Il riconoscimento dello 'Stato' di Palestina
Commento di David Elber
Ha suscitato scalpore l’espressa volontà di riconoscere lo “Stato” di Palestina, da parte dei governi di Spagna, Irlanda e Norvegia.
Per prima cosa, bisogna precisare che questa volontà politica non ha niente a che vedere con il diritto internazionale, ma è, appunto, una mera volontà politica di questi governi europei, di forzare una situazione sul territorio, che può essere risolta solo attraverso una trattativa tra le parti in causa e non, certamente, perché questi Stati hanno deciso di riconoscere un inesistente Stato. Infatti, se così fosse, non si capisce perché non esista già uno “Stato di Palestina”, visto che dal 1988 sono almeno 139 gli Stati del mondo che riconoscono lo “Stato di Palestina”. Cioè, da quando Arafat da Tunisi dichiarò l’indipendenza della Palestina (al posto di Israele). Quindi nulla di nuovo.
Che questa intenzione sia solo politica e non abbia una minima base nel diritto internazionale è presto detto: questo riconosciuto “Stato di Palestina” non ha i requisiti minimi, sanciti dalla Convenzione di Montevideo del 1933, che sono gli unici validi per il diritto internazionale. Altresì, questa volontà politica di riconoscimento può aprire possibili e inquietanti sviluppi nelle relazioni internazionali: uno o più Stati possono decidere, a prescindere dalla regole internazionali, quando uno Stato è tale e quando non lo è. Questo vuol dire che in futuro, se un certo numero di Stati decidesse di riconosce lo “Stato di Catalogna” oppure lo “Stato del Tirolo del Sud”, questi diverrebbero automaticamente degli Stati indipendenti? No di certo, però si potrebbero aprire tutta una serie di rivendicazioni e di tensioni che condurrebbero, inevitabilmente, a nuove guerre più che a risolvere le frizioni o le dispute già in corso.
Purtroppo, la scarsa lungimiranza di certi governi ideologizzati può condurre a conseguenze disastrose nell’alveo della politica internazionale. L’unica cosa certa è che certe iniziative partono sempre quando c’è di mezzo Israele e finiscono con Israele. Si pensi bene al fatto di questo riconoscimento dello “Stato di Palestina”: ma se la Giudea, la Samaria e Gaza sono considerati “territori palestinesi occupati” per quale motivo c’è la necessità di un nuovo riconoscimento? Se sono già “territori palestinesi”, perché doverli riconoscere nuovamente? Inoltre, se sono “occupati”, vuol dire che uno “Stato” già esisteva, perché non si può “occupare” qualcosa che non esiste per il diritto internazionale. Ma forse la verità è un’altra: chi afferma che Israele occupi “i territori palestinesi” sostiene che Israele non ha diritto ad esistere.
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