La linea di Israele
Analisi di Carlo Nicolato
Testata: Libero
Data: 11/05/2024
Pagina: 12
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: Il presidente Usa e i raggiri dell'Onu non fermano Netanyahu nella dura lotta ai terroristi di Gaza

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/05/2024, pag. 12, con il titolo "Il presidente Usa e i raggiri dell'Onu non fermano Netanyahu nella dura lotta ai terroristi di Gaza", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Tendopoli costruita dagli israeliani presso Rafah. Lì dovrebbero essere evacuati i civili, in caso di attacco di terra all'ultima roccaforte di Hamas, l'obiettivo che Netanyahu ha ribadito di voler raggiungere. Biden, minacciando il blocco delle forniture militari, in compenso, ha sposato la linea dell'ONU, che continua a condannare solo Israele e di paventare una "catastrofe" in caso di attacco a Rafah. Ma né l'ONU, né Biden scoraggiano Israele.

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato “l’espansione delle operazioni dell’Idf” a Rafah. Non è ancora chiaro se si tratta di una “espansione limitata”, ovvero che non supera le linee rosse stabilite da Biden o se quest’ultimo venga più o meno ignorato, per quanto possibile. I ministri ultranazionalisti Ben Gvir e Smotrich hanno votato contro questa decisione, il che lascia pensare che l’Idf prenderà più di una precauzione per garantire l’incolumità dei profughi palestinesi che si sono rifugiati nella città del sud di Gaza, ma una cosa è certa: Benjamin Netanyahu non ha alcuna intenzione di cedere a ricatti, sapendo bene che in gioco non c’è la sua sopravvivenza politica o quella di Joe Biden, questioni del tutto relative, ma l’esistenza stessa di Israele.
Insomma il premier ribadisce con i fatti il concetto espresso giovedì scorso, quello secondo cui Israele è pronto a combattere anche da solo, «se necessario, con le unghie».
«Abbiamo molto più che le unghie» ha ricordato Bibi che non chiude ovviamente la porta in faccia all’Amministrazione americana ma fa capire che anche il popolo ebraico ha le sue linee rosse e che, come hanno fatto gli Usa ripetutamente nel corso della loro storia passata e recente, ha il diritto di agire come meglio crede per garantire la sua sicurezza.

GUERRA AD HAMAS

Il presupposto infatti rimane uno solo, l’eliminazione totale e fisica di Hamas i cui sopravvissuti, un numero imprecisato ma comunque nell’ordine di ancora qualche migliaio, si sono rifugiati a Rafah facendosi scudo della popolazione civile, come hanno sempre fatto. Anche in questo caso ci sono i fatti a dimostrarlo: i carri armati israeliani già circondano l’enclave da est e controllano tutte le vie d’entrata e d’uscita, compreso l’unica verso l’Egitto, il che ha permesso all’Idf di scovare diversi tunnel e di eliminare decine di terroristi. Perché dunque l’esercito israeliano dovrebbe fermarsi proprio adesso facendo un favore ai terroristi e fallendo proprio nello scopo per cui questa guerra è iniziata? Azzeccato il post su X del ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir che ha messo un cuoricino tra le parole Biden e Hamas, indicando appunto come l’intervento del presidente americano stia facendo un favore ai terroristi. Non a caso la posizione di Biden corrisponde a quella dell’Onu il cui segretario Antonio Guterres ieri ha detto che l’eventuale attacco di terra israeliano a Rafah porterebbe a una «colossale catastrofe umanitaria».
Ma che con la relatrice speciale Francesca Albanese è andata molto oltre il lecito, difendendo e giustificando l’organizzazione criminale palestinese più di quando Guterres e quelli dell’Unrwa non abbiamo mai fatto.
«Eliminare Hamas significa eliminare un partito politico e questo non è un obiettivo militare» ha detto a Piazzapulita la giurista esperta di diritti umani. In un intervento alquanto farraginoso l’Albanese ha poi chiarito che se tale partito «regna» dal 2005 su Gaza senza elezioni la colpa è anche di Israele e del suo «blocco» e che l’eliminazione di Hamas è nientemeno che «al cuore della logica genocida che Israele ha attuato».
Un cortocircuito di dialettica partigiana che è doppiamente allarmante dal momento che arriva da uno stimato funzionario Onu che dovrebbe altresì occuparsi di diritti umani.

IL NAZISMO

Applicando pari pari tale concetto alla storia potremmo suggerire che anche quello nazista era un partito politico e che la sua eliminazione è ingiusta in quanto non era un obiettivo militare. La guerra al nazismo dunque, secondo l’illuminata, era al cuore di una logica genocida e Hitler andava piuttosto preservato e rispettato. In fondo se “regnava” sulla Germania dal 1933 - stiamo ragionando sempre con la stessa ratio, sia chiaro - la colpa non era mica del blocco attuato dai vicini, ovvero degli accordi punitivi che i vincitori della Prima Guerra Mondiale avevano deciso contro la Germania? Sarà per questo, aggiungiamo noi, che il Gran Muftì di Gerusalemme, massima autorità palestinese dell’epoca, era alleato di Hitler? È un dubbio concreto e atroce, perché se continuiamo su questa strada tra un po’ alle Nazioni Unite ci saranno altri esperti funzionari che sosterranno che in fondo gli ebrei si sono meritati i campi di concentramento e le camere a gas, cioè il vero genocidio.
In fondo tra Hamas, Iran e Hezbollah qualcosa del genere pare sia già stato detto.

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