe annientando i gazawi. Una tesi facilmente smontabile. Primo: le Israel Defense Forces (Idf) agiscono secondo un disciplinare di condotta fra i più rigidi al mondo, al punto da avvertire la popolazione locale con annunci sonori e visivi (volantini) prima di attaccare una zona residenziale infiltrata da Hamas. Secondo: Israele continua a essere il primo fornitore di assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. Terzo: a differenza di altri Paesi bastonati dalla Cig in passato (come il Myanmar e solo a seguito di indagini molto più lunghe), Israele ha un sistema giudiziario indipendente, ieri del tutto disconosciuto dalla Cig. Quarto: il governo del Sudafrica non fa gli interessi dei palestinesi ma quelli di Hamas, i cui massimi dirigenti – considerati dei pericolosi tagliagole da gran parte dell’Occidente e del mondo arabo moderato – ha ricevuto con il tappeto rosso poche settimane fa a Pretoria.
Contro gli ordini impartiti ieri hanno votato solo due giudici: la giurista ugandese Julia Sebutinde e l’ex numero uno della Corte suprema israeliana Aharon Barak. Secondo gli altri togati, Israele non avrebbe dimostrato che gli sforzi messi in piedi per evacuare la popolazione civile da Rafah siano sufficienti a mitigare i rischi affrontati dalla popolazione gazawi a causa delle azioni militari.
Da quando Israele ha iniziato la sua campagna di terra contro Hamas, entrando nel nord della Striscia, il numero dei civili sfollati verso Rafah ha superato quota un milione. Di questi, secondo fonti israeliane, nelle ultime settimane 800 mila avrebbero già lasciato la città sul confine con l’Egitto.
La decisione della Cig è il secondo duro colpo inferto nel giro di pochi giorni da un tribunale internazionale alla strategia adottata da Gerusalemme di distruggere Hamas, colpevole del massacro di oltre 1200 civili nel sud d’Israele il 7 ottobre 2023. Lunedì scorso Karim Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) – che al pari della Cig ha sede all’Aja – ha chiesto ai giudici della corte di convalidare un ordine di arresto internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant. I due politici democraticamente eletti sono stato messi sullo stesso piano dei leader di Hamas Yahya Sinwar, Ismail Haniyeh e Mohammed Deif per i quali Khan ha parimento chiesto l’arresto.
ELIMINATO CAPO JIHADISTA
Netanyahu ha reagito all’annuncio della Cig convocando una riunione d’emergenza con l’avvocato dello stato, signora Gali Baharav-Miara, e i principali ministri e consiglieri dell’esecutivo. Nelle stesse ore le Idf dimostravano come Israele non intenda smetttere di dare la caccia a Hamas: il vice comandante delle forze di sicurezza nazionale di Hamas, Diaa al-Din, è stato ucciso ieri in un attacco aereo nel centro della Striscia di Gaza.
Le Idf hanno spiegato che al-Din era responsabile della «gestione del meccanismo che protegge i confini della Striscia di Gaza» ossia del meccanismo per impedire ai gazawi di evacuare dalle zone di combattimento, in ossequio alla strategia di Hamas di usare i civili come scudi umani.
La Corte internazionale di giustizia non dispone di poteri per obbligare Israele ad adempiere agli ordini; allo stesso tempo la violazione degli stessi può esporre lo Stato ebraico al rischio di sanzioni internationali. Ancora una volta sarà importante capire cosa farà Biden.
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