Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/05/2024, a pag. 8, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo: "Guerra di cifre tra Onu e Israele. Jenin non ha insegnato niente".
Giulio Meotti
Quando nel 2002 l’esercito israeliano entrò a Jenin per distruggere i covi dei terroristi che vi pullulavano durante la Seconda Intifada, i palestinesi si precipitarono dai media internazionali sostenendo che Israele stava perpetrando un massacro. Saeb Erekat, portavoce di Yasser Arafat, affermò che a Jenin erano stati “massacrati cinquecento palestinesi” (cinquecento è il numero magico, anche per l’ospedale di Gaza). I media internazionali non esitarono a riprenderlo e diffonderlo senza alcuna conferma o prova o riscontro.
Quando media e osservatori internazionali riuscirono finalmente entrare a Jenin, dipinsero un quadro diverso: una dura battaglia nel campo profughi, nella quale erano rimasti uccisi cinquanta palestinesi, in gran parte appartenenti a gruppi terroristici, e 23 soldati israeliani. Non un “massacro” di cinquecento civili inermi, ma una operazione antiterrorismo. Ma ormai il danno era fatto.
Mentre le truppe israeliane attaccano Hamas da sei mesi, il ministero della Sanità di Gaza ha impresso nella mente del pubblico una statistica degna di un altro massacro: “Il settanta per cento dei morti a Gaza sono donne e bambini”, dice il ministero gestito da Hamas, e più di trentamila vite andate perdute.
Gabriel Epstein, analista del Washington Institute for Near East Policy, aveva subito fatto notare a dicembre che qualcosa non tornava. Aveva scoperto che le morti attribuite a “fonti mediatiche affidabili” erano costituite quasi interamente da donne e bambini. Delle 6.629 vittime attribuite dai media, 1.941 erano donne, 4.678 bambini e solo dieci uomini. Dei quasi 11 mila decessi segnalati tra il 1 gennaio e il 31 marzo, i maschi adulti rappresentavano solo il 9 per cento delle vittime, anche se il rapporto tra i sessi di Gaza è vicino alla parità e più della metà dei suoi residenti sono adulti.
Ora l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) ha ridotto di quasi la metà il numero di donne e minori uccisi durante la guerra in corso dal 7 ottobre 2023 tra Israele e Hamas. Farhan Aziz Haq, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ha dichiarato che le cifre si basano sui dati del ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, e che “le squadre Onu sul campo a Gaza non sono in grado di verificare in modo indipendente queste cifre, data l’enorme quantità di morti”. Un’infografica pubblicata dall’Ocha il 6 maggio riferisce che il numero di donne uccise dal 7 ottobre sarebbe di 9.500 e quello dei minori di 14.500. Due giorni dopo, l’8 maggio, l’agenzia delle Nazioni Unite ha dimezzato il numero: 4.959 donne e 7.797 minori. Secondo le stime ufficiali israeliane, quindicimila terroristi sono stati uccisi dal 7 ottobre.
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha risposto così: “Il miracolo della resurrezione dei morti a Gaza. Le Nazioni Unite riducono del 50 per cento la stima delle donne e dei minori uccisi a Gaza e affermano di essersi basate sui dati del ministero della Sanità di Hamas. Chiunque si basi sui dati falsi di un’organizzazione terroristica per incriminare Israele di spargimento di sangue è antisemita e sostiene il terrorismo. Guterres, dimettiti!”. Il rapporto tra terroristi e civili uccisi è dunque di uno a uno, come ha dichiarato il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. “Sono stati uccisi quattordicimila combattenti e, probabilmente, sedicimila civili”. Secondo il professor Abraham Wyner, studioso di Statistica della Wharton University, le percentuali dei morti indicate da Hamas sono cresciute in modo innaturale e in misura troppo regolare e lo ha spiegato in un lungo saggio su Tablet.
Alla fine del conflitto forse sarà più chiaro che Israele aveva compiuto sforzi considerevoli per ridurre al minimo gli effetti della guerra sui civili, mentre Hamas continuava a utilizzare gli ospedali, le scuole e le moschee come fortezze (ieri i video dalle strutture dell’Unrwa). Alla fine della guerra forse verrà fuori un “genocidio” di terroristi.
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