Allarme dal Viminale: Pro Palestina infiltrati nelle università
Cronaca di Antonio Castro
Testata: Libero
Data: 14/05/2024
Pagina: 4
Autore: Antonio Castro
Titolo: L'allarme del Viminale: infiltrati negli atenei

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/05/2024, a pag. 4, con il titolo "L'allarme del Viminale: infiltrati negli atenei" la cronaca di Antonio Castro.

Università Statale di Milano occupata dai collettivi pro-Pal. Come nel precedente americano, anche in questo caso ci sono studenti e non-studenti: infiltrati professionisti dell'agitazione pro-Pal. L'allarme del Viminale

 «Impedire che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni» studentesche che stanno animando gli atenei italiani. Ieri pomeriggio dal Viminale, nella riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ha messo in guardia - insieme ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini - dalle criticità che potrebbero sorgere nei prossimi giorni. In giro - ormai è evidente - ci sono soggetti che potrebbero «strumentalizzare il dissenso, alimentando forme di violenza che, per loro natura, sono incompatibili con la libera manifestazione del pensiero».
L’allerta è risuonata forte e chiara in vista di due anniversari che potrebbero innescare episodi di protesta. Oggi lo Stato di Israele celebrerà il 74esimo anniversario dell’indipendenza.
Mesti festeggiamenti per un Paese in guerra da oltre 200 giorni. Con oltre 120 cittadini israeliani in mano ai terroristi di Hamas.
Come se non bastasse mercoledì 15 maggio cade Nakba, in ricordo dell’esodo di 700mila palestinesi nel 1948 prima e durante la guerra arabo-israeliana. Due avvenimenti che certo non porteranno a rasserenare gli animi.
L’eventualità che il clima delle proteste si surriscaldi ulteriormente è più di una sensazione. Non a caso Piantedosi ha chiamato a raccolta i vertici di Carabinieri, Polizia, Digos, e pure delle agenzie di informazione e sicurezza. Il ministero dell’Interno assicura che «è stato effettuato un attento monitoraggio delle numerose manifestazioni che, dopo la crisi in Medio Oriente, stanno interessando gli atenei italiani, e nel corso delle quali solo in un numero limitato di casi si sono registrate criticità».
Fin ad ora - quella che viene definita come «una proficua collaborazione tra rettori e rappresentanti delle forze dell’ordine, grazie alla quale è stato possibile limitare le tensioni - è andata bene. Tanto che il governo intende «proseguire con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle università e delle forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico».
Certo c’è da dire che fino ad ora per evitare problemi - si è concesso molto ai sostenitori del fronte pro Palestina anche cancellando eventi che minimamente facessero riferimento a Israele. Con l’adozione di un doppio standard pure nelle università.
Quando si tenta di parlare di Israele succede puntualmente un finimondo. Fino a costringere rettori e docenti prima a trasferire on-line il convegno, salvo poi arrivare alla cancellazione dell’evento. Era già successo lo scorso 7 maggio: alla Statale di Milano era in programma il congresso “Israele unica democrazia del Medio Oriente”. Per evitare qualsiasi genere di problema e contestazione inizialmente l’evento venne autorizzato solo in modalità on-line dal rettore Elio Franzini. Nella speranza di attendere tempi migliori l’ateneo milanese aveva fatto slittare a giugno il convegno, salvo poi cancellarlo del tutto.
Ieri pomeriggio si è tenuto - senza alcun problema o trasferimento on line - in via Festa del Perdono (sede della Statale milanese) l’evento che Sinistra Unita ha intitolato “Politica, Resistenza e Dignità in Palestina - tra un Apartheid da fermare e un futuro da costruire”.
Nel frattempo si moltiplicano le tendopoli pro Palestina. Da Trento a Torino, da Roma, Padova, Bologna, Palermo. È proprio il pullulare di tutte queste iniziative autogestite che hanno attirato l’attenzione del Viminale.
C’è sicuramente qualcuno che soffia sulle braci dell’antisemitismo che dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, e a seguito della reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, si sono moltiplicati gli episodi preoccupanti.
Non è in discussione «ogni possibile critica che si può fare al governo israeliano», mette le mani avanti Piantedosi, «però va rifiutata ogni azione che celi un forte sentimento antisionista e antisemita». Giusto ieri al Lido di Venezia sono apparse scritte con pesantissime minacce antisemite («vi cercheremo... voi e i vostri bambini»).
Una escalation preoccupante negli ultimi mesi. Nel 2023 si erano già registrati innumerevoli atti di antisemitismo rispetto al passato. A seguito di 923 segnalazioni, sono 454 gli episodi individuati nell’ultimo anno: 259 in rete, 195 off-line, tra cui un’aggressione e 40 casi di minacce. Quasi il doppio rispetto ai 241 del 2022. Evidente che il conflitto in Medioriente sta incendiando gli animi.
La Digos romana ha contato oltre 30 scritte pro Palestina comparse la notte tra domenica e lunedì sui muri interni dell’ università di Roma (da «all eyes on Rafah» a «stop accordi» fino a «Free Gaza», «stop genocide» e «a Gaza non ci sono manco più i muri su cui scrive»). La rettrice Antonella Polimeni tiene duro nonostante le serrature del rettorato siano state bloccate con il silicone. La “acampada” - come i manifestanti hanno ribattezzato l’assedio con le tende degli atenei verrà insomma tollerata. Nella speranza che non si trasformi in un incendio...

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