Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/05/2024, a pag. 16 con il titolo "La Gaza del dopo Hamas avrà un governo israeliano" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Alla festa dell'indipendenza di Israele, i palestinesi, sia nella Striscia di Gaza, sia nella Cisgordania, hanno ieri opposto la ricorrenza della “Nakba”, ossia la “catastrofe”, la fuga di 700.000 loro nonni e bisnonni, nel 1948, insieme alle truppe in rotta degli aggressori sconfitti, dalle terre segnate dalla prima guerra arabo-israeliana.
LA NAKBA
Durante una manifestazione in Cisgiordania per la Nakba, ad al Bireh, vicino Ramallah, scontri con le truppe israeliane hanno causato la morte di uno studente palestinese dell'università di Birzeit, il ventenne Ayser Muhammad Safi, proveniente dal campo profughi di Jalazoun e colpito da proiettili al collo. Poche ore prima era morto un altro ragazzo, stavolta israeliano, quasi della stessa età di Safi, a conferma dell'assurdità della tragedia che dura da 76 anni. Aveva solo 19 anni il primo caduto ebraico nell'operazione terrestre a Rafah, il sergente Ira Yair Gispan, inquadrato nel 75° Battaglione della 7° Brigata corazzata. Tocca quindi 273 il numero dei soldati israeliani morti nei combattimenti sul terreno da ottobre.
I carri armati della 162° Divisione hanno dato fuoco di copertura nell'Est di Rafah ai fanti della Brigata Givati, che hanno scoperto nuovi depositi di armi e distrutto luoghi di addestramento di Hamas. Il premier israeliano Benjiamin Netanyahu ha ribadito, in un’intervista a CNBC, che l’attacco a Rafah «è necessario alla nostra sopravvivenza», negando una crisi umanitaria poiché «finora da Rafah è stato evacuato quasi mezzo milione di persone». Deve però fare i conti con la contrarietà del ministro della Difesa Yoav Gallant alla possibilità di istituire, dopo la guerra, «un governo militare israeliano sulla Striscia di Gaza».
L’esercito ebraico è penetrato più profondamente a Jabaliya, nel Nord della Striscia, dove con un drone è stata distrutta una postazione di lancio di razzi. Ciò non ha impedito che altri razzi fossero lanciati da Gaza su Sderot. Due degli ordigni sono stati intercettati e abbattuti dal sistema Iron Dome, ma un terzo ha centrato un edificio fortunatamente vuoto. È talmente normale per Israele distruggere quasi tutti gli ordigni lanciati sui centri abitati, che Tsahal ha aperto un'inchiesta per capire come quel razzo abbia superato le difese.
Dal quartiere Zeitun di Gaza City, secondo Al Jazeera, «le truppe israeliane si sono ritirate dopo 6 giorni». Ma il portavoce dell'esercito ebraico Daniel Hagari, ha precisato che «solo la Brigata Nahal s'è ritirata da Zeitun per prepararsi ad azioni offensive addizionali» e che restano lì «i riservisti della Brigata Nahal». Secondo Hagari, a Zeitun «sono stati uccisi 150 miliziani e distrutti 80 obbiettivi».
Nel fine settimana è prevista una visita in Israele del Consigliere per la sicurezza nazionale USA Jake Sullivan. Nonostante le minacce di sospendere l'assistenza militare, il presidente Joe Biden, secondo il Wall Street Journal, «si prepara a notificare al Congresso un pacchetto da 1,25 miliardi di dollari in armi e munizioni per Israele». Nello specifico, 700 milioni di dollari per munizioni di carri armati, 500 milioni in veicoli tattici, jeep Hummer, e 60 milioni per proiettili da mortaio.
Sul fronte del Libano, droni israeliani su Tiro hanno eliminato Hussain Ibrahim Mekky, comandante degli Hezbollah nel settore Sud. In risposta, Hezbollah ha lanciato 60 fra razzi Katjusha e missili Burkan sulle basi israeliane del monte Meron, dove si trovano installazioni radar, e di Biranit. In Libano c'è anche un nucleo di Hamas, che ha lanciato 10 razzi sulla Galilea. Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha intensificato il coordinamento col movimento palestinese incontrando a Beirut il vice capo di Hamas a Gaza, Khalil al-Hayya. Caccia dell’aviazione hanno abbattuto due droni provenienti dall'Iraq e lanciati da miliziani filo-iraniani.
OBIETTIVO ANATOLIA
Si segnala la bizzarra uscita del presidente turco Recep Erdogan, notoriamente filo-Hamas, che ieri ha accusato Israele di mirare all’invasione dell’Anatolia, cuore stesso della Turchia. Erdogan ha azzardato: «Non pensate che Israele si fermerà a Gaza, se questo Stato terrorista non viene fermato, prima o poi metterà gli occhi sull’Anatolia con l’illusione che sia una terra promessa». Ha concluso paragonando Netanyahu al generale serbo-bosniaco Ratko Mladic, condannato all'ergastolo per genocidio, e promettendo: «Continueremo a stare dalla parte di Hamas che lotta per l'indipendenza del suo territorio e difende l’Anatolia».
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