Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/05/2024, a pag.1 con il titolo "Oggi l'Occidente è sotto assedio e nessuno combatte" l'editoriale di Mario Sechi.
Mario Sechi
La cifra di un’epoca è la somma dei dettagli, ogni giorno accadono cose che diventano la corrente di un fiume carsico che poi esplode in superficie. Due notizie ieri mi hanno colpito per il loro sotterraneo significato.
La prima arriva dalla Turchia: il presidente Erdogan ha annunciato che la chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora, a Istanbul, un gioiello dell’arte bizantina, sarà convertita in moschea di Kariye. Erdogan ha deciso nonostante l’opposizione di Atene, ha annunciato la “conquista” islamica quando al suo fianco c’era il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, che non ha potuto far altro che dichiararsi «insoddisfatto». Lo stesso destino toccato nel 2020 alla splendida basilica di Santa Sofia. La decisione è carica di simbolismo, è un’affermazione di dominio temporale e spirituale, guardate la foto che pubblichiamo in prima pagina, è un luogo della cristianità a cui viene negata la propria storia. Sono i segni di una volontà di sottomissione, l’atto che recide le radici dell’Occidente, ne scaraventa la storia nell’oblio. Chi siamo noi? Quello in cui crediamo. Non è una questione di fede, di culto, di religione, ma di specchio dell’anima, tutta la nostra vicenda umana, il corpo e lo spirito, sono rappresentati negli affreschi di quella chiesa.
La seconda notizia arriva dall’Egitto: l’università di Al Azhar, al Cairo, il più importante centro di insegnamento dell’Islam sunnita, appoggia la causa per genocidio intentata dal Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aja. Al Azhar lancia un segnale che pesa ben più della posizione dello stesso governo egiziano, è un messaggio lanciato all’intero mondo sunnita, bisogna processare Israele, gli ebrei che subirono l’Olocausto, gli uomini, le donne, i bambini a cui le belve di Hamas hanno dato la caccia il 7 ottobre, sono «colpevoli». Siamo di fronte all’eterno ritorno della storia, all’antisemitismo travestito da diritto internazionale. È il filo rosso che lega ieri e oggi, è il Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al-Husseini, che incontra Adolf Hitler e abbraccia il suo piano di sterminio. È la caccia all’ebreo che continua.
Per gli ebrei e i cristiani che muoiono, soffrono, si nascondono, subiscono la violenza fisica e l’assalto della parola, non si manifesta in piazza, tacciono gli intellettuali, non si dispiegano bandiere. La loro colpa è quella di esistere in un mondo (non solo nei paesi islamici, anche qui, nell’Occidente che ha dimenticato la lezione della storia) che non accetta la parola coesistere.
La prima punizione è quella del silenzio, la seconda è la cancellazione delle origini, la terza è il terrore.
C’è una speranza per l’Occidente? Forse sì, nonostante tutto, tra le incertezze e lo smarrimento delle democrazie, c’è ancora una voce, viene dall’America, è quella di Jake Sullivan, Consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale: «Non crediamo che ciò che sta accadendo a Gaza sia un genocidio». La storia è maestra di vita, Winston Churchill disse che «gli Stati Uniti sono come una gigantesca caldaia, una volta accesi non c'è limite alla potenza che possono generare». Devono accendersi meglio, perché la fiamma della libertà ha bisogno di quella caldaia.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it