76 compleanni, il popolo di Israele è grande, dal dolore alla gioia
Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale
Data: 14/05/2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: Dolore e orgoglio, Israele celebra l’unicità

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 14/05/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Dolore e orgoglio, Israele celebra l’unicità".


Fiamma Nirenstein

Sì, il popolo d’Israele è diverso. E sembra audace dirlo adesso, ma il miglior augurio nel giorno del suo settantaseiesimo compleanno che si possa fare, è che i giovani di ogni Paese siano così intensi, dedicati, pratici e patriottici e follemente innamorati della vita come i giovani d’Israele. È difficile, qui, scegliere il buon umore, l’amore, il divertimento, a volte lo scoraggiamento, la mancanza di sostegno, l’aggressività di troppi antagonisti ti spingono nell’angolo. Ma guardate le foto dei giovani israeliani, anche di quelli che combattendo hanno perduto la vita. Sorridono con la maggiore determinazione nota i tempi nostri. E il sorriso di chi sa perché vive. Nei secoli il popolo ebraico ha dovuto imparare per forza una lezione basilare e difficilissima, quella di vivere nonostante e contro; di scegliere ogni volta di non mollare, di coltivare sia l’albero della tradizione ebraica che della civiltà occidentale cui ha dato la vita, e così ha fatto anche questa volta dopo la tragedia che ha attraversato in questi mesi a partire dal 7 di ottobre.

Appare incomprensibile a molti, ogni anno, come il popolo ebraico sia capace di passare dal pianto alla gioia, di seguito: da 24 ore dedicate con disperazione alla memoria dei propri cari, di ogni soldato (quest’anno 764 uccisi in guerra dopo il 7 di ottobre che hanno lasciato 1300 genitori e 250 vedove con più di 525 orfani e e 2180 fratelli e sorelle…) e poi passare, al suono della sirena a unirsi nella commozione festosa per il compleanno del proprio Paese. E sembra ancora più difficile quest’anno, perché i due anniversari si svolgono sotto l’ombra dell’eccidio mostruoso di 1400 uomini donne e bambini, mentre 133 rapiti sono ancora nelle mani degli assassini e tutta Israele, in ogni istante, prega e si batte in battaglia, per il loro ritorno. Tutte le celebrazioni hanno avuto un tono, uno stile, diversi; a qualcuno è piaciuto rilevare la polemica oltre al dolore che è il leitmotiv della storia d’Israele dal 7 di ottobre. Ma non ci si può sbagliare sia nelle storie degli uccisi raccontate una a una, che in quelle dei protagonisti del domani: una grande luce sul mondo, e non solo su Israele, caratterizza questo 76esimo compleanno. È fatta di coraggio, dedizione fino al sacrificio definitivo nate in storie non solo di vita militare, ma di musica, di scienza, di letteratura, di medicina, di studi religiosi, che si guardi a una ventenne che è stata uccisa mentre con le unghie con i denti difendeva il confine; o ancora un’altra soldatessa sopraggiunta  spontaneamente col  tank, che ha sgominato decine di terroristi, mentre i suoi bambini l’aspettavano a casa; o il paramedico druso che è ritornato decine di volte dentro il campo di Nova, portando in salvo un  numero incredibile di ragazzi terrorizzati; o guardando la reazione quieta e decisa di una ragazzina che ha visto uccidere sua padre e sua madre dai terroristi e che ha da pochi giorni ricevuto la notizia che anche il fratello è stato ucciso in guerra. Ora è sola, è forte e decisa a vivere.

La storia di Israele è quella per cui, ora, durante la guerra una start up “Salignostics” ha inventato il test di gravidanza con la saliva. Per cui la biblioteca nazionale a Gerusalemme organizza attività meravigliose, e i soldati vi si aggirano col mitra a ciondoloni, studiando. Un ristorante vicino alla Striscia non fa mai pagare i soldati. La comandante dell’Unità Karakal ha salvato la soldatessa Amit, ferita grave, e all’ospedale il medico che l’accoglie è per caso sua sorella; Israele è la radio che avverte che quando stasera ci sarà la sirena se cambia tono allora si deve correre nei rifugi. Ma ci sono tutti a cantare vecchie canzoni coi ragazzini in camicia bianca alla cerimonia nella scuola qui vicino, e festeggiano la grande vittoria degli Ebrei, l’Indipendenza di Israele. I soldati feriti chiedono: “Posso tornare alla mia unità”? Israele è diversa, ancora nel suo settantaseiesimo anno di vita dovrà scegliere fra il diritto alla vita e il piacere di restare simpatica, dovrà affrontare il problema dell’antisemitismo nel mondo, ma alcune scelte le ha già fatte: quelle della democrazia e dei diritti umani e quella della vita, attraverso tutte le difficoltà.  

 

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