Dal Vaticano l'accusa di genocidio dopo 2000 anni di accusa di deicidio
Diario di guerra di Deborah Fait
L’altro giorno è stato organizzato un grande concerto nell’ atrio della Basilica di San Pietro con Giovanni Allevi, il pianista e con Roberto Vecchioni, il cantante. C’erano anche il sindaco di Roma Gualtieri, il cardinale Mauro Gambetti e, per completare l’importanza dell’avvenimento di preparazione al prossimo Giubileo, non poteva mancare un premio Nobel per la pace consegnato nel 2011 a una yemenita, Krarman Tawwakkol, giornalista e attivista politica che, con la pace, dal comizio propal fatto l’altra sera, non ha niente a che vedere. La sua presenza ha trasformato quello che doveva essere un concerto in un comizio antisemita. “A Gaza sono in atto un genocidio e pulizia etnica da parte di Israele” e ancora “Dobbiamo portare l’America dalla parte giusta della storia”. Naturalmente nessuno è intervenuto per calmare l’ossessa pacifista che, come tutti quelli della sua specie, crede solo in una pace, quella del cimitero per Israele e tutto il Popolo ebraico. Il comizio della Tawakkol è stato interrotto solamente da lunghi e scroscianti applausi, non certo da contestazioni. “Si uccidono donne a Gaza”, ha gridato l’attivista. Dimenticando che si uccidono donne e bambine ogni giorno dentro il suo mondo musulmano, donne lapidate, donne impiccate, donne schiavizzate, bambine date in sposa a 9 anni per morire dopo la prima notte di nozze. Ha dimenticato, l’attivista yemenita, che i suoi protetti di Hamas e cittadini di Gaza, il 7 Ottobre 2023 hanno commesso massacri, stupri e orrori talmente indescrivibili da oscurare persino i crimini di Boko Haram in Africa e quelli dei cosacchi degli Zar di Russia contro le comunità ebraiche dell’Impero. Ha dimenticato completamente, questa attivista per i diritti delle donne, di citare, anche solo di ricordare per un momento, le donne israeliane vittime di stupri di massa. Le femministe di tutto il mondo continuano a ignorare le donne israeliane stuprate e fatte a pezzi il 7 Ottobre. Perché? La domanda può avere un’unica drammatica risposta: il mondo ha fatto sua la teoria nazista della disumanizzazione del popolo ebraico. Il Vaticano ha dimostrato una volta di più, e forse anche di troppo, che il suo millenario odio contro il Popolo da cui nacque Gesù, ignari che l’islam che tanto amano e vezzeggiano non aspetta altro che di sventolare la sua bandiera verde sopra San Pietro trasformato in una grande moschea.
Mentre scrivo sta finendo Yom Ha Zikaron, il Giorno del Ricordo per i soldati morti in tutte le guerre e per i civili ammazzati dal terrorismo che flagella Israele da più di 76 anni. Il 14 maggio festeggeremo la Festa dell’Indipendenza, Yom Ha Azmauth, e Israele compirà 76 anni di vita, di dolore, di terrore. 76 anni di guerre non volute e non cercate, 76 anni di terrorismo, di rapimenti, di morti innocenti. E oggi, con quest’ultima guerra dobbiamo assistere all’isteria delle manifestazioni pro Hamas che, lo vediamo ogni giorno, sono piene di donne ossessionate dall’odio per Israele. Donne che urlano, “Abbasso il patriarcato, Viva Hamas”, completamente dissociate ma molto pericolose. Israele, che vive tragicamente una terribile sindrome post traumatica, sventolerà nel cielo la sua bandiera biancoazzurra sulla quale sono stampati i volti dei nostri morti e rapiti il Sabato Nero. Sarà uno Yom HaAzmauth di lacrime e speranza insieme. Am Israel Chai.
Deborah Fait