Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/05/2024, a pag. 2, con il titolo "Marocchino clandestino accoltella un agente in stazione a Milano: la vittima è in fin di vita", la cronaca di Massimo Sanvito
Una manciata di minuti a mezzanotte. Il buio avvolge la stazione ferroviaria di Milano Lambrate.
Gli uomini delle volanti, chiamati dai colleghi della Polfer su segnalazione di una 55enne che sanguina dalla tempia perché è appena stata colpita da un sasso, puntano il binario 12. C’è un uomo che sta delirando.
È uno dei tanti fantasmi extracomunitari che popolano lo scalo da anni. Lancia pietre contro i treni. Finiscono anche oltre la massicciata, sul lato che porta all’imbocco della metropolitana.
Il vice ispettore dell’Ufficio prevenzione generale, Christian Di Martino, 35 anni, insieme a due agenti, si dirige verso la banchina. Saranno anche loro accolti a sassate. L’immigrato scappa attraverso i binari- tanto che la circolazione ferroviaria sarà sospesa - mentre i poliziotti lo inseguono.
Non appena il vice ispettore lo mette sotto il tiro del suo taser, spara per immobilizzarlo. Un dardo lo colpisce alla gamba, l’altro finisce sull’imbottitura della giacca: il circuito elettrico non si chiude e dunque la scarica non ha effetto. Tutto inutile.
INTERVENTO DELICATO
Di Martino, quindi, lo abbraccia per bloccarlo. Ma il balordo, Hasan Hamis, marocchino 37enne irregolare in Italia sin dal 2002 e con la bellezza di 22 alias alle spalle (i dettagli sul suo curriculum criminale nell’altro articolo), estrae dalla manica una lama lunga venti centimetri. Sferra tre coltellate: una è superficiale, le altre due affondano in un rene e nel duodeno, una parte di intestino. L’emorragia interna è gravissima.
Mentre l’aggressore viene disarmato, fermato e ammanettato (ora è San Vittore e oggi sarà interrogato) da due agenti scelti della Polfer (anche loro feriti, saranno portati in codice verde al Fatebenefratelli), il vice ispettore viene soccorso sul posto e poi trasferito a sirene spiegate all’ospedale Niguarda. Nelle quattro ore di intervento Di Martino va per cinque volte in arresto cardiaco e subisce 70 trasfusioni, in cui vengono usate 40 sacche di sangue e 30 di plasma. Lotta tra la vita e la morte. Ci penserà la Questura di Milano ad aggiornare sulle sue condizioni: «È grave in terapia intensiva dove, allo stato, potrà ricevere le visite dei soli familiari. La Polizia di Stato ringrazia l’ospedale Niguarda e l’equipe medica che con elevata professionalità ha assicurato le migliori cure.
Come riferito dalla direzione sanitaria, le ferite hanno lesionato in diversi punti sia gli organi interni sia i grandi vasi del torace e dell’addome. I chirurghi lo hanno sottoposto a diversi interventi per risparmiare gli organi lesionati». E poi un encomio al suo uomo: «L’intervento effettuato da Christian testimonia, ancora una volta, il prezioso lavoro svolto dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato a tutela delle comunità». Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando in Senato col ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si è informato sulla salute del vice ispettore, pregandolo di far pervenire a lui e a tutto il corpo della Polizia di Stato la sua solidarietà. Anche il premier, Giorgia Meloni, ha espresso vicinanza al poliziotto ferito e alla sua famiglia; il vicepremier Matteo Salvini,invece, ha fatto capolino in ospedale per una visita. Mentre il capo della Polizia, Vittorio Pisani, nel pomeriggio di ieri ha raggiunto Milano, facendo tappa prima al Niguarda e poi nella sala operativa della Questura per manifestare la sua personale riconoscenza e quella della Polizia di Stato ai famigliari del vice ispettore e ai suoi colleghi.
LA FAMIGLIA
Al fianco di Christian, per tutto il pomeriggio di ieri, il padre (l’ex ispettore di Polizia Aurelio) e la fidanzata.
Lui, che alloggia in un hotel vicino, ha fatto avanti e indietro dall’ospedale, mentre lei non si è mai spostata.
Diversi, inoltre, gli agenti, tra amici stretti e colleghi, che hanno stazionato davanti all’ingresso del padiglione in cui il poliziotto è ricoverato in prognosi riservata. Sul fronte giudiziario, invece, la Procura di Milano ha chiesto al gip che il marocchino resti in carcere, evidenziando tra le esigenze cautelari il pericolo di reiterazione del reato. «È una persona estremamente pericolosa e violenta e che di fronte alle forze dell’ordine scatena ancora di più i suoi istinti aggressivi», si legge infatti nelle motivazioni del pm. Hamis è accusato di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale aggravata, lesioni nei confronti degli altri due poliziotti intervenuti, porto del coltello e false attestazioni sull’identità.
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