Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 24/05/2024, a pag. 18, con il titolo "Più spese militari e appelli agli alleati La strategia dell’isola per difendersi" l'analisi di Gianni Vernetti.
Sono passati soltanto 3 giorni dall’insediamento del nuovo presidente Lai Ching-te e Taiwan è nuovamente accerchiata dalla marina della Repubblica Popolare Cinese. «L’azione di oggi sembra sempre più prefigurare una strategia di Pechino orientata a realizzare una qualche forma di “blocco navale”, più che al conflitto militare diretto e all’invasione di Taiwan», racconta Si-Fu Ou, Direttore dell’Institute for National Defense and Security Research, il think tank del Ministero della Difesa. La capitale vive con un certo disincanto l’ennesima provocazione di Pechino e nulla si è fermato: i mercati notturni pullulano della vita di sempre e il cuore tecnologico del pianeta, fatto di 26 parchi scientifici e tecnologici fra Taipei e Kaoshiung e decine di fabbriche di chip e semiconduttori, continua a sfornare quelle tecnologie senza le quali automobili, cellulari e computer si fermerebbero. Ma qualcosa sta cambiando. Lasvolta autoritaria di Xi-Jinping, la fine della città libera di Hong Kong con la morte del modello “un Paese, due sistemi” e l’obiettivo dichiarato da Pechino di voler raggiungere l’obiettivo della riunificazione con tutti i mezzi, ha costretto Taiwan a cambiare strada. Se nei primi dieci anni del nuovo secolo il Paese si è concentrato esclusivamente sulla crescita economica interna, il rischio di un conflitto fra i due lati dello stretto ha costretto Taiwan a cambiare passo. La leva obbligatoria è stata allungata di quattro mesi e il budget della difesa è passato quest’anno dal 2% al 2,5% del Pil, con l’obiettivo di raggiungere il 3% entro il 2026; e sono aumentate progressivamente le azioni di coordinamento fra Taiwan e gli alleati occidentali. «L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata per noi una lezione importante - racconta Tien Chung-Kwang, Viceministro degli Esteri- per aggiornare le nostre politiche difensive e il nostro sistema di alleanze. La resilienza della società ucraina, la capacità di affrontare sfide asimmetriche, l’innovazione continua delle tattiche militari, ladeterminazione a difendere la propria democrazia, la costruzione di un’ampia coalizione di paesi democratici, sono state per noi una fonte di grande ispirazione». Da qui la richiesta agli alleati di Asia, Europa e America di essere più presenti nello stretto: «La Cina sta minacciando un ordine internazionale fondato sulle regole e sul diritto, e vuole dettare le proprie condizioni su ampie aree di mare che non le appartengono - ha proseguito - . Quindi dobbiamo fare in modo che sia garantita la piena libertà di navigazione nell’Indo-Pacifico». «Come già hanno fatto gli Usa, il Giappone e la Germania - prosegue Tien Chung-Kwang - invitiamo altri paesi europei ad attraversare lo stretto di Taiwan e il Mar Cinese Meridionale con le proprie navi per affermare la libertà di navigazione che è un diritto universale». Il gruppo navale della portaerei Cavour, che partirà a breve per una lunga missione fra il Mediterraneo, Gibuti, India e Giappone conferma l’impegno italiano in tal senso. Taiwan non sta soltanto aggiornando la propria politica di difesa, ma sta anche tentando di mettere in sicurezza la propria produzione industriale, a cominciare dalle tecnologie più pregiate e sensibili dei semiconduttori. Questo è il senso delle joint venture che sono state realizzate recentemente fra il colosso dei semiconduttori Tsmc e altre aziende di Giappone, Usa, Germania e India per ampliare i siti di produzione, costruendo così una vera e propria “catena di approvvigionamento democratica”. Il record di presenze internazionali all’inaugurazione del nuovo presidente Lai Ching-te è stato un segnale chiaro nei confronti di Pechino: i Paesi democratici non abbandoneranno Taiwan al suo destino.
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