Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/05/2024, a pag. 1/9 l'analisi di Fausto Carioti dal titolo “Islam e marxismo, minacce per l'Italia”
Fausto Carioti
Il terrorismo di matrice comunista è tornato. Al momento non ha i livelli di pericolosità che aveva ai tempi dei «formidabili» anni di piombo e non preoccupa quanto quello islamico, che resta il primo degli incubi degli investigatori. Ma intanto lo spettro della violenza rossa sta riprendendo consistenza, cosa che pochi credevano possibile, e ora è al secondo posto nell’agenda dell’anti-terrorismo. L’allarme viene da Diego Parente, direttore della Polizia di prevenzione e presidente del Comitato analisi strategica anti -terrorismo (Casa), una delle massime autorità sull’argomento.
Dunque la minaccia esogena, il terrorismo religioso di matrice jihadista, non è più la sola. «L’esperienza italiana, soprattutto sul terrorismo endogeno», spiega Parente, «ci insegna che anche fenomeni che credevamo di aver debellato e confinato nella Storia sono stati capaci di riproporsi in maniera violenta. Penso soprattutto a fenomeni legati al marxismo-leninismo, ed indubbiamente anche al fervore cui stiamo assistendo ultimamente nelle piazze», che induce «a stare particolarmente attenti».
L’avvertimento di Parente arriva durante la celebrazione del ventennale del Comitato anti-terrorismo, nato nel 2004, dopo la strage di Nassiriya, per volontà dell’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Come dice Matteo Piantedosi, si trattava di trovare un luogo in cui le forze di polizia, l’amministrazione penitenziaria e gli 007 potessero incontrarsi e condividere informazioni. Sembra l’uovo di Colombo, ma all’epoca qui non c’era nulla del genere e in molti Stati europei non esiste ancora oggi, come hanno riconosciuto gli ospiti stranieri presenti.
È proprio lo scambio di informazioni all’interno di questo comitato, racconta il ministro, che ha consentito di contenere la radicalizzazione jihadista nelle carceri (fenomeno ritenuto pericolosissimo), di monitorare i “foreign fighters” dopo il collasso dell’Isis in Siria e di fare la «profilazione di soggetti stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale ai fini dell’espulsione». Solo dal 7 ottobre ne sono stati cacciati dall’Italia 58, che portano a 128 i provvedimenti di espulsione emessi da quando si è insediato l’attuale governo.
Piantedosi snocciola numeri per far capire ciò che sta succedendo nelle piazze italiane dopo il massacro compiuto da Hamas. Da quel giorno «si sono svolte complessivamente 1.378 manifestazioni, di cui 1.109 in solidarietà del popolo palestinese, 39 a sostegno dello stato di Israele e 230 per la pace in Medio Oriente». Già questo mostra bene quali idee infiammino la piazza. Non si tratta di imbavagliare il dissenso, ribadisce il ministro, «ma di impedire che esso sfoci in violenza, e che quindi da legittimo diventi illegittimo e antidemocratico».
Anche per questo il Viminale ha dovuto estendere le misure di protezione a trentamila nuovi obiettivi sensibili, 330 dei quali dotati di sorveglianza fissa. «Il dieci per cento di questi obiettivi», nota Piantedosi, «sono riconducibili a Israele»: scuole, sinagoghe, aziende, centri culturali.
Pure lui avverte che, sebbene la sfida del terrorismo islamico sia oggi quella che fa più paura, soprattutto sotto forma di attentati compiuti da «lupi solitari», «vanno considerati con estrema attenzione i seppur minimi segnali dell’insorgere di movimenti interni di natura violenta, con particolare riferimento alle piazze ed al pericolo di saldature tra movimenti antagonisti ed estremisti».
La stessa minaccia fondamentalista è in continua evoluzione. Ad esempio, spiega Parente, c’è «il fenomeno ribattezzato “Jihad bianca”, che è caratterizzato da una commistione di contenuti jihadisti e suprematisti e coinvolge ragazzi minorenni, in alcuni casi anche infra-14enni». Tra i nuovi pericoli che giungono dall’estero c’è l’Isis-K, la “filiale” dello Stato islamico che a marzo ha rivendicato l’attentato al teatro di Mosca e deve la «K» al Grande Korasan, area dell’Asia che comprende territori appartenenti ad Iran, Afghanistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. «Gli arresti che in questi ultimi mesi sono stati effettuati in Europa hanno tutti una matrice identica, ovvero l’Isis-K, che sicuramente è una minaccia molto importante», dice il presidente del comitato anti-terrorismo.
IL CYBER-TERRORISMO POLITICO
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata ai servizi, chiede al parlamento di approvare in tempi rapidi il cosiddetto «ddl cyber», visto anche che lo spazio digitale «è il principale luogo di proselitismo della jihad». Il provvedimento dovrebbe migliorare la capacità di protezione degli obiettivi italiani dagli attacchi informatici, che è un altro dei modi attraverso cui colpisce oggi il terrorismo (Mantovano cita il caso del paziente rimasto bloccato nella macchina della Tac perché l’infrastruttura informatica della Asl era stata aggredita dagli hacker). Il sottosegretario ricorda che «nel 2023 gli attacchi cyber di matrice politica sono aumentati del 625%, e l’80% è stato rivendicato da attivisti filorussi, oltre a qualche gruppo pro-Palestina». È il nuovo fronte, che le forze di polizia e i servizi segreti sono chiamati a coprire senza sguarnire gli altri.
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