Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'articolo di Alan Baker, dal titolo "Risoluzione Onu per l’ammissione dello "stato palestinese": ovvio che viene vista come una vittoria del terrorismo" tradotto dal Jerusalem Post.
Solo nel mondo dell’assurdo uno spregevole produttore di terrorismo, Hamas, può perpetrare un feroce massacro, trucidando torturando seviziando più di mille persone innocenti e compiendo sadici stupri di massa, il tutto nell’arco di poche ore, e poi scapparsene a Gaza portando con sé centinaia di ostaggi e pretendere di fare la vittima. Solo nel mondo dell’assurdo l’organizzazione rappresentativa palestinese che incoraggia, finanzia, glorifica e prende le parti degli assassini e stupratori alla Hamas può essere celebrata, valorizzata e promossa dalla maggioranza degli stati membri della comunità internazionale. Solo nel mondo dell’assurdo un drappello di stati anti-democratici e sostenitori del terrorismo può piegare l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proponendo una risoluzione che accondiscende ad adulare un’entità che avalla il terrorismo, con una fuorviata e surreale manifestazione di ingenuità, di distorta “correttezza politica” e di spettacolare ipocrisia. Solo in quel mondo dell’assurdo una maggioranza di ben 143 stati può ripetere a pappagallo il sostegno per quella che ciecamente continuano a declamare come la “soluzione a due stati” senza sapere davvero di cosa stanno parlando per totale ignoranza e stupidità. E solo nel mondo dell’assurdo la maggioranza della comunità internazionale può deliberatamente chiudere gli occhi e ignorare le dichiarate intenzioni apertamente genocide dell’Iran, di Hamas e della Organizzazione per la liberazione della Palestina con tutti i loro sforzi e appelli per l’eliminazione dello stato ebraico e degli ebrei. Il tutto mentre, allo stesso tempo, decidono di elevare lo status della rappresentanza palestinese alle Nazioni Unite. E solo nel mondo dell’assurdo tutto questo può accadere nello stesso momento in cui torme di manifestanti antisemiti violenti, isterici, aizzati, organizzati e generosamente finanziati occupano campus universitari e centri cittadini negli Stati Uniti e nelle città europee, invocando l’eliminazione dell’unico stato ebraico. Nonostante il clamore artificiale sollevato attorno a questa risoluzione, il punto è che l’asserito upgrading non garantisce ai palestinesi lo status di Stato membro né la piena adesione alle Nazioni Unite che vorrebbero ottenere. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non ha né l’autorità né la giurisdizione per creare Stati né per concedere lo status di Stato membro senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza. La sconsolante ingenuità e ipocrisia dei paesi che hanno proposto e approvato questa nuova e stravagante risoluzione dell’Assemblea Generale appaiono evidenti nell’affermazione della risoluzione secondo cui “lo Stato di Palestina è qualificato per diventare membro delle Nazioni Unite in conformità all’articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite”. L’articolo 4 prevede che l’adesione alle Nazioni Unite sia aperta a “tutti gli altri stati amanti della pace che accettano gli obblighi contenuti nella presente Carta”. E’ legittimo domandarsi se i rispettabili paesi che hanno votato a favore di questa risoluzione – tra cui Russia, Cina, Norvegia, Giappone, Corea del Sud e Australia nonché membri dell’Unione Europea come Belgio, Danimarca, Estonia, Francia Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Spagna – credono veramente che i palestinesi siano, o potrebbero essere, uno “stato amante della pace”. O se non si tratti piuttosto di auto-inganno, di artificiosa “correttezza politica” o di ingenue illusioni. Dal momento che il diritto internazionale richiede, per la statualità, oltre all’essere uno stato amante della pace anche il rispetto di determinati criteri tra cui una governance responsabile e la capacità di rispettare gli obblighi internazionali, è del tutto evidente che questa risoluzione non è altro che una triste e miserabile finzione: un farsa. Manifestamente nessun soggetto dell’esistenza politica palestinese – che si tratti della famigerata e spietata organizzazione terroristica Hamas o dell’Olp e dell’Autorità Palestinese che glorificano e finanziano il terrorismo – può seriamente affermare di soddisfare tali criteri. La risoluzione, come tutte le risoluzioni dell’Assemblea Generale, non ha valore vincolante, ma solo consultivo. Non costituisce diritto internazionale e riflette solo le opinioni politiche degli stati che l’hanno proposta e sostenuta. Le varie modalità elencate nella risoluzione per migliorare l’ordine dei posti a sedere e degli interventi dei delegati palestinesi nell’aula dell’Assemblea Generale e in altri organi delle Nazioni Unite e l’upgrading della loro partecipazione a riunioni e conferenze, non sono altro che provvedimenti cosmetici e chiacchiere simboliche. Nonostante il suo appello per una piena adesione palestinese, la risoluzione nega chiaramente qualsiasi nozione di piena adesione alle Nazioni Unite. La rappresentanza palestinese rimane nient’altro che una delegazione di osservatori, ovunque e comunque siano seduti. La risoluzione sottolinea che non hanno diritto di voto e non hanno diritto di far parte degli organi delle Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, nel contesto degli obblighi dei palestinesi stabiliti dagli Accordi di Oslo, questo tentativo di cambiare il loro status costituisce una violazione grave e fondamentale dell’obbligo, concordato e sottoscritto, di non procedere con modifiche unilaterali dello status in attesa dell’esito dei negoziati sullo status definitivo (più volte la parte palestinese ha rifiutato proposte di compromesso, impedendo di arrivare allo status definitivo ndr). La dirigenza palestinese e Israele hanno convenuto che tutte le questioni in sospeso, compreso lo status definitivo dei territori, devono essere risolte attraverso negoziati diretti e non possono essere determinate da un’azione unilaterale, né all’Onu né altrove. Le stesse Nazioni Unite, in diverse risoluzioni, hanno approvato gli Accordi di Oslo come unico strumento concordato per risolvere la controversia israelo-palestinese. Allo stesso modo l’Unione Europea, la Russia, l’Egitto e la Norvegia, insieme agli Stati Uniti, sono firmatari degli Accordi di Oslo in qualità di testimoni. Il voto a favore di questa nuova risoluzione da parte di questi stati testimoni mina gli accordi ed è in evidente violazione degli obblighi accettati dagli stati e dalle organizzazioni che si fanno testimoni e garanti degli accordi internazionali. Infatti, avallando questa nuova risoluzione mirano ad aggirare il requisito degli Accordi di Oslo per la negoziazione dello status definitivo dei territori contesi, e tentano di pregiudicare unilateralmente l’esito di tali negoziati. Dunque, nonostante gli aspetti puramente simbolici e cosmetici, artificiali e inefficaci, di questa risoluzione, il risultato complessivo della manovra è comunque grave e deleterio, giacché viene visto da Hamas e dalla dirigenza palestinese come un via libera da parte della comunità internazionale per continuare a praticare e sostenere il terrorismo. L’increscioso messaggio che emerge da questa risoluzione è che la comunità internazionale non solo chiude un occhio sul terrorismo palestinese contro un altro stato membro delle Nazioni Unite, ma di fatto lo incoraggia.
(Da: Jerusalem Post, 13.5.24)
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