Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/05/2024, a pag. 14, con il titolo "Episodi di antisemitismo moltiplicati dopo il 7 ottobre 'Disagio e cospirazionismo'” la cronaca di Ilaria Carra.
C’è un prima e un dopo. Il 7 ottobre 2023 ha portato a «una netta rottura». Perché non solo dopo l’attacco di Hamas a Israele c’è stato un picco preoccupante degli episodi di antisemitismo, ma per la prima volta gli atti contro gli ebrei dal vivo, quindi «accaduti materialmente», hanno quasi raggiunto quelli sul web, nei numeri storicamente maggioritari. Il rapporto dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec di Milano (Centro di documentazione ebraica contemporanea) certifica l’ondata d’odio, in crescita e più «reale». Fatta di aggressioni verbali e fisiche, molestie e pressioni a danno di studenti ebrei, minacce di morte sui muri di locali frequentati dalla comunità, vandalizzazioni di case di proprietà.
«L’antisemitismo non arriva dal nulla ed è il prodotto di una situazione di disagio politico, economico e sociale anche accesa — osserva il direttore della FondazioneCdec, Gadi Luzzatto Voghera — dopo il 7 ottobre è aumentato moltissimo il numero di episodi di antisemitismo che chiamiamo off line, quindi fisici. Ed è un trend che dalla fine 2023 è cresciuto ancora di più».
Secondo il rapporto del Cdec c’è stato difatti un raddoppio netto degli atti di antisemitismo, nel 2023, ravvisato in Rete e nel mondo reale. A seguito di 923 segnalazioni, sono 454 gli episodi del 2023 individuati e studiati, in forte crescita rispetto ai 241 rilevati nel 2022. E sono solo quelli emersi, noti, classificati. Perché molti restano nell’ombra, sconosciuti, non denunciati. E la maggior parte rientra nelle diffamazioni e negli insulti, sia un post offensivo sul web sia un discorso antisemita al bar. Dei 454 episodi di odio analizzati in modo approfondito, 259 riguardano l’antisemitismo in rete e 195 invece hanno a che vedere con atti accaduti materialmente, tra cui 40 casi di minaccia fisica e una aggressione.
Le reazioni e la guerra in Medio Oriente si sono così aggiunte alle principali matrici ideologiche che alimentano l’odio contro gli ebrei, il cospirazionismo più di altri. Infatti, a seguito del conflitto in corso tra Israele e Hamas, gli atti contro gli ebrei sono aumentati: solo fra ottobre e dicembre scorsi ne sono stati classificati 216, circa la metà dei quali consumati offline, cioè dal vivo.
E ultimamente la situazione non è di certo cambiata. Nei numeri dell’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), stando ai dati elaborati dalle segnalazioni arrivate alle associazioni e alle forze dell’ordine, dal 7 ottobre agli inizi di maggio si contano almeno 345 episodi riconducibili all’antisemitismo, tra cui 41 “hate crimes”, ossia crimini d’odio motivati da un pregiudizio o uno stereotipo, 175 casi di “hate speech” e 112 di incitamento all’odio online. Un lasso di tempo in cui le piazze si sono mobilitate in 1.378 manifestazioni: 1.109 in solidarietà al popolo palestinese, 230 per la pace in Medio Oriente e 39 a sostegno di Israele.
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