Torino, università occupata, pregano i pro-terroristi: che fine hanno fatto i rettori?
Cronaca di Daniele Dell'Orco
Testata: Libero
Data: 24/05/2024
Pagina: 10
Autore: Daniele Dell'Orco
Titolo: Preghiera islamica in ateneo e i rettori condannano Israele

Riprendiamo da LIBERO del 24/05/2024, a pag. 10, con il titolo "Preghiera islamica in ateneo e i rettori condannano Israele " cronaca di Daniele Dell'Orco.

Daniele Dell'Orco
Daniele Dell'Orco

Preghiera islamica all'Università di Torino, dove il Rettorato è stato occupato per due giorni dai collettivi pro-Palestina. Non è solo una protesta pacifista, è anche un movimento filo-islamista apertamente simpatizzante per i terroristi di Hamas. Che fine hanno fatto i rettori?

Le proteste universitarie che per settimane hanno tenuto sotto scacco alcuni dei più importanti atenei italiani con le rivendicazioni pro-Palestina sono in larga parte terminate, anche per via della fine delle lezioni e dello svuotamento delle facoltà. L’attesa, però, dalle piazze degli antagonisti si è spostata ai rettorati, visto che da tempo era attesa una presa di posizione ufficiale della “Conferenza dei rettori delle università italiane” (Crui) sul conflitto in Medio Oriente. In particolare, si attendeva una risposta univoca e totale sul boicottaggio di Israele e delle partnership con le raltà accademiche dello Stato ebraico come invocato dai collettivi rossi. A loro la Crui ha chiarito ieri che non ci sarà nessuna interruzione delle relazioni con le università israeliane. Al termine dell’assemblea di Roma, la conferenza ha diffuso una nota in cui legge: «Interrompere gli accordi con la accademie dello stato ebraico vorrebbe dire rigettare l’importanza di luoghi di riflessione, pensiero critico e confronto costruttivo. Scienza e cultura sono garanzia di liberi spazi di dialogo anche nella differenza di opinioni e visioni».
Dopo il 7 ottobre studenti ebrei e israeliani hanno denunciato episodi di antisemitismo e un preoccupante clima di intimidazione in diversi atenei del paese. Nella nota della Crui si ricorda come l’università debba essere «un luogo libero e pacifico» di confronto, dove la violenza non può mai avere posto.
Dopo il colpo al cerchio, però, i rettori ne hanno tirato più di uno anche alla botte, chiedendo «un immediato cessate il fuoco» e osservando che «il massacro di civili a Gaza ha superato ogni limite accettabile». Giovanna Iannantuoni, Presidente della Crui, ha motivato la scelta salomonica precisando come sia «essenziale evitare di favorire l’escalation con schieramenti aprioristici» e definendo «complessa» la situazione mediorientale: «Il vero coraggio è quello di non cedere a logiche di parte e schierarsi invece per la pace», dice.
La Conferenza poi ha elencato una serie di progetti di cooperazione ed inclusione volti al potenziamento dei rapporti con la Palestina, come la promozione dell’adesione delle università al consorzio UNIMED (Mediterranean Universities Union), di cui fanno parte le università palestinesi, e a TESI (Technical Education Support for Higher Education Students Initiative) promossa dalla An-Najah National University e che prevede aiuti finanziari e materiali agli studenti della Striscia di Gaza, o come la richiesta di rafforzamento delle iniziative per finanziare borse di studio finalizzate all’accoglienza di docenti e studenti delle università palestinesi distrutte a causa del conflitto o ancora la promozione presso le istituzioni europee del programma "Erasmus for Palestine".
Ieri intanto è terminata dopo 11 giorni l'occupazione da parte dei collettivi pro-Pal presso il rettorato dell'Università di Torino.
Durante questa «intifada studentesca» i movimenti antagonisti hanno ospitato l’Imam Brahim Baya, che venerdì scorso ha tenuto un sermone di fronte a una trentina di manifestanti e fedeli, molti di origine straniera.
Nel suo intervento, l’Imam ha parlato di Palestina come una terra «mira degli invasori, degli arroganti, dei colonizzatori dal tempo delle Crociate». Poi, sui tempi recenti, ha detto: «I nuovi sionisti sono arrivati per prendersi quella terra, per insediarsi in un colonialismo più becero, più criminale che possa esistere».
Infine, l’apologia della resistenza palestinese: «Ha resistito di fronte a questa furia omicida, questa furia genocida, uscita dalle peggiori barbarie della storia». Quella palestinese secondo l’Imam sarebbe una «lotta di liberazione» e una «forma di Jihad».
E proprio un «inno alla Jihad» è stato definito il sermone da parte di alcuni professori. Sul caso è intervenuto il ministro dell’Università Anna Maria Bernini che ha telefonato al rettore Stefano Geuna. Quest’ultimo ha ribadito «il carattere di laicità dell’istituzione universitaria» pur unendosi al Ministro nel «sentimento di piena condanna sull’accaduto».
Gli studenti, dopo aver sloggiato ma solo dal rettorato, puntano a continuare l’occupazione di altri spazi universitari fino al 1 giugno, quando a Roma si terrà il primo «corteo nazionale dell’Intifada universitaria» promosso dai soliti compagni di “Cambiare rotta”.

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